La scelta civica di Monti sforna i suoi candidati dandoli in pasto, nudi e crudi, alla stampa locale. Il caso più eclatante, ma datato, è quello del sindaco di Castelnovo Sotto, Simone Montermini, eletto in quota Pd poi via via staccatosi dalla sinistra per aderire, anima e corpo, sempre più al centro. Dal Pd a Monti-Casini-Fini passando per il Riformismo, assieme a quel Mirko Lepre di Campegine (pure candidato montiano) approdato pure lui sulla sponda riformista dopo un naufragio Pdl. Partiti da sponde differenti ma approdati sulla stessa isola, assai poco misteriosa. Montermini continua senza imbarazzo a fare il primo cittadino castelnovese nonostante il suo ex partito l’abbia sfiduciato nei fatti e nella forma. A maggior ragione ora che i due partiti hanno due candidati premier diversi (anche se in odore di inciucione finale), Monti e Bersani appunto.
Gli altri sono, oltre ai già citati Montermini e Lepre, tre rappresentanti rosa, di cui due 30enni, Erica Beltrami di Castelnovo Monti, attuale vice-sindaco di Villa Minozzo, eletta con una lista civica di fuoriusciti dal Pd ed Elena Bonacini di Reggio. Quindi Nilla Barusi, consigliera comunale a S.Ilario, pure lei staccatasi dal Pd. Ecco, la diaspora dal Pd sembra essere il trait d’union dei montiani reggiani.
Ma la sindrome da ex-Pd genera anche casi analoghi, o quasi, tra i partiti. Di là non c’è più Beppe trombato sull’altare della nuova sacerdotessa del cattolicesimo-democratico prestato alla socialdemocrazia Vanna Iori, di qua non c’è ancora Ceci. Al secolo Stefano Ceci, coordinatore regionale dei montiani, tramatore (in senso buono e letterale) centrista della prima ora e a sua volta transfuga Pd in tempi non sospetti. Con un curriculum politico di tutto rispetto (dai Popolari in poi) ma non entrato in lista. Forse in attesa di una chiamata diretta dal paradiso montiano? O primo caso di pre-trombatura ante-litteram?