E così, guardando e ascoltando distrattamente le telecronache dei Mondiali di calcio, peraltro molto più professionali, meno soporifere e molto più gratuite su Mediaset che non sulla Canone Tv di Stato (Rai), salta fuori che ormai sanno tutti giocare a calcio. Il Senegal che batte la Polonia, il Messico che ridimensiona la Germania, Islanda e Svizzera che inchiodano sul pari Argentina e Brasile sono tutti risultati, ancorché “acerbi” (siamo solo all’inizio), che ridisegnano la geopolitica pallonara.
Il porta a porta ha fatto sì che il Manuale del Calcio arrivasse in ogni anfratto del globo; tre moduli di gioco e due diagonali difensive ormai li sanno fare anche sull’Everest e nella Fossa delle Marianne, chiunque è in grado di delirare su 4-4-2, 3-4-3, 3-4-1-2 e chi più pensa di saperne più ne inventi.
Sarebbe bello se fosse così.
In realtà è l’esatto opposto: questo calcio super fisico e super tattico ha raggiunto una tale mediocrità qualitativa che può essere giocato da tutti, anche da chi fino a ieri manco sapeva cos’era il fuorigioco. Tristezza mondiale pensare che anche l’Italietta di Ventura avrebbe rischiato di non perdere un paio di partite…