Firenze – Ad entrare quest’anno sono le auto usate, i tatuaggi, la lampadina led, i servizi integrati di telecomunicazione, le bevande vegetali, l’alloggio universitario, i panni cattura polvere, bermuda uomo e leggings bambina, mentre esce solo cuccette e vagoni letto. Un viaggio nei consumi italiani attraverso la revisione che ogni anno a febbraio Istat fa dei prodotti che compongono il paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo per misurare l’inflazione, ovvero il NIC, l’indice che misura l’inflazione a livello dell’intero sistema economico. Un aggiornamento che tiene conto delle nuove abitudini di spesa degli italiani e che si arricchisce di prodotti il cui acquisto diviene abituale. Per il 2016 la revisione del paniere riflette anche l’introduzione di una nuova classificazione di beni e servizi destinati al consumo secondo la European Classification of Individual Consumption by Purpose.
Nel 2016 il paniere utilizzato per il calcolo degli indici dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale NIC e per le famiglie di operai e impiegati FOI si compone di 1.476 prodotti elementari ,1.441 nel 2015, raggruppati in 901 prodotti, a loro volta raccolti in 400 aggregati. Per il calcolo dell’indice dei prezzi al consumo armonizzato IPCA, il paniere comprende 1.484 prodotti elementari ,1.457 nel 2015, raggruppati in 906 prodotti e in 404 aggregati. Sono 80 i capoluoghi di provincia che partecipano alla rilevazione per l’intero paniere e in termini di popolazione provinciale la copertura è del 83,5%, mentre altri 16 comuni, quattro in più rispetto allo scorso anno, contribuiscono per un sottoinsieme di prodotti come tariffe locali, servizi e carburanti, il cui peso sul paniere NIC è dell’8,9%. Tra punti vendita, imprese e istituzioni nei comuni le unità di rilevazione sono più di 42.300, quasi 8.00 le abitazioni per i prezzi e i canoni d’affitto e 1.187 i distributori di carburante. Complessivamente ogni mese vengono rilevati 607.000 prezzi di cui 495.500 sul territorio dagli uffici comunali di statistica e 111.500 direttamente dall’Istat. A pesare di più in percentuale nel calcolo del NIC i Servizi ricettivi e di ristorazione con 11,45% e altri Beni e servizi, mentre calano Trasporti con 13,32% e Mobili, articoli e servizi per la casa 7,18%.