Superata la teoria classica dell’ipnosi

L'ipnosi rimane nel senso comune qualcosa di un po' misterioso e inquietante. Secondo la teoria finora comunemente accettata, la risposta alle suggestioni, che caratterizza il comportamento ipnotico, è dovuta a particolari capacità di attenzione che dipenderebbero da una variazione genetica che rende meno efficace la degradazione della dopamina cerebrale. Questa teoria è stata smentita dalle ricerche effettuate da Enrica Santarcangelo e Silvano Presciuttini, deldipartimento di Ricerca Traslazionale dell'Università di Pisa, in collaborazione con ricercatori dell'Azienda Ospedaliera Pisana: "Rispetto a studi precedenti condotti su piccoli campioni – affermano Santarcangelo e Presciuttini – in un campione di 100 soggetti non abbiamo osservato una correlazione tra alta capacità di risposta alle suggestioni e presenza della variazione genetica considerata precedentemente responsabile dell'ipnotizzabilità". I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista "Frontiers in Human Neuroscience".Contrariamente alla maggior parte dei ricercatori del campo, che da sempre si concentrano su ciò che accade nei soggetti dopo l'induzione dello stato ipnotico, il gruppo di ricerca pisano si occupa da molti anni delle differenze fisiologiche tra soggetti di alta e bassa ipnotizzabilità (un tratto cognitivo che si misura con scale) nella normale condizione di veglia. "Per noi – continuano i ricercatori pisani – è importante capire se, oltre che nella diversa capacità di accettare suggestioni, i soggetti di alta e bassa ipnotizzabilità differiscono in funzioni e comportamenti della vita quotidiana. In effetti, i nostri studi hanno dimostrato che la suscettibilità all'ipnosi è associata a una serie di differenze osservabili anche nello stato ordinario di coscienza e, in alcuni casi, in assenza di suggestioni. Le differenze riguardano l'elaborazione di informazioni sensoriali, l'efficacia dell'immaginazione, il controllo della postura, dell'andatura e dell'attività cardiaca, le risposte vascolari allo stress e al dolore e perfino lo stile della comunicazione scritta".Le ricadute cliniche di queste ricerche possono essere importanti. Conoscere il grado di ipnotizzabilità di un paziente, e quindi alcune sue caratteristiche fisiologiche, consente, ad esempio, di mettere a punto terapie neuroriabilitative personalizzate, di controllare il dolore con la sola attività cognitiva e di affinare la prognosi cardiovascolare. "È un campo di ricerca molto fecondo – conclude Enrica Santarcangelo – Sarebbe bello riuscire a fare di Pisa l'Ateneo che promuove ricerca multidisciplinare sull'ipnotizzabilità, perché siamo gli unici ricercatori nel mondo coinvolti nello studio sistematico di questo argomento. Purtroppo la scarsità di risorse pubbliche ci penalizza moltissimo. D'altra parte quale colosso farmaceutico finanzierebbe una ricerca che può individuare terapie efficaci che non richiedono l'uso di farmaci?". (com)

Total
0
Condivisioni
Prec.
Un luogo pubblico in memoria di Claudio Abbado

Un luogo pubblico in memoria di Claudio Abbado

Il Consiglio chiede di promuovere una iniziativa in onore del maestro

Succ.
Cadono i primi fiocchi di neve, in arrivo nuova perturbazione

Cadono i primi fiocchi di neve, in arrivo nuova perturbazione

E’ caduta la prima neve sull’Emilia

You May Also Like
Total
0
Condividi