Firenze – Acque molto agitate, a Firenze, per il “prodigioso” Eataly del mancato ministro Oscar Farinetti. Intanto, l’ultimo week-end d’agosto, vale a dire a partire da domani mattina, i lavoratori aderenti alla Confederazione Cobas hanno annunciato l’attuazione di un presidio alle 12 in via Martelli, oltre a uno sciopero che durerà fino a domenica. Motivo? Svariati, sostengono. Intanto, per essere un’azienda “che funziona” non si spiega, come scrivono nella lettera inviata ai giornali, che “un’azienda fiorente ed in piena espansione, conti all’inaugurazione oltre 120 dipendenti e che, a meno di un anno dall’apertura, ne conti la metà. Su questo drastico taglio nessuna spiegazione è stata data a noi lavoratori. Né sui motivi per cui si debba venire a sapere dei turni settimanali con sole 24 ore di preavviso, né su tanti altri cambiamenti che si sono susseguiti da quel 14 Dicembre 2013 ad oggi”. Oltre a ciò, cupa la situazione della democrazia interna all’azienda: “Eataly Firenze non ha mai conosciuto un’assemblea aziendale, mai e sotto nessuna forma – denunciano i lavoratori – L’ultima volta che siamo stati tutte e tutti nella stessa stanza è stato il primo giorno di lavoro. Ricordiamo come siamo stati informati, tra una nozione di sicurezza antincendio e una di normative Haccp, del fatto che, appena possibile, avremmo avuto anche la possibilità di darci una rappresentanza sindacale. Ma se non sono previste assemblee aziendali, figuriamoci assemblee sindacali! Eppure, di motivi per riunirci, l’azienda ne avrebbe in quantità: informarci dei cambiamenti in atto, renderci partecipi delle scelte riguardarti il personale, comunicarci anche sinteticamente il progetto dell’azienda”.
Ma ….. e il “Manifesto per l’Armonia”? E “l’azienda che vince tutte le sfide”? Per quanto riguarda il primo, l’impressione è senz’altro che l’armonia sia andata a fare un giro. Per quanto riguarda il secondo punto, ecco il bilancio dei lavoratori: “ll negozio di Firenze, aperto meno di un anno fa con più di 120 dipendenti, ora ne conta solo una sessantina. Si sta contraendo sempre più il personale, costringendo talvolta a turni estenuanti i colleghi che si trovano a dover coprire il lavoro dei dipendenti espulsi, mentre in alcuni reparti non si concede un’ora di straordinario neanche a chi la richiede. Solo nell’ultimo mese accanto al nome di oltre 13 dipendenti è stato scritto “OUT”, lasciati a casa senza troppi fronzoli, senza lavoro”.
Che qualcosa di poco armonico stia succedendo all’interno di Eataly è chiaro anche alla Cgil, che dà l’impressione di essere colta piuttosto di sorpresa da questa levata di scudi dei lavoratori.
“L’attuale modello Eataly non funziona – dicono sia Massimiliano Bianchi segretario generale Filcams Cgil che Alessio Branciamore segretario generale Nidil Firenze – Dopo un iniziale confronto in fase di apertura, che ha consentito una parziale ricollocazione del personale della ex libreria Martelli, l’Azienda ha deciso di percorrere la strada delle scelte unilaterali e della precarietà del lavoro. Dobbiamo purtroppo rilevare che l’impegno assunto all’epoca dall’azienda di creare posti di lavoro stabili non si è al momento concretizzato”.
Verificata “l’attuale impossibilità di costituire una rappresentanza sindacale”, ecco i provvedimenti presi: “Abbiamo sollecitato l’Azienda, anche nei giorni scorsi, a confrontarsi per definire una stabilizzazione dei troppi lavoratori interinali presenti nel punto vendita e sull’organizzazione dei turni. Dobbiamo però purtroppo prendere atto, continuano Bianchi e Branciamore,che l’Azienda ha deciso di sottrarsi al confronto, e di continuare, nelle more dell’attuale normativa, di proseguire sulla strada del precariato e del mancato rinnovo dei contratti in scadenza”. E dunque?
“Come sindacato crediamo nella contrattazione e pertanto rinnoviamo con fermezza a Eataly di aprire un vero e costruttivo confronto su tutti i temi in questione”.
Intanto da domani lo sciopero comincia.