Trattative Targetti, tutto rimandato al 20 settembre, a dopo l’incontro, previsto per il 19 settembre, fra le rappresentanze Rsu dei lavoratori e le istituzioni, vale a dire Regione, Provincia e Comune.
Un incontro che tuttavia ha segnato un punto: il ritorno a “parlarsi” fra le parti coinvolte.
Un clima che si era bruscamente fatto rovente dopo 3 anni di percorso condiviso fra sindacati, lavoratori e azienda.
“Un incontro che chiamerei interlocutorio – commenta Massimo Galantini, Fiom Cgil – l’azienda ci ha comunque detto che non ha pregiudiziali verso gli strumenti eventuali di soluzione del problema, neppure verso il contratto di solidarietà”.
Ed è stato questo, finora il vero nodo del problema. I lavoratori della Targetti hanno già digerito 3 anni di cassa integrazione, dapprima ordinaria, a rotazione, dal 2008 circa, che si è trasformata nel 2010 fino a febbraio 2011 in straordinaria. Un periodo in cui si è aperta anche la procedura di mobilità volontaria, vale a dire dell’uscita dalla fabbrica dell’operaio in modo concordato con l’azienda.
Un’operazione al termine della quale si sono “allontanati” circa 70 operai.
Del resto, le trattative fra sindacati e azienda finora erano state improntate a una certa collaborazione.
Poi, l’impasse, che però oggi, dopo circa due ore e mezzo di trattative, sembra essere meno stagnante.
Mentre all’interno della Confindustria gli esponenti della Fiom Cgil Daniele Calosi, Marcello Corti e Massimo Galantini, oltre al’esponente della Cisl Giovanna Petrzzo, si fronteggiavano con Cosimo Lai, direttore delle risorse umane della Targetti e il direttore generale Gianmaria Guarini, fuori
un presidio molto rumororso di circa 150 lavoratori ha accompagnato le trattative sulla cui riuscita si basa sia il futuro della storica azienda fiorentina, sia quello dei lavoratori.
Sono 375, i lavoratori della Targetti, 69 dei quali in cassa integrazione ordinaria da lunedì scorso.
“Un altro dei punti che chiediamo è quello di potere conoscere il piano industriale dell’azienda – aggiunge Alessio Mugnai, Rsu della Fiom-Cgil – un piano da cui ci aspettiamo di capire qualcosa sul nostro futuro”.
“Certo, alla luce della situazione in cui versa l’azienda, la cassa integrazione non basta – conclude Galantini – per questo, in prospettiva del futuro, crediamo al contratto di solidarietà come traghetto per giungere al rilancio. Un mezzo che non mette in ginocchio nessuno, ne’ l’azienda, ne’ i lavoratori”.