All’origine di un gesto di straordinaria ferocia potrebbe esservi un normale litigio. Il trentottenne Gianluca Lotti avrebbe, per una questione banale, sferrato i 15 colpi d’accetta contro il compagno di stanza, il cinquantaquattrenne Massimo Tarabori. Una notte da venerdì 17, non c’è che dire, quella di Massa e Cozzile, in provincia di Pistoia. L’omicidio è avvenuto nella casa famiglia “Un popolo in cammino” e gli addetti della struttura hanno bloccato l’omicida prima che potesse fuggire. La polizia è in seguito intervenuta per arrestare il trentottenne.
Purtroppo Tarabori non è la prima vittima della follia di Lotti. Nel 1998 il giovane aveva assassinato la ventenne fidanzata, Silvia Gianni, colpendola ripetutamente con un bastone a seguito di una lite. Condannato a 24 anni di carcere (poi ridotti a 16), ne aveva trascorsi 6 nel carcere di Prato ed 8 nell’opg di Montelupo Fiorentino (Firenze). In seguito Lotti era stato affidato alla casa famiglia pistoiese “Un popolo in cammino” in quanto affetto da gravi disturbi psicologici.
Sarebbe stato lo stesso trentottenne omicida ad avvertire la polizia. In seguito all’assassinio di Trabori, si sarebbe fatto la doccia, rasato e vestito. Quindi avrebbe chiamato la polizia confessando di aver ucciso a colpi di accetta il compagno di stanza. Secondo le prime indagini effettuate dagli inquirenti, Lotti avrebbe preso l’accetta da un deposito di attrezzi della struttura di accoglienza e sorpreso la sua vittima nel sonno.