Anche i Pink Floyd si sono schierati, o almeno in parte. Il mondo della musica da quando è iniziata la guerra in Ucraina ha preso le distanze dagli atti violenti che si stanno consumando sul territorio ucraino. Prese di posizione, messaggi, video, raccolte di fondi e materie prime, donazioni. Ma sicuramente l’arma più potente a disposizione di ogni artista è la sua arte stessa.
Minacciare di togliere la propria musica, in questo caso, dalle piattaforme russe e bielorusse è un atto di ribellione. Questo è quello che hanno scelto di fare i Pink Floyd e David Gilmour. Una scelta significativa per la band, ma che lascia l’amaro in bocca. Le tensioni tra Roger Waters, frontman storico del gruppo inglese, e David Gilmour, chitarrista, sono ben note, tanto che nel 1985 Waters se ne va e inizia il percorso da solista. La data è fondamentale, da quel momento Gilmour prende le redini del gruppo e vengono pubblicati tre album: A Momentary Lapse of Reason (1987), The Division Bell (1994) e The Endless River (2014). Tre su quindici. È proprio la scelta di eliminare da Russia e Bielorussia la musica prodotta dal 1987 in poi a riaprire una ferita mai sanata.
Una presa di posizione a metà che ha portato molti fan a chiedersi il perché. Perché i 12 album pubblicati quando ancora Roger Waters non era uscito dal gruppo saranno ancora disponibili? Può essere tutto ricondotto alle diatribe interne di uno dei gruppi che ha cambiato la storia della musica internazionale?
Da parte sua Roger Waters sui social ha duramente condannato la guerra in Ucraina, pubblicando la lettera che gli ha scritto una ragazza ucraina e la risposta che lui le ha dato. Putin è un “gangster”, l’invasione dell’Ucraina è un “errore criminale”, è necessario un “cessate il fuoco immediato”. Viste queste parole non è difficile comprendere da che parte stia Waters e visto l’annuncio di Gilmour i due si trovano dalla stessa parte della barricata, ma neanche una guerra è riuscita a portare davvero dalla stessa parte i due grandi musicisti.
Venendo alle note di casa nostra invece, il Peri – Merulo sostiene gli studenti e i docenti di musica fuggiti dalla guerra. L’istituto superiore di studi musicali mette a disposizione borse di studio e alloggi, attiverà opportunità di insegnamento per gli insegnanti e accoglierà gli alunni provenienti da analoghi percorsi formativi nel proprio paese per assicurare una continuità delle esperienze professionali e di istruzione. Si invita la comunità a segnalare le persone che possono partecipare a questa iniziativa.