Rileggere la senechiana Lettera a Lucilio

Matthias Stomer “Morte di Seneca”, Museo di Capodimonte

Lucio Anneo Seneca nacque a Cordova, capitale della Spagna Betica, una delle più antiche colonie romane fuori dal territorio italico, il 4 a.C., o forse qualche anno più tardi; morì a Roma nel 65 d.C., costretto al suicidio dall’imperatore. Fu un filosofo stoico e influenzò profondamente lo stoicismo romano.

Ricordo che al Liceo, moltissimi anni fa, traducevamo le sue lettere. Recentemente mi è capitato di leggere una sua “Lettera a Lucilio”, l’epistola 47. E’ ancora attuale, poiché, come dice Bertold Brecht, “Davvero, vivo in tempi bui!
….. Quali tempi sono questi, quando
 discorrere di alberi è quasi un delitto,
 perché su troppe stragi comporta silenzio!”
Ne riporto alcuni passi.

< Ho sentito con piacere da persone provenienti da Siracusa che tratti familiarmente i tuoi servi: questo comportamento si confà alla tua saggezza e alla tua istruzione. “Sono schiavi.” No, sono uomini. “Sono schiavi”. No, vivono nella tua stessa casa. “Sono schiavi”. No, umili amici. “Sono schiavi.” No, compagni di schiavitù, se pensi che la sorte ha uguale potere su noi e su loro. Perciò rido di chi giudica disonorevole cenare in compagnia del proprio schiavo. ….. Inoltre, viene spesso ripetuto quel proverbio frutto della medesima arroganza: “Tanti nemici, quanti schiavi”: loro non ci sono nemici, ce li rendiamo tali noi. …. Considera che costui, che tu chiami tuo schiavo, è nato dallo stesso seme, gode dello stesso cielo, respira, vive, muore come te! …. Questo è il succo dei miei insegnamenti: comportati con il tuo inferiore come vorresti che il tuo superiore agisse con te. …. Sii clemente con il tuo servo e anche affabile; parla con lui, chiedigli consiglio, mangia insieme a lui. …. Non voglio trattenerti più a lungo; non hai bisogno di esortazioni. La rettitudine ha, tra gli altri, questo vantaggio: piace a se stessa ed è salda. La malvagità è incostante e cambia spesso, e non in meglio, ma in direzione diversa. Stammi bene.>

Davvero viviamo in tempi bui, razzismo diffuso, rigurgiti di fascismo. Seneca ci può ancora insegnare qualcosa. E finalmente si vedono anche segni di reazione civile.

PS – Ringrazio la mia amica Paola che mi ha segnalato questo scritto, parte del saggio “Poeti contro il razzismo – Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case”

 

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