Thedotcultura cerca risposte agli interrogativi di una crisi epocale

La pubblicazione di Thedotcultura esce in un momento di svolta.

È scoppiata una guerra in Europa con l’aggressione della Russia all’Ucraina, le conseguenze economiche e sociali anche in Italia sono molto gravi, in questi giorni l’Unione Europea si gioca il suo ruolo e la sua funzione sul tema dell’energia.

Sul piano politico si sono appena svolte nel nostro paese le elezioni politiche generali: più di un italiano su tre non vi ha partecipato, e questo aumento delle astensioni è veramente allarmante. Ha vinto una coalizione, che taluni definiscono di centro-destra, altri di destra-destra, che si accinge ad esprimere come presidente del consiglio Giorgia Meloni, la giovane leader di Fratelli d’Italia, la prima donna a rivestire questo ruolo nella politica italiana. Le forze politiche sconfitte, e in primo luogo la più consistente elettoralmente delle opposizioni, il Pd, sono in piena confusione.

La situazione economica e sociale è talmente grave per l’Italia che quasi tutti si sono affrettati ad auspicare una transizione ordinata e costruttiva tra il governo di salvezza nazionale di Mario Draghi e il nuovo esecutivo che sarà presumibilmente guidato da Giorgia Meloni e naturalmente noi siamo tra questi.

Una domanda, forse maliziosa, viene però spontanea. Ma il problema della solidarietà europea (e occidentale) sul costo dell’approvvigionamento del gas per i paesi più esposti non poteva essere richiesta al momento della deliberazione delle sanzioni contro la Russia piuttosto che essere posta dopo? È un interrogativo che non possiamo non proporci. Vedremo comunque come si svolgeranno gli appuntamenti di questi giorni a livello europeo, ma ritengo che si debba chiedere una solidarietà in questo campo anche agli Usa.

Ci sono tutti gli elementi per dire che Thedotcultura esce al momento giusto, ripartendo in qualche modo da capo per dare il proprio contributo nella nuova situazione che si è creata, e rappresentando nel campo della cultura una voce nuova.

Si parte dall’Italia del dopo 25 settembre 2022 e che si avvia verso l’anno 2023  per scrivere delle pagine nuove non per rimasticare quelle vecchie. La sfida che viene portata dall’affermazione una leadership giovane e politicamente ancorata del centro-destra come quella di Giorgia Meloni è verso le politiche ma anche verso le culture della repubblica, le culture dei partiti del vecchio arco costituzionale. In tal senso ci proponiamo alcune indicazioni di ricerca e di dibattito.

Nei confronti del fenomeno dell’astensione elettorale non basta fare appelli o predicozzi. Bisogna compiere dei fatti concreti nella cultura e nei comportamenti delle forze politiche e nella riforma delle leggi elettorali. Quella vigente ha drasticamente indebolito il rapporto tra eletti ed elettori e gravemente limitato gli stessi spazi di democrazia.

Ci si meraviglia poi se il nuovismo, la rottamazione, le leadership personali con ascese e cadute rapide e subitanee hanno interrotto l’alimentazione che provenivano ai partiti del centro-sinistra dalle culture della repubblica. Queste sono state considerate e strumentalizzate come rendite di posizione, piuttosto che come stimoli alla ricerca e all’approfondimento.

Quali sono stati allora gli effetti di questo processo sui giovani, e in particolare, sono stati i mezzi di comunicazione della cultura all’altezza del progredire dell’informatica? È un altro dei terreni su cui intendiamo muoverci.

Ma altri interrogativi premono. Perché i partiti di centro-sinistra o più propriamente di sinistra hanno abbandonato il loro radicamento sul territorio all’insegna del “partito leggero”? L’ambizione era di definirsi a vocazione maggioritaria, ma quando questa è venuta meno, la mancanza di identità si è fatta sentire.

Certamente nell’evoluzione futura sarà decisivo il quadro internazionale generale. Questo nel 2019 ci aveva dato molto speranze. In Europa si formava nel Parlamento europeo la cosiddetta “maggioranza Ursula”, cioè la maggioranza che portava alla presidenza della Commissione Ursula von der Leyen. Nel novembre, negli Stati Uniti il democratico Joseph Biden batteva l’uscente repubblicano Donald Trump e si insediava il successivo 20 gennaio 2020.  Questa compresenza negli Usa e nella Ue a costituisce un’occasione storica per uno schieramento che in senso lato possiamo definire democratico.

Ma al leader russo Vladimir Putin, soprattutto dopo l’abbandono americano dell’Afghanistan, non deve essere sembrato abbastanza forte, visto che ha pensato di poter impunemente sferrare un attacco all’Ucraina. L’attacco di sorpresa non è riuscito, l’estromissione del governo Zelenski pure, ma tuttora non si riesce a capire con quale meccanismo consequenziale possa aprirsi un processo di pace o quanto meno un cessate il fuoco mentre viceversa si è avanzata da parte russa anche l’ipotesi dell’uso delle bombe nucleari, un’ipotesi che sgomenta e atterrisce il mondo.

La guerra contro l’Ucraina sta portando ad una ridefinizione degli assetti geopolitici e ad una sfida nei confronti degli stati con istituzioni democratiche, viste come deboli rispetto alle autocrazie con leaders di lunga, magari lunghissima durata.

Le istituzioni democratiche non vanno considerate come rendite di posizione, ma come piante da annaffiare continuamente con il dibattito e la partecipazione, sostenendole con l’affermazione dei diritti sociali. Diritti di libertà e diritti sociali, devono essere strettamente e collegati, Giustizia e Libertà costituiscono per noi due riferimenti inseparabili.

In Italia taluni indici culturali (il numero di libri letti all’anno, l’abbandono scolastico e così via) sono molto preoccupanti. Ci chiedono un’azione di condivisione della cultura. Qualsiasi vero rinnovamento comincia di lì, dalle idee, dalla loro circolazione e fruizione. Un “magazine on line “che i occupi di cultura nella visione civile ed umana che ci proponiamo, può avere un ruolo importante.

E con questi propositi che Thedotcultura inizia il suo percorso.

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