Firenze – Tav, cosa succede? Implacabili le opposizioni danno battaglia in consiglio comunale. Oggetto, è “la fuga in avanti” come dice Tommaso Grassi (capogruppo di Frs) definendo la posizione che il sindaco Nardella, stupendo buona parte dei cittadini e molti del suo partito, ha preso pubblicamente nel corso di un evento a Varlungo, allorché disse che il progetto del sotto attraversamento Tav poteva essere ripensato.
“Bocciati tutti gli odg” dice Miriam Amato, Alternativa Libera e membro del Gruppo Misto in consiglio comunale. Fra questi, il primo, primi firmatari Amato e Grassi, che richiede che venga tenuto conto, nel “rivedere” il progetto del sottoattraversamento cittadino Av, dell’immenso materiale prodotto dai comitati No Tunnel Tav circa la questione. Un team formato da ingegneri, geologi, importanti studiosi, architetti e urbanisti che hanno cooperato circa 10 anni per mettere insieme un’alternativa possibile che contempli l’attraversamento in superficie della città e un progetto di mobilità alternativo.
Ma qual è il vero problema? Perché non venne messa in piedi la commissione di verifica e monitoraggio che pure, nel 2010, era stata “sponsorizzata” dall’allora sindaco Renzi?
Per qualcuno il vero problema che si apre è il confronto interno al Pd. Insomma “revisione” o qualcosa di più? E poi, cosa significa revisione del progetto? Del resto, che la sortita del sindaco abbia prodotto reazioni piccate nel Pd, è testimoniato da un lato dagli interventi “avversi” del presidente del consiglio regionale Giani e del viceministro Riccardo Nencini, dall’altro dall’atteggiamento più “possibilista” di Graziano Del Rio. Una serie di interrogativi cui, con ogni probabilità, saranno date risposte più chiare dopo il 21 luglio, dopo l’incontro a sua volta chiarificatore a Roma, cui parteciperà la stessa Rfi.
E a chiarire il carattere dirimente del problema, interviene ancora Miriam Amato: “ Adesso è necessaria una progettazione partecipata per un tracciato di superficie dei treni Alta Velocità. Da anni – fa presente la consigliera – il comitato evidenzia le numerose criticità del progetto del sottoattraversamento e della stazione Foster, con le 20 prescrizioni presenti già dalla fase di valutazione d’impatto ambientale, e criticità evidenti, ad oggi non risolte: dall’impatto sulla falda acquifera nella zona delle Tre Pietre e a Campo di Marte, con dislivelli preoccupanti, alle opere di mitigazione insufficienti, così come la diga creata dalla stazione Foster”.
Non solo. Da mettere nel conto, anche i 760 milioni di euro già spesi, oltre alle varie iniziative della magistratura. Inoltre, anche le conseguenze che lo scavo avrebbe sugli edifici adiacenti, “soprattutto con l’uso di una sola fresa. Tutte questioni di cui si parla ormai da 10 anni e che l’Università di Firenze, con architetti e ingegneri, ha analizzato in ogni sfaccettatura, proponendo delle alternative di superficie, che garantirebbe alla città anche una risposta di mobilità differente – continua Amato – ad ottobre del 2014 abbiamo riportato tutte queste criticità al Sindaco: oggi possiamo affermare che siamo degli interlocutori credibili, le criticità riconosciute anche dal Sindaco sono ampiamente condivise, e per questo ora tutta la competenza di questi anni di studi e progetti alternativi sono al servizio della cittadinanza e della città”.
E dunque, la via è una sola: aprire un percorso di progettazione partecipata, che eviti “il vanificarsi delle competenze sul territorio, puntando su un investimento di risorse sul treno metropolitano e regionale, costruendo una mobilità alternativa, che l’Università ha approfondito e su cui si potrebbe lavorare in modo condiviso. I finanziamenti – conclude – devono essere spesi per il treno metropolitano e regionale”. Su questo tema, 4 ordini del giorno. Tutti bocciati.