Un tempo era un’eccezione; oggi rischia di diventare un’ossessione. La tassa sui passi carrai che il comune di Reggio vuole reintrodurre dopo aver tolto quando l’economia lo permetteva, divide le forze politiche. Anche dentro la maggioranza. A tal punto che nell’ultimo consiglio comunale, quello chiamato a votare la reintroduzione del balzello, il numero legale è saltato due volte vanificando la presenza dei pochi di sala Tricolore.
Il tutto è però rimandato a lunedì quando l’assise comunale si tornerà a riunire ripartendo da dove la discussione era stata interrotta. Sono circa 16mila, secondo una stima approssimativa, i passi carrai del comune capoluogo ma un loro censimento sistematico inizierà solo più avanti; potrebbero fruttare, sempre secondo alcuni calcoli, un milione di euro alle esangui casse amministrative. Coi tempi che corrono, una somma da non buttare. Soprattutto senza colpo ferire, se non l’avallo, fin qui difficile come dicevamo, del consiglio comunale.
Due le categorie che il competente assessorato di Natalia Maramotti vuole introdurre differenziando la somma da pagare: quella dei centri abitati, oltre 29 euro al metro, quella degli insediamenti sparsi, circa 17 euro e mezzo al metro. Il costo è annuale e dovranno sostenerlo, a meno di improbabili sorprese, i proprietari degli immobili ai quali il passo carraio dà accesso. Con le dovute eccezioni. “Tassa giusta” secondo il comune, “partito delle tasse” secondo le opposizioni, lo scontro è solo rinviato a lunedì.