Firenze – Al via la “cura dimagrante” del Comune annunciata da Nardella. Con la comunicazione odierna dell’assessore al bilancio Lorenzo Perra, prende corpo il piano di razionalizzazione delle società partecipate previsto dalla Legge di Stabilità in nome della riduzione delle spese dei Comuni. Tagli e fusioni in vista, dunque, delle società e delle partecipazioni societarie direttamente o indirettamente possedute dal Comune di Firenze, che entro dodici mesi renderà operativa la sforbiciata di 7 società partecipate non ritenute strategicamente necessarie. Il piano, che investe tanto le attuali 20 partecipazioni dirette che le 37 indirette di cui il Comune è proprietario, prevede diverse azioni di razionalizzazione: 1. Eliminazione delle società e delle partecipazioni societarie non indispensabili al perseguimento delle proprie finalità istituzionali mediante messa in liquidazione o cessione, provvedimenti che riguarderanno 3 società a partecipazione diretta. Interessate le partecipazioni di FidiToscana (200mila euro), TramSpa (7 milioni di euro tra partecipazioni e crediti) e Afam.
Contrariamente a quanto previsto, le partecipazioni di BancaEtica sono state fatte salve dall’approvazione unanime della richiesta dei consiglieri PD Pezza, Collesei e Rossi di mantenerle in vita, tanto per la loro esiguità (poco più di 5mila euro) quanto, soprattutto, per “l’alto valore politico” che guida l’operato dell’ente. Giuridicamente fa parte di questo primo blocco di provvedimenti anche la Centrale del Latte, per quanto non rientri in un percorso di cessione. 2. Razionalizzazione si traduce anche in soppressione di società che risultino composte da soli amministratori o da un numero di amministratori superiore al numero dei lavoratori. È il caso dell’Isola dei Renai, per la quale è prevista la messa in liquidazione o, in alternativa, la riduzione dell’organo amministrativo (operazione, questa, da discutere con il Comune di Signa). 3. Fusione di società che svolgono attività analoghe nell’erogazione di servizi pubblici locali. In tal caso è prevista la riunione sotto un unico cappello di Silfi, Ataf e Linea Comune. È invece già a buon punto quella tra Adf e Sat. Per quanto attiene a Silfi, che in appalto (ormai scaduto da alcuni mesi) gestisce illuminazione pubblica e impianti semaforici, la Direzione Nuove Infrastrutture e Mobilità opterebbe, attraverso l’analisi dei prezzi d’acquisto operata da Consip, per l’in housing provinding, una sorta di “gestione in proprio” che dovrebbe comprimere a zero le spese accessorie. Il Comune punta, nella sostanza, alla declinazione di Silfi in società (quasi) interamente pubblica, per cui è già pronto un nuovo nome, “Silfi 2.0”. L’attuale compagine sociale della società è formata, per il 70%, da capitale privato, quota bche dovrà divenire pubblica. La restante quota privata sarà liquidata attraverso riserve della società stessa, senza alcun aumento di capitale da parte del Comune per il riacquisto del capitale privato. Nei piani di Palazzo Vecchio si arriverebbe dunque ad avere un soggetto bicefalo: uno interamente pubblico, l’altro interamente privato formato esclusivamente da beni materiali, corrispondenti – proprio per il 70% – al valore patrimoniale della società. Cosa c’entra la fusione con Ataf? Oltre a gestire il trasporto pubblico locale, l’azienda gestisce anche le cosiddette “paline intelligenti”, i supporti di monitoraggio dei trasporti che, in tempo reale, alle fermate del bus, indicano i tempi di attesa per l’arrivo del mezzo. 4. Il contenimento dei costi, azione che investe Sas. Già snellita nel numero di amministratori (ad oggi, ne ha uno), vivrà una riorganizzazione dei processi produttivi interni nel nome del risparmio (è previsto, ad esempio, il trasferimento delle sedi in locazione a sedi di proprietà del Comune). La gran parte delle operazioni previste dal piano sono già state oggetto di deliberazione del Consiglio Comunale (è il caso delle cessioni e di alcune operazioni di affidamento del servizio di erogazione dell’illuminazione pubblica); altre impegneranno la giunta nei prossimi mesi.
Per altre società, infine, come Toscana Energia, Publiacqua, Quadrifoglio si punta, per ciascun settore, ad un’aggregazione con altri gruppi toscani secondo un principio di strategia regionale. Infine la Centrale del Latte: l’assemblea dei soci del 29 dicembre scorso ha dato mandato ai cda di trovare soluzioni che consentissero ad alcuni soci di cedere le proprie azioni a soci diversi, e il mandato al Comune di Firenze per avviare la procedura che tutelasse i livelli occupazionali e la filiera agroalimentare toscana. È in corso il vaglio di 8 manifestazioni d’interesse, ma non è esclusa la cessione di parte del capitale detenuto dal Comune.
Il principio ispiratore del piano – ha dichiarato Perra ribadendo un concetto più volte espresso – “è dare migliori servizi con meno spese”.