Terremoto tre anni dopo: 410 famiglie ancora nei container

Sono 1288 le persone in attesa di rientrare nelle proprie case. Possibile ricostruire entro il 2017, ma serve un (altro) miliardo.

A tre anni dal terremoto del 2012 – che colpì la provincia di Modena insieme a quelle di Ferrara, Reggio Emilia e Mantova – molte cose restano ancora da sistemare. A cominciare da più di 400 famiglie tuttora costrette a vivere nei moduli abitativi in attesa di poter rientrare nella propria abitazione.
E’ quanto emerge dal bilancio delle attività della Regione in materia stilato dal presidente e commissario Stefano Bonaccini. Il bilancio, denso di dati e segnato da luci e ombre, non fa perdere a Bonaccini una punta di ottimismo : “Questa terra dove si produceva oltre il 2% del Pil nazionale rinascerà più bella, più forte e più sicura di prima”. L’assessore alle Attività produttive Palma Costi, che segue da vicino la ricostruzione, azzarda una previsione: “I lavori sono a buon punto. Continuando di questo passo la ricostruzione potrebbe concludersi entro il 2017”.

I NUMERI
Su 7.369 domande presentate per rimettere in piedi abitazioni e locali commerciali, ne sono state autorizzate 5.066 (il 69%). Ufficialmente, la cifra concessa è di un miliardo e 89 milioni di euro ma la somma effettivamente liquidata è finora inferiore alla metà: 536 milioni di euro. Il rapporto erogato-concesso è ben più risicato se si guarda alle aziende: 1.182 i decreti di concessione (47%) su 2.497 domande presentate dagli imprenditori che hanno subito danni. La cifra liquidata per i capannoni si ferma a quota 245 milioni di euro (il 35,9% dei 683 milioni di euro concessi). Quindi sommando case, negozi e aziende, su 1,7 miliardi concessi, ne sono stati erogati meno della metà: 780 milioni di euro. Le pratiche attive (con ordinanze o decreti) sono circa il 60% del totale. Le abitazioni ripristinate o in via di ristrutturazione sono 15.879 (nel 2012 furono evacuate 19 mila famiglie). Ma c’è ancora chi vive nei Map, i moduli abitativi provvisori, e ancora aspetta di rientrare in casa propria. Il 54% dei 757 Map realizzati dopo il sisma è ancora occupato: ci vivono 410 famiglie, pari a 1.288 persone. E i nuclei familiari in assistenza, che percepiscono un assegno per arrivare a fine mese, sono 4.645 (erano 16 mila all’indomani del terremoto).

La Regione vede però il bicchiere mezzo pieno perché la ricostruzione, nonostante tutto, procede ed è gestita in prima linea dalle imprese emiliano-romagnole (sono il 70%) e al tempo stesso nessuna multinazionale ha abbandonato il territorio (anzi, erano 38 nel 2008, oggi sono 42).

Ma “finché non sarà stato sistemato l’ultimo capannone non saremo tranquilli – insiste Bonaccinii numeri non sono né di destra né di sinistra. Ringrazio chi c’era prima di me e gli amministratori di colore politico diverso. Tanto è stato fatto ma c’è ancora molto da fare. Bisogna ridurre la burocrazia”.

Senza rinunciare alla trasparenza, almeno nelle intenzioni del presidente della Regione. “È la pre-condizione del lavoro che stiamo facendo. Vogliamo che i cittadini vedano come vengono spesi i contributi. Non vogliamo un euro in più di quello che ci spetta, ma neanche un euro in meno. Per finire la ricostruzione servirà un altro miliardo di euro: mi attiverò con il governo amico”. Bonaccini ha messo in cima alla lista delle priorità l’istituzione di zone franche (dalle imposte) per i prossimi due anni “per rilanciare l’economia”. Sul sito della Regione (che ha donato 68 mila euro al Nepal, recentemente colpito da una serie devastante di terremoti) sarà possibile seguire l’avanzamento dei lavori.

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