Terremoto: pensieri virili vs post virali

cristoMigliaia di morti; centinaia di miliardi spesi per la ricostruzione, dal ’76 (devastazione del Friuli) ad oggi; normative antisismiche che esistono (l’Italia è il Paese dove le leggi pullulano anche in questo campo ma nessuno le applica perché non obbligatorio, non controllato, non sanzionabile per chi omette e soprattutto impunibile per chi truffa) da almeno 40 anni. Per certi versi, certe prerogative erano ben chiare dal 1500, dopo il devastante sisma che colpì Ferrara.

Eppure…Eppure siamo ancora qui a piangere 300 vittime e la scomparsa fisica di alcuni tra i più bei borghi italiani, mentre alle nostre orecchie sale il rosario delle solite promesse. Non accadrà più; magari detto in buona fede sull’onda emozionale del momento apocalittico ed a favor di telecamera mentre hai gli occhi del mondo puntati addosso. Ha detto bene il vescovo di Rieti, mons.Pompili al rito funebre di Amatrice: “il killer non è il terremoto; ad uccidere è l’opera dell’uomo”. Che tradotto senza il castrante stilema del terminologicamente corretto, suona così: la colpa è della politica umana. Secco, secco.

Ecco perché rileggendo un recente, viralissimo post sul livello escrementizio raggiunto dai social dopo un elenco delle teorie farlocche a proposito delle colpe sismiche, l’impressione è di assistere alla scena figurata dello stolto che guarda il dito mentre il savio indica la luna. Si sbertucciano infatti, giustamente, i vari tipi di “webeti” (per utilizzare l’ultimo conio linguistico di mitraglietta Mentana) condannando tutti al girone infernale della cloaca, ma ci si guarda bene dal ventilare le responsabilità. Sicché il coeso e benpensante gruppone dei piacizzatori non abbia a subire declassanti defezioni.

Eppure le responsabilità devastanti stanno emergendo con sfacciata evidenza in queste ore post-sismiche: amnesie nel fiume di denari messi a disposizione e mai realmente investiti per mettere in sicurezza le case o gli edifici pubblici; pasticci nel guazzabuglio infinito di regolette e codicilli indecifrabili che rendono ostiche le pratiche anche più immediate; imbrogli veri e propri nelle certificazioni fasulle di adeguamenti mai avvenuti e, nella migliore delle ipotesi, appalti al massimo ribasso che comportano l’utilizzo di materiali scadenti. Un mix micidiale di legiferazione inapplicabile; sgravi fiscali impercettibili; costi insostenibili; burocrazia inefficiente e/o compiacente; costruttori e ricostruttori truffaldini, consulenti ai più svariati livelli che si insaccano i 2/3 dei fondi messi a disposizione e la solita “spruzzatina” del collante malavitoso. Dalle amministrazioni locali allo Stato centrale passando per le Regioni, nulla ne esce innocente da questa tragedia che mette in luce una volta di più i vizi capitali di questa disastrata Repubblica italiana. Su tutto e tutti, l’assenza completa di una cultura della prevenzione. Che tanto, tra una devastazione e l’altra intercorrono statisticamente alcuni anni. E chissà quanti Governi e politicanti nel frattempo…

Mentre in altri Paesi, se non più civili certamente almeno più civici (e dove terremoti molto più violenti non causano morti da anni), il dibattito pre elettorale è scandito dalle promesse sull’azione e la prevenzione dai rischi sismici, qualcuno ha mai sentito un cenno, così anche solo a mo’ di slogan, dalle nostre parti? Nel frattempo le vicende terrene e terrestri di un’Italia ricca come nessuno di bellezze artistiche fiorite su un suolo tremolante (di cui dobbiamo render conto al mondo), da un lato rimettono davanti all’uomo la scala corretta delle cose più importanti, dall’altro fanno apparire risibili problemi quali la riforma costituzionale su cui, almeno fino a ieri, ci si arrabattava nell’agone pubblico delle Feste dell’Unità.

Ciascuna Regione sbandiera il proprio modello ricostruttivo, a dramma ampiamente consumato, come il migliore tra quelli costretti ad intraprendere; ovunque però, a parte rarissime eccezioni, ci si è limitati a rincorrere, dopo morte e sfacelo, spendendo il decuplo di quello che sarebbe servito in presenza di strategia. All’Aquila per esempio, qualcuno ha vinto l’appalto sui wc chimici da affiancare alle tendopoli cuccandosi 34 milioni di euro a furia di gabinetti; i momentaneamente senzatetto avrebbero potuto produrre deiezioni fino ad un quintale quotidiano. Molto più di un elefante adulto.

Questo sì un fiume di merda, se ci si permette lo sdegno, ben più rigonfio delle pur fertili stronzate del web.

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