Temperie politica dura, difficile, quella dei nostri tempi. E come spesso è accaduto nella nostra storia repubblicana, in passaggi critici, quando è la stessa credibilità del sistema democratico a entrare in gioco, riemerge una delle componenti più significative e meno frequentate della scena politica italiana, ovvero l’esperienza del Partito d’Azione. Cinque anni soli, dal ’42 al ’47, che bastarono a dare un contributo importantissimo alla lotta partigiana, e fondamentale alla Costituzione repubblicana.
Dell’attualità di quell’esperienza, a 80 anni dalla nascita del Pd’A, parliamo, anche sulla scorta della bellissima intervista concessa a Radio Radicale sul tema, con il presidente della Fondazione Rosselli Valdo Spini, che, nel solco della continuità con l’esperienza rosselliana, di Giustizia e Libertà, azionista e infine con l’intervento di Calamandrei che, dopo la guerra, riaprì a Firenze il Circolo culturale incendiato dai fascisti nel Natale del ’24, ha infine fatto nascere la Fondazione del Circolo Rosselli.
In un momento in cui il contesto politico italiano, si segnala, come d’altro canto quello europeo, per l’apparizione significativa di temi in qualche modo ideologici e identitari, è interessante l’ordine di idee su cui poggia l’agire del Pd’A, che è ad un tempo fortemente europeista ma anche patriottico, in ottemperanza a una delle sue tradizioni di nascita, vale a dire quella mazziniana. In tutto ciò il ruolo del sistema di valori azionista appare fondamentale. Ma qual era lo scopo dei fondatori?
“C’era l’idea di creare una nuova classe dirigente sia rispetto a quella fascista, ma anche prefascista, operando una vera e propria rivoluzione democratica nel modo di agire, delle istituzioni ma anche nello stesso modo di agire delle cittadine e dei cittadini, che è ciò di cui abbiamo veramente bisogno – spiega il presidente della Fondazione Rosselli – ovvero, la tensione etica della politica, che è stata una vera e propria caratteristica del Pd’A, magari anche con esagerazioni e polemiche interne, proprio perché c’era questo grande rigore ed etica della politica”.
Da un lato dunque, il Pd’A si segnala per l’esigenza di operare un cambiamento radicale non solo nella percezione del Paese da parte delle elites politiche, ma anche e soprattutto del popolo, un’esigenza che si conferma nella tensione etica che anima l’agire azionista. Ma l’attualità di quel pensiero mette in luce anche un altro aspetto, forse in Italia tracurato da sempre, vle a dire la tradizione del socialismo liberale di cui il pensiero dei Rosselli è impregnato. “Se si recuperano questi due grandi filoni, da un lato socialismo nel senso di etica della responsabilità collettiva nei confronti della società, e quindi l’idea che una società vive e prospera solo se è capace di liberare socialmente i suoi membri e se è in grado di elevarli culturalmente, nell’istruzione e nella formazione, e dall’altro una sintesi fra questa consapevolezza e il pensiero liberale inteso come iniziativa individuale, impresa, spinta alla qualificazione personale; se si riesce a recuperare una sintesi cooperativa di queste due spinte che animano in senso democratico la società, si compie un’operazione della massima importanza per la società odierna. . E forse anche riaprire una discussione su questi due termini, socialismo e liberalismo, darebbe anche, paradossalmente, più concretezza ai termini generici, democratico, progressista e così via, che circolano in questo momento”.
“Sempre, nei momenti difficili, il filone rosselliano, del PdA, di Giustizia e Libertà si è in qualche modo manifestato, e ha manifestato la sua importanza all’interno del nostro paese – continua Spini – ora, nella situazione in cui ci troviamo, post -covid e con la guerra in corso, qualcuno che volesse affrontarla con un approccio esclusivamente liberistico sarebbe fuori dal mondo. Ne sono esempio due provvedimenti cardine, il Next Generation eu per l’Europa, l’Inflation Reduction Act di Biden negli Usa. ll problema è che questo approccio riformistico moderno abbia poi davvero un sostegno nell’opinione pubblica, di cui spesso si coglie la carenza, mentre a volte sembra avere il sopravvento un approccio più populistico”.
Dunque, lo snodo è: come operare una sintesi positiva e concreta dei due grandi filoni e come comunicarla. “Per operare positivamente, credo si debbano riprendere in mano i grandi valori e i grandi principi. Ci sono tanti episodi che potremo citare che dimostrano come sia il caso di riportare l’etica nella politica. Ma ci sono anche tanti episodi che ci consentono di misurare se e quanto le coscienze riflettono e prendono un atteggiamento netto nei confronti di questi grandi valori, socialismo e liberalismo, che hanno percorso la società nei secoli scorsi e che secondo me, opportunamente sintetizzati, la possono rilanciare e animare anche in questo così difficile XXI esimo secolo”.