La nostra testata 7per24 si fregia di essere tra le poche a non essere stata invitata dalla strampalata organizzazione del concertone-compleanno settembrino di Ligabue (l’eterno ritorno) al Campovolo di Reggio, ieri sera alla ghiotta anteprima dell’evento epocale alla presenza di 300 (come alle Termopili) rappresentanti scodinzolanti ed eccitati di altrettanti organi di informazione che pendevano dalla chitarra del guru del jeans sdrucito Dolce e Gabbana col giacchino di pelle finto scipito magari da decine di migliaia di euro. Emblema del radical-chicchismo più estremo e borghese, cui basta cianciare una tantum di diritti extra Ue e volontariato internazionale, naturalmente a cachet stellari, per sentirsi perfettamente coerenti coi valori della giustizia e dell’uguaglianza.
Da tempo ci permettiamo di criticare, culturalmente e musicalmente, note, testi e immagine dell’uomo di Correggio seguendo nella sostanza la geniale definizione che diede a suo tempo, eravamo più o meno al Ligabue 2.0 (che tempi felici…), l’intellettuale reggiano Michele Moramarco: “Tempi Ligabui”. Forse questa nostra vis polemica ha influito, forse semplicemente manco sanno chi siamo. Chissefrega; frega invece, ed è segnale osceno, l’esclusione delle voci fuori dal coro da Bar Mario. Non è che i 300 opliti dalla penna piegata amino per forza il Liga; magari a qualcuno fa pure un po’ schifo. Ma la piaggeria nasce dalla consapevolezza che così sdilinquendosi si carpisce probabilmente il consenso di una fetta idolatrica dei loro lettori. Bene, noi continueremo la nostra battaglia persa in partenza. Non fosse per schiaccianti motivi numerici.
Una nota giornalistica: purtroppo il prossimo concerto reggiano del Liga sarà il più lungo di sempre.