The Master, il grande cinema incontra la grande recitazione

Freddie è un reduce della Seconda Guerra Mondiale vittima di un forte stress post-traumatico che si trascina nella vita cambiando continuamente lavoro. Una notte ubriaco fradicio si rifugia sullo yacht di Lancaster Dodd, personaggio misterioso e carismatico, leader di un culto che professa l'auto-aiuto attraverso l'analisi delle proprie vite precedenti. Affascinato da Freddie, il Maestro decide di tenerlo accanto a se, in parte come braccio destro in parte sentendosi in dovere di migliorarlo. Ma quando il culto inizia ad allargarsi, Freddie comincia a interrogarsi sulla propria posizione nel mondo e nella setta.

La pellicola di Paul Thomas Anderson ha creato scalpore ben prima di essere presentata al pubblico e alla critica alla Mostra del Cinema di Venezia, infatti dalle voci che erano cominciate a girare il film sarebbe dovuto essere la messa alla berlina della setta americana di Scientology che tanto successo miete tra gli attori di Hollywood, Tom Cruise e John Travolta in testa. Ma chi si aspettava un attacco frontale da parte del regista di “Magnolia” e “Il Petroliere” alla setta americana rimarrà deluso.

Infatti “The Master” è un film che mette da parte l'analisi del mondo settario ma si spinge addentro all'animo umano, entrando nella mente dei propri personaggi per analizzarla in tutte le loro paure, idiosincrasie e piccole e grandi follie. Da quella di Freddie che, vittima della guerra, muove i primi passi dal liquido amniotico dell'oceano fino alla vera e propria coscienza di sé nella rossa polvere del deserto. Oppure la mente di Lancaster Dodd, guru mistico vittima delle proprie ambizioni e incapace di sfuggire all'illusione creata da lui stesso che si ostina a voler cambiare Freddie con le proprie dottrine per confermare la loro verità anche a sé stesso.

Due uomini soli che si incontrano e scontrano: il primo, vittima sola e incapace di cercare aiuto; mentre il secondo si trova circondato da fedeli ma soffre della solitudine del leader, incapace di creare un rapporto genuino con gli altri, poiché tutti quelli che gli stanno accanto sono guidati dal proprio interesse, compresa la stessa moglie, magistralmente interpretata da Amy Adams.

Per una pellicola così impegnata ad analizzare i propri personaggi sono proprio gli attori a diventarne l'anima con delle interpretazioni assolutamente magistrali (i tre protagonisti Joaquin Phoenix, Philip Seymour Hoffman ed Amy Adams sono stati tutti nominati per il premio Oscar), che da una parte mettono in ombra la regia di Anderson, forse troppo autoreferenziale, ma dall'altro sono diretti in modo altrettanto magistrale.

Ogni inquadratura riesce ad enfatizzare le emozioni che il trio di attori porta sul grande schermo, regalando a Joaquin Phoenix la più grande interpretazione della sua carriera. Tra carrellate, macchina fissa che spinge al massimo il lavoro sugli attori e lunghissime sequenze, così tipiche del lavoro del regista californiano, la pellicola si svolge nei suoi 137 minuti in modo impagabile. Paul Thomas Anderson ci racconta la parabola di due uomini, incapaci di avere un rapporto sano, che si incontrano in un percorso di aiuto reciproco influenzandosi l'uno con l'altro e arrivando, forse, a curarsi. Imperdibile.

Regia: Paul Thomas Anderson
Sceneggiatura: Paul Thomas Anderson
Genere: Drammatico
Nazione: USA
Durata: 137'
Interpreti: Joaquin Phoenix, Philip Seymour Hoffman, Amy Adams, Laura Dern, Rami Malek, Jesse Plemons
Fotografia: Mihai Malaimare Jr.
Montaggio: Leslie Jones, Peter McNulty
Produttore: The Winstein Company, Annapurna pictures, Ghoulardi Film Company 

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