Testo Unico sulle Foreste, ambientalisti e agricoltori in rotta di collisione

Firenze – Ormai è rotta di collisione, fra una buona parte del mondo ambientalista, rappresentato da Italia Nostra ma non solo, e quello agricolo, che vede la sua punta di diamante in Coldiretti. Il casus belli è rappresentato dal nuovo testo unico sulle foreste cui ha dato via libera stamattina il Consiglio dei Ministri, riunitosi alle ore 11.12 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente Paolo Gentiloni, segretario la Sottosegretaria alla Presidenza Maria Elena Boschi.

La questione delle foreste e delle filiere forestali infatti rischia di aprire una grossa frattura fra una parte almeno di due mondi limitrofi. Sul tavolo, la nuova gestione dei boschi e delle filiere, che costituisce l’oggetto del nuovo intervento legislativo. Da un lato, considerato da Italia nostra, WWF e Greenpeace, oltre a una galassia di associazioni ambientaliste (cui però non si è unita Legambiente) un intervento legislativo che aprirebbe la strada allo sfruttamento economico ed energetico anche di aree boschive prima tutelate, dall’altro è ritenuto da ColdirettiFederforeste (Federazione Italiana delle Comunità Forestali) e altre associazioni un intervento molto positivo per l’impatto economico che potrebbe avere su settori in crisi come ad esempio l’economia montana. 

La battaglia di Italia Nostra e delle altre associazioni ha prodotto anche un appello on line (http://www.stamptoscana.it/articolo/diario-elettorale/salviamo-le-foreste-appello-delle-associazioni-a-gentiloni-e-mattarella) che ha raggiunto quota 17mila firme e sono stati oltre duecento gli interventi di docenti ed esperti che hanno dichiarato le loro perplessità circa la modifica di legge. Ma allo stesso tempo, è partito un contro-appello (tutta la diatriba su http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2018/03/emergenza-boschi-e-foreste/) di altri docenti ed esperti favorevoli alla nuova legge. 

Fra i punti contestati da Italia Nostra, Wwf, Greenpeace e più di una ventina fra associazioni e comitati, oltre a un rilievo sul metodo con cui si è addivenuti al testo di legge, definito di partecipazione solo di facciata, anche rilievi più specifici che riguardano ad esempio “considerazioni scientificamente semplificate, che vorrebbero troppo facilmente far convivere il prelievo legnoso con i servizi ecosistemici. Già dalle premesse, infatti, sotto il profilo scientifico-ecologico, appare totalmente privo di senso definire “abbandonati” quei boschi che abbiano “superato il turno” o non abbiano subito interventi da un certo tempo. Tale definizione sarebbe più opportunamente applicabile solo ai giovani impianti artificiali. Infatti i boschi, anche se gestiti, sono ecosistemi auto-sostenuti e, in assenza di attività selvicolturali, evolvono in modo autonomo con caratteri compositivi e strutturali che spesso ne aumentano i servizi associati, come la qualità delle acque, la conservazione del suolo, la difesa dal dissesto, l’habitat per la fauna selvatica”. Altro punto, fra i tanti che vengono messi in dubbio presenti nel testo, quello che riguarda alcuni articoli che potrebbero alimentare incertezza interpretativa, col risultato di mettere in atto “la possibilità che, per arbitrio delle regioni, una formazione decisamente forestale, come la macchia mediterranea, possa non essere considerata bosco, con tutte le gravi conseguenze di tipo paesaggistico ed edilizio che si determinerebbero nelle delicate aree ove questa è presente (in prossimità delle coste)”.

D’altro canto, Coldiretti e Federforeste basano il loro plauso su un’analisi congiunta che registra come, “da una migliore gestione dei boschi che oggi coprono una superficie record di 10,9 milioni di ettari praticamente raddoppiata rispetto all’Unità d’Italia quando era pari ad appena 5,6 milioni di ettari”, si possa addivenire alla nascita di almeno “trentacinquemila nuovi posti di lavoro”.

Il problema, dice Coldiretti, si pone se si osserva che, se è vero che l’Italia non è mai stata così ricca di boschi, “a differenza del passato si tratta di aree senza alcun controllo e del tutto impenetrabili ai necessari interventi di manutenzione e difesa mettendo a rischio la vita delle popolazioni locali, per degrado ed incendi”.  Infatti, secondo la Coldiretti, se “nel 2017 sono andati a fuoco ben 141mila ettari di boschi, con un drammatico balzo del 316% rispetto alla media dei nove anni precedenti, secondo una analisi Coldiretti su dati dell’European Forest Fire Information System (Effis) della Commissione Ue”, è per questo stato di cose.

Dunque, la nuova legislazione, spiegano Coldiretti e Federforeste, “va a riconoscere che solo i boschi gestiti sostenibilmente assolvono al meglio a funzioni importanti per la società, come la prevenzione dagli incendi, dalle frane e da alluvioni o l’assorbimento del carbonio, facilitando le attività ricreative e il benessere psicofisico in generale. La nuova norma adotta inoltre strumenti adeguati per regolamentare la gestione del patrimonio forestale (i piani forestali territoriali, di indirizzo, e aziendali) compatibilmente con la conservazione della natura e facilitando la gestione di boschi abbandonati dai proprietari”. I

Ma il Testo Unico, sempre secondo la Coldiretti, “consentirà anche al settore di affrontare quella situazione anomala che vede oggi il nostro Paese importare l’80% del legno da altri paesi, con gli arrivi che nel 2017 hanno raggiunto la quantità di 11,8 miliardi di chili, mentre ogni anno in Italia si utilizza appena il 25% della nuova superficie boschiva. Ciò vuol dire che per 100 nuovi alberi che nascono se ne tagliano appena 25 mentre in Europa si preleva, in media, il 60% della nuova biomassa e in Paesi come l’Austria si supera il 90%. Vi sono dunque ampi margini di prelievo per ridurre la dipendenza dall’estero senza intaccare il patrimonio nazionale e rimediare a un paradosso che vede oggi l’industria italiana del legno leader in Europa, ma con legna che arriva da altri Paesi vicini come Austria, Francia, Svizzera e Germania”.

Tuttavia, ribattono da Italia Nostra, il problema non è la gestione sostenibile dei boschi, su cui sono tutti d’accordo, ma “il fatto che la nuova legge apra falle importanti sullo sfruttamento economico delle foreste, senza assicurarne la necessaria tutela”.  “Tutta questa vicenda ci riempie di una profonda amarezza – dice Mariarita Signorini, presidente regionale di Italia Nostra – anche per come passa questa legge, che transita da un governo fantasma che ipoteca il futuro dei nostri boschi e foreste”. Un regalo avvelenato, insomma, per Italia Nostra e buona parte del mondo ambientalista (Legambiente no) da parte di chi “sta facendo le valige”.  

 

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