Pontedera – La solitudine come metafora dell’esistenza contemporanea. Il vuoto come delirio. L’estraneità come forma ultima di isolamento. Temi forti. Dinamiche destrutturanti. Traiettorie indocili.
Il nuovo anno teatrale di Pontedera riparte lunedì 7 con Pierfrancesco Favino. Che diretto da Lorenzo Gioielli, al teatro Era, propone “La notte poco prima delle foreste”, il monologo di Bernard-Marie Koltès che l’attore romano ha portato in scena un anno fa sul palco dell’Odeon, al Festival di Sanremo, riscuotendo unanime consenso e indistinta approvazione.
“Mi sono imbattuto in questo testo un giorno lontano – racconta Favino – e mi sono fermato ad ascoltarlo senza poter andar via: una calamita. Da quel momento vive con me e io con lui. Mi appartiene, anche se ancora non so bene il perché. È uno straniero che parla in queste pagine. Non sono io, la sua vita non è la mia eppure mi perdo nelle sue parole e mi ci ritrovo come se lo fosse. Il suo racconto mi porta in strade che non ho camminato, in luoghi che non ho visitato. Come un prestigiatore fa comparire storie di donne, di angeli incontrati per caso, di violenze e di paura di ciò che non conosciamo. Forse è anche a questo che serve il teatro e mi auguro di riuscire a portarvi dove lui porta me”.
Bernard-Marie Koltès, autore francese tra i più importanti del Novecento, prematuramente scomparso a 40 anni, ha creato un poema per voce sola sui problemi dell’identità, della moralità, dell’isolamento, dell’amore non facile. Un testo che ha fatto “scuola”, da modello a ciò che potremmo definire la “precarietà” della vita. Sempre in bilico fra dolore, irrisolutezza, marginalità e scampoli effimeri di felicità, speso rubata. “L’intelaiatura di quest’opera – spiega il regista – è un paradigma straordinario, un testo fluentissimo e irto nella sua prosa vertiginosa, aliena da punteggiatura ferma, tutta pervasa di anacoluti e biasimi come un romanzo-pamphlet di Céline.
Ma la storia è semplice. Poco prima del punto di non ritorno della nostra umanità, poco prima della fine del mondo, un uomo, uno straniero, un estraneo, un diverso che ha tentato in tutti i modi di diventare un eguale, ferma nella pioggia un ragazzo. Che sembra un bambino. Tutto qui”. Come in un girone infernale, contrappuntato da incredulità e stridori, Favino muove con perizia da vendere, la sua macchina attoriale, lucida e appassionata.
Mai retorica. L’irreperibilità della vita è tutta lì: in quella voce “maestra” che dà voce al deserto dei destini incrociati. L’inganno è dietro l’angolo. Lo straniero che è in noi, e che non conosciamo, lancia i suoi segnali di fumo. All’ombra del palcoscenico, per chi sa ascoltare, tutto diventa più chiaro. Dopo Pontedera, so spettacolo sarà alla Pergola di Firenze dal 12 al 17 febbraio. Info 0587 55720.