Terzo settore e informazione, Carlo Sorrentino: “Visione datata del volontariato”

Firenze – I volontari non vogliono essere considerati angeli o eroi ma persone comuni, cittadine e cittadini attivi. E le associazioni di volontariato ritengono che nel nostro paese ci sia bisogno di far conoscere il volontariato, la solidarietà e qualsiasi altra forma di aiuto reciproco senza retorica e senza slogan.

Queste le linee di fondo della campagna nazionale “non sono angeli” che viene presentata in varie città d’Italia. A Firenze se ne parlerà oggi (venerdì 5 giugno) alle ore 15.30, presso la sede Cesvot in via Ricasoli 9, nell’incontro “Non angeli, nè eroi ma volontari. La solidarietà nell’informazione” promosso da Cesvot e Associazione Stampa Toscana che intende avviare un confronto tra volontari, giornalisti e comunicatori sulla rappresentazione del volontariato e della solidarietà nell’informazione.

Su questo tema abbiamo richiesto il parere del Prof.Carlo Sorrentino ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi nell’Università di Firenze che insieme a Nino Santomartino ( Idea Comunicazione, Marco Binotto (Università La Sapienza di Roma), Federico Gelli (Presidente Cesvot), Paolo Pardini Caporedattore Rai Toscana), Gianluca Mengozzi (portavoce Forum Terzo Settore Toscana), Patrizia Centi (Associazione Stampa Toscana) Stefano Arduini,( caporedattore di Vita Magazine) partecipa alla Tavola Rotonda

In cosa deve cambiare il rapporto tra media e terzo settore?

“Negli ultimi anni i media si stanno occupando sempre di più di volontariato e terzo settore, la vastità del fenomeno, il coinvolgimento di tante persone e il contributo sempre più evidente in termini di servizi fa breccia in un sistema giornalistico non sempre pronto a cogliere con particolare solerzia le innovazioni. Ad accelerare il processo probabilmente concorrono – da una parte – la maggiore attenzione dei media giornalistici per temi e soggetti che abitano la scena sociale; beninteso, la politica continua ad essere l’argomento principale di trattazione, con una mole informativa che non ha pari in nessun altro Paese, ma a essa si affianca una pluralità di fenomeni che rende più articolata la rappresentazione della realtà. Inoltre crescono luoghi dell’informazione specializzati e competenti, anche grazie all’allargamento dell’ambiente comunicativo favorito dal web. Dall’altra parte, troviamo associazioni, agenzie, cooperative che hanno finalmente (e tardivamente) compreso la rilevanza della comunicazione e si stanno progressivamente adattando alle logiche dei media. Probabilmente, continua a emergere una visione un po’ datata del volontariato e del terzo settore come di un luogo dove si coltivi esclusivamente la bontà. Molte ricerche, invece, spiegano sempre meglio come sia un luogo di costruzione dell’individualità delle persone. L’individuo si forma attraverso le relazioni e la capacità di dare senso a queste relazioni sociali. Nel volontariato questa costruzione identitaria viene esaltata dal rapporto con gli altri e dalla capacità d’incidere attraverso questo rapporto con gli altri”.

Questo tema della solidarietà  non si può  esaurire  nella  comunicazione sociale

L’altro pericolo che si coglie nella comunicazione sul volontariato è quello di confinare il tema centrale della solidarietà nella comunicazione sociale. Un angolo di buonismo, di buone azioni che ci mondano dalle sofferenze, dalle incongruenze e dalle bruttezze della vita di tutti i giorni. In questo modo si rischia una banalizzazione e marginalizzazione pericolosa, perché si perde il motivo principale dell’agire che ritroviamo nel volontariato: l’esigenza di gestire in maniera più completa possibile il rapporto con gli altri. Un esempio può essere chiarificatore: il modo in cui si è sviluppata l’informazione in tema di immigrazione, tutta polarizzata fra i bisogni di sicurezza e le esigenze di solidarietà. In questo modo, non si è colto il punto principale: l’ineludibilità della mobilità delle persone in un mondo che diventa globalizzato e le sfide politiche e culturali che questo incontro di differenze pone, con tutto l’arricchimento proprio di ogni sfida. Ne è emersa una rappresentazione monca e pericolosa che non arriva al cuore dell’enorme fenomeno rappresentato dalle migrazioni”.

Gli organizzatori ricordano che la campagna #Nonsonoangeli è ancora aperta. Chi volesse aderire può farlo attraverso il blog https://nonsonoangeli.wordpress.com/ e la pagina Facebook https://www.facebook.com/nonsonoangeli.

foto: nuke.mollotutto.com

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