Teatro: parlano i protagonisti di “H Come Amore”, i disabili e la sessualità

Firenze – Quando uno spettacolo teatrale dice qualcosa di più di una semplice storia e, in particolare, tocca temi di “urgenza sociale” con tatto e intelligenza, vale la pena soffermarsi. Riprende al Teatro Comunale di Antella, dopo 12 repliche a gennaio, la commedia “H Come Amore“, di e con Alessandro Riccio, con Gaia Nanni e Deanna Melai, per la regia di Riccio.

Se un artista sente dentro di sé il bisogno di parlare di temi che ha a cuore, se avverte la necessità di dire quello di cui poco si parla, e riesce a farlo con mano delicata e grande rispetto e attenzione, allora si può continuare a credere nel teatro, nel teatro che ti migliora e ti cambia, nello spettacolo che non ti lascia quello che eri prima.

Alessandro ha lavorato molto coi disabili e ha capito l’importanza del tema della sessualità nella loro difficile vita, ha letto il libro “Love Ability” di Maximiliano Ulivieri, che tratta diffusamente e approfonditamente l’argomento della assistenza sessuale per i disabili, e ha pensato ad una storia semplice e vera: una mamma, suo figlio disabile psichico e una prostituta russa. Tre persone con diversi tipi di difficoltà, ma dalla loro interazione uscirà qualcosa, una speranza, anche se la tristezza di tre vite amputate resterà.

Riccio – Volevo lavorare ancora con Gaia, e volevo fare qualcosa cui tutti tenessimo, misurandomi con qualcosa di diverso rispetto alla leggerezza con cui sono identificato troppo spesso. Qui leggerezza ce n’é, ma non più di tanto, è stata una sfida il mettersi a confronto con una tematica più rischiosa, e l’esperienza di Gaia con Trisomia 21 é stata importante

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D – Fra l’altro al termine dello spettacolo viene venduto il libro di Ulivieri

Nanni – Siamo rimasti stupiti dal numero di copie vendute (l’incasso va integralmente all’associazione di Ulivieri, che promuove l’assistenza sessuale ai disabili): oltre cento copie e ancora arrivano richieste

Riccio – É stato importante per noi ricevere la testimonianza di parenti di disabili, che al termine dello spettacolo ci ringraziano per non averli fatte sentire soli: “sentire che parlate di noi ci solleva dal peso” hanno scritto molte mamme. Finalmente si può parlare di questa cosa senza vergogna

D – Questo é il primo spettacolo che tocca questo tema specifico

Riccio – Ho visto diversi spettacoli che trattano il tema della mobilità dei disabili, delle difficoltà della vita in carrozzina. Ma questo è un tema rischioso: Gaia e Deanna hanno avuto un timore iniziale….

Nanni – …… che poi si è dissolto grazie alla tenacia e il rispetto con cui Alessandro ha trattato l’argomento.

D – Hai modellato il testo sulle tue attrici ?

Riccio – Avevo chiaro il testo, ma ho spinto è dato colore in un certo modo conoscendo la dolcezza di Deanna e la versatilità di Gaia.

D – La prostituta è russa, perché?

Riccio – Mi piaceva il discorso di lavorare sul diverso anche con questo personaggio, che fa fatica a stare a contatto con gli altri, che é una  persona comunque emarginata, anche se per problemi sociali e non medici.

Nanni – E’ stato importante dare una difficoltà nella lingua italiana a Alina, che poi è la stessa difficoltà che ha Stefanino. Nel copione ci sono dei momenti in cui, nell’attrito, i due si trovano vicini e si capiscono. Questo aspetto, se la prostituta fosse stata italiana, sarebbe venuto meno.

Riccio – Loro si capiscono indipendentemente dal linguaggio: quando lei gli parla del padre, lui é molto turbato, ma non perché ha capito; é turbato perché sente il dolore di lei

D – il tuo personaggio é un misto di disabilità in cui prevale l’autismo

Riccio – Io ho preso alcuni dei sintomi degli autistici che mi permettevano di mettere in contatto il mio personaggio con gli altri, ispirandomi a molte persone con vari tipi di difficoltà che ho conosciuto, e il personaggio ha un evidente ritardo mentale. Molto di ciò che si vede è realmente successo: ho riportato tanti episodi che ho vissuto, per esempio, partecipando a corsi di autonomia che organizza l’Associazione Sipario. Volevo che non si facesse solo fantasia, volevo che tutto fosse vero. Qualcuno ci ha accusato di troppo realismo, ma se avessimo fatto un’operazione poetica avremmo falsato la realtà, alleggerendola di un peso che invece esiste.

Nanni – Nel finale Stefano resta il solito Stefano, e ritorna alla sua quotidianità, non ha evoluzione, e la vita riprende il suo corso. Alina è stata un’eccezione, ma la vita vera è Stefano e la mamma che si rubano il gelato davanti alla televisione.

D – Forse Stefano non ha capito nemmeno bene quello che è successo. La pressione sessuale resterà invariata ?

Melai – Il disabile è cosî, ha una forte urgenza sessuale, e la controlla male, con difficoltà. Io lavoro da circa 10 anni come volontaria nelle Unità Spinali e ho visto come sia tremendamente difficile gestire la propria sessualità.

D – Avete visto il film con Helen Hunt su questo tema? Lì si affronta per la prima volta nel cinema il tema delle assistenti sessuali, che erano state pensate prima da Masters e Johnson in uno studio sulle difficoltà in ambito sessuale

Riccio – Ma infatti la scelta di Alina è una scelta sbagliata, dettata solo dall’amore materno: queste persone devono essere preparate, perché di fronte hanno persone con una immensa fragilità. Ecco perché lo spettacolo ha un’ urgenza sociale: il problema c’è ma si rischia di cercare di risolverlo in maniera sbagliata

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D – E tu, Deanna, come hai vissuto questo ruolo di mamma tenera e preoccupata, ma anche attiva e coraggiosamente propositiva ?

Melai – Non è stato facile cercare di rendere la dolcezza di una madre e la pesantezza del quotidiano. Ma è un ruolo che ho vissuto bene, mi è piaciuto subito. Avevo paura delle reazioni del pubblico, ma non c’è stata nessuna reazione negativa, nessuno ha parlato di cattivo gusto

D- Immagino che ci sia stato molto interesse

Nanni – Da parte del pubblico l’interesse è stato grande, e grande la commozione; è stato importante non cadere nel retorico o nel macchiettistico. Tanti ci hanno ringraziato per essere riusciti a parlare con grande rispetto di questo mondo. Questo perché Alessandro ha portato avanti una propria ricerca senza strizzare l’occhio al pubblico, ma facendo quello che sente veramente. È questo é piaciuto ed é stato apprezzato, ma soprattutto compreso. In scena ci sono tre solitudini, e nessuno può sentirsi fuori da queste paure.

Si replica dal 13 al 30 aprile al Teatro dell’Antella. Ingresso: 13/11 euro

Info e prenotazioni  334/10.96.820

Lun (12 -15) – Merc (15-18) – Ven (9-12)

info@tedavi98.it – (lasciare sempre un recapito telefonico)

 

 

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