C’è qualcosa di eternamente peppondoncamillesco nel confronto chiesa-laici calato, pur da lande nazionali, in terra reggiana; un dialogo tra chi si cerca allontanandosi, chi si parla senza aprir bocca e, se la apre, è per prendere le distanze.
Così il canovaccio decennale si è riproposto anche nel recente festival della laicità portando nella provincia-laboratorio di ben più improbabili dialoghi (incredibilmente riusciti), come quello tra comunisti e cattolici, il fior-fiore dell’intellighenzia dubitativa e razionalista. Iniziativa peraltro molto interessante. Il fatto è che, e sembra più d’una impressione, a nessuno sia importato davvero e forse tantomeno conviene (dal rispettivo punto di vista almeno) una dialettica vera.
Cosa c’è di “dialogante” infatti nelle dichiarazioni preventivamente contro di alcuni politici cattolici? O negli inviti dei super-laici ad alti prelati a dibattere sull’incompatibilità della chiesa con la democrazia o sulla non cristianità di Cristo? Le chiese si strutturano ugualmente, nel senso degenerativo che predicava padre Aldo Bergamaschi, non solo attorno a chi fa del proprio assoluto un’arma per avere sempre ragione ma anche attorno a chi fa del proprio relativo una forma di verità escludente o a chi predica la libera spiritualizzazione al di fuori e al di sopra delle gerarchie religiose come certezza di volo più alto. Tutto dipende dall’umiltà di spirito dell’ospitante, dalla preparazione culturale dell’aspirante discutente e, in ultima analisi, dagli obiettivi prefissi.
Non c’è infatti contrapposizione tra “credente” e “laico”, bensì tra “integralista” e “laico”, né paradossalmente tra “fedele” e “agnostico” ma tra “assolutista” e “agnostico” e via lessicalmente di questo passo. Oggi più che mai non solo è centrale il dibattito tra le religioni (basta guardare a ciò che quotidianamente avviene nel mondo in nome, e spesso in spregio, di un presunto dio) ma soprattutto un confronto aperto tra chi crede in un motore intelligente della vita o chi la giudica, con altrettante probabilità del contendente, frutto dell’evoluzione quando non del caso. Perché oggi più che mai? Perché è visibile da una parte il braccio di ferro internazionale tra società teocratiche e tecnocratiche, democratiche e plutocratiche. E dall’altra perché la scienza riesce a inabissarsi sempre più infinitamente, grazie alle sue progressive scoperte, nelle questioni morali.
Ma è vero anche il contrario. Allora? Allora c’è sempre una terza via. Come dimostrato, proprio alla vigilia del festival laico, dai risultati dell’analisi sui resti venerati da oltre mille anni nella cripta del duomo reggiano come quelli dei santi compatroni Crisante e Daria, giovani martiri di epoca romana. Un’equipe multidisciplinare ha presentato dati “compatibili” con la tradizione. Ecco, è proprio questa preventiva “compatibilità” reciproca che dovrebbe essere alla base del dialogo
Gianfranco Parmiggiani