Firenze – Uno spettacolo ad alto impatto emotivo è stato quello offerto al Teatro cantiere Florida dalla Compagnia Interazioni Elementari, diretta da Claudio Suzzi. Grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali teatro e carcere diventano lo stesso ambiente, con gli spettatori debitamente numerati e sorvegliati dalle guardie, dunque nelle vesti di detenuti, mentre giovani attori detenuti interagiscono in diretta streaming dall’Istituto Penale per i Minorenni G. Meucci con quanto avviene sul palcoscenico.
Un esperimento innovativo di teatro e carcere, artisticamente molto interessante grazie al testo della performance rappresentata: “One Man Jail: le prigioni della mente”, interpretata sulla scena con forza e sentimento dall’attore Filippo Frittelli.
La storia è quella di Frank Petroletti comico che, all’apice del successo, viene arrestato e incarcerato. All’interno della prigione, di fronte a un pubblico di detenuti ostili, affronta le paure e i pensieri che lo tengono realmente prigioniero, cerca di liberarsi dai personaggi che affollano la sua mente. Alla fine Frank si toglie la maschera da clown con la quale tenta invano di nascondere la sua fragile identità, per accettare la vita reale certo non migliore sul piano materiale, ma almeno autentica e coraggiosa.
I suoi fantasmi interiori sono interpretati da un giovane attore del Meucci accompagnato da altri suoi compagni. La base musicale è eseguita da tre musicisti-attori vestiti con l’uniforme arancione dei detenuti e contribuisce con le dissonanze strumentali ed elettroniche alla atmosfera dura e sofferente che percorre tutta la rappresentazione.
Il senso di “One Man jail” avvolge tutti: gli spettatori detenuti e i protagonisti sulle due scene a distanza. L’uso della telecamera digitale permette non solo il collegamento in streaming ma sottolinea anche i vari passaggi del monologo di Petroletti , sovrapponendo sbarre mentali a sbarre reali, situazioni di costrizione psicologica e fisica al desiderio di libertà: “com’è facile perdere la libertà”, è come un palloncino gonfiato che alla fine ti scoppia in mano.
“Attraverso l’uso dello streaming – afferma il regista – proviamo a capovolgere tre punti di vista. Il primo riguarda le modalità di fruizione del teatro in carcere. Con il collegamento live rendiamo la possibilità di incontro tra città e carcere molto più semplice e replicabile. Il secondo è quello che trasforma un’attività educativa, il teatro appunto, in una possibilità di lavoro vera e propria. Altro ribaltamento è quello relativo alla trama dello spettacolo: il teatro diventa un carcere, il pubblico si trasforma in un gruppo di detenuti, mentre la prigione, da cui realmente trasmettiamo, simboleggia la mente del protagonista”.
Suzzi ha ideato il progetto “Streaming Theater: un ponte tra carcere e città”, percorso di educazione ai mestieri dello spettacolo e della performance tramite l’utilizzo di tecnologie digitali, che vuole andare a colmare due bisogni fondamentali di chi abita l’istituto di detenzione minorile: stabilire un collegamento con la comunità esterna e ottenere una formazione lavorativa, in grado di aprire prospettive future per i giovani detenuti, già a partire dal periodo di permanenza in carcere.
Per questo “One Man Jail” si propone da una parte di rendere più frequente e pregnante l’incontro tra il carcere e le città. Dall’altra vuole favorire il proseguimento del lavoro teatrale anche dopo il ritorno in libertà dei suoi protagonisti: “Il coronamento di questo lavoro – ancora Suzzi – sarebbe potergli dare un seguito anche fuori dal carcere, ma al momento è impossibile per mancanza di uno spazio dedicato, una sede a Firenze, senza la quale la Compagnia Interazioni Elementari non potrà continuare a lungo il suo lavoro. Abbiamo bisogno di un luogo dove far mettere radici al progetto e alla Compagnia, e per questo confidiamo nella sensibilità, nell’ascolto e nel sostegno delle autorità locali toscane e fiorentine”.