Giovanni Errani, fratello dell’ex presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco, è stato assolto in appello dall’accusa di truffa aggravata nell’ambito dell’inchiesta Terremerse. In primo grado era stato condannato a due anni e sei mesi. La sentenza della Corte d’Appello di Bologna è netta: assolto “perché il fatto non sussiste”. Insieme all’assoluzione, è stato disposto anche l’annullamento delle pene accessorie (come il divieto di avere rapporti con la pubblica amministrazione per tre anni), la revoca della confisca e il dissequestro dei beni, che erano stati bloccati per pagare le spese processuali e risarcire il danno (eventualmente) subito dalla Regione in separata sede.
Insieme al fratello dell’ex presidente, è stato assolto in appello anche il progettista Giampaolo Lucchi, che era stato condannato in primo grado a un anno e sei mesi. Errani e Lucchi furono condannati per truffa limitatamente allo svincolo della fideiussione chiesta alla Regione a favore della cantina vinicola di Imola. Sulle altre accuse di truffa e di falso, invece, era stata dichiarata la prescrizione. La sentenza di primo grado per Giovanni Errani arrivò il 30 luglio 2014, neanche un mese dopo la condanna in appello per falso ideologico a carico del fratello Vasco Errani (assolto in primo grado), che per questa condanna diede le dimissioni da governatore dell’Emilia-Romagna. In seguito alla fine anticipata della legislatura, furono indette le elezioni anticipate che nel novembre scorso hanno portato Stefano Bonaccini alla guida della Regione.
Secondo la Procura di Bologna, la cooperativa Terremerse (all’epoca guidata da Giovanni Errani) aveva ottenuto indebitamente un finanziamento da un milione di euro dalla Regione per costruire una cantina vinicola a Imola, truccando le carte e facendo risultare i lavori finiti entro il termine fissato (30 maggio 2006), anche se in realtà la struttura non era stata completata. La pm Antonella Scandellari aveva chiesto due anni e sei mesi per Errani, due anni per Lucchi e un anno e otto mesi per il responsabile della sicurezza Alessandro Zanotti, assolto invece in primo grado per non aver commesso il fatto. La Regione si era costituita parte civile nel processo e si era associata alle richieste dell’accusa, chiedendo un risarcimento di 1,2 milioni di euro. Impianto accusatorio totalmente bocciato dai giudici di Corte d’Appello. Le motivazioni dell’assoluzione sono attese entro tre mesi.