Firenze – Una lettera aperta ai candidati delle prossime amministrative fiorentine: verrà consegnata fra oggi e domani dal Sunia, la cui segretaria regionale, Laura Grandi, spiega: “ Questo documento vuole essere un contributo alla individuazione di priorità programmatiche e alla costruzione di un percorso che, auspichiamo, possa contribuire a riconoscere la città di Firenze, come “modello nazionale” per un nuovo modo di concepire le politiche abitative”.
Intanto, ecco la platea degli “utenti”. Non solo, come si spiega nel documento, migliaia di famiglie con disagi socio-economici, ma, specialmente negli ultimi anni, vi si sono assommati “le migliaia di giovani che continuano, loro malgrado, a vivere nella famiglia di origine perché impossibilitate a sostenere gli attuali canoni, gli studenti fuori sede, i cittadini extracomunitari, le famiglie monoparentali, le giovani famiglie imbrigliate da mutui trentennali per l’acquisto della prima casa. Una complessa e articolata pletora di condizioni e situazioni che hanno fortemente modificato il fabbisogno abitativo di questi ultimi anni”. Senza contare il fatto che precarizzazione e perdita del lavoro, diminuzione del potere d’acquisto di lavoratori e pensionati, aumento dei beni di consumo e dei servizi primari non fanno altro che aggravare. La conseguenza di tutto ciò, sottolinea Grandi, è che a rimanere stritolata è quella classe “media”, con stipendi “medi”, che non riescono a stare sul mercato privato delle locazioni. Precipitando così nella povertà.
E dunque, cosa c’è di più “rivoluzionario” che mettere al centro dei programmi politici , in questo caso cittadini, le politiche abitative? Se la precarietà abitativa, la cattiva qualità dell’abitare, generano egoismi, paure, intolleranze, prevaricazioni, come si legge nella lettera aperta alla politica fiorentina, “chi è chiamato a governare, ad amministrare deve intervenire”. Un intervento concreto, che partendo dal rispetto delle regole, configuri tuttavia quelle stesse regole come reale lettura dei bisogni reali, ascoltando il corpo comune e rispondendo di conseguenza. Una posizione, quella che il Sunia porta come contributo a tutti i candidati alla poltrona di primo cittadino, che può essere sintetizzata così: stop alle soluzioni emergenziali, avanti con “una seria e continuativa politica abitativa”.
Una politica abitativa di cui il Sunia mette nero su bianco i capisaldi, partendo dal turismo, uno dei temi centrali per qualsiasi politica abitativa che riguardi Firenze, all’evasione fiscale aggravata dall’overtourism, alla necessità di un patto per l’affitto sostenibile, a quella di rimettere in piedi un’efficace gestione degli sfratti, fino alla rivisitazione degli strumenti per contrastare il disagio abitativo, housing sociale, Erp.
Un visione a tutto tondo, che vede fra i punti più “caldi” senz’altro la questione dell’overtourism, che a Firenze sta assumendo profili complessi e “pericolosi”. Assalto turistico e conseguente ” desertificazione”: non ci va leggero il Sunia, presentando il problema dell’overtourism come uno degli snodi principali per le città del futuro. E gli effetti sono tristemente già palesi a Firenze, dove “le case del centro storico sono ormai a completo appannaggio delle locazioni brevi ed il fenomeno si sta estendendo velocemente in tutta l’area comunale”. Per sintetizzare: il rischio è che la città “muoia” diventando un gigantesco resort turistico. “Non si tratta di una battaglia contro il turismo o contro i turisti – si legge nella lettera del Sunia – ma di una lotta contro la crescita incontrollata di un’industria che mette a rischio il diritto alla città e la democrazia stessa”. Con un’avvertenza: la soluzione non può essere sganciata da un dibattito politico nazionale. “E’ necessario ridiscutere collettivamente la gestione dell’industria turistica, pianificare e individuare in modo partecipato delle regole che le restituiscano una dimensione a misura di persona”.
Si inserisce nel dibattito il problema dell’evasione fiscale: “il mercato ‘nero’ è una triste realtà e i controlli dovrebbero essere costanti, per evitare che regni l’impunità. Gli annunci su Airbnb riguardano soprattutto appartamenti privati, che non sono soggetti agli obblighi previsti per i b&b e le case vacanza. Il Dl 50/2017 che regola le locazioni brevi non prevede l’obbligo di autorizzazioni in materia di conformità urbanistica, edilizia e igienico-sanitaria. Infine, se un proprietario possiede cento appartamenti, può decidere serenamente di pubblicare cento annunci su Airbnb senza che tutto questo sia considerato un’attività d’impresa, pagando la cedolare secca al 21%. La legge sulle locazioni brevi, infatti, non pone limiti al numero di appartamenti da offrire sul mercato turistico. Il Comune di Firenze dovrebbe porre un limite temporale alla locazione degli interi appartamenti promossi sulle piattaforme come Booking o Airbnb”.
Se il problema dell’overtourism è senz’altro fra i più urgenti coinvolgendo profili etici, urbanistici, di cambiamento antropologico ed economico, altri punti messi in evidenza dal documento sono passibili di essere definiti “storici”. Tale è, ad esempio, il problema della sostenibilità degli affitti, per il quale la proposte del Sunia è il “Patto per l’affitto sostenibile”, con l’Agenzia comunale per la locazione a sostegno non solo dell’accesso alla locazione, “ma a garanzia della legalità e della sicurezza, attivando soluzioni di supporto ad inquilini e proprietari, per assicurare rapporti di locazione trasparenti, garantiti, sostenibili, dove il mercato nero possa diventare l’eccezione e non la regola”. “Su queste basi da condividere, il Sunia ritiene utile proporre agli altri sindacati inquilini e alle associazioni della proprietà in primis e imprese di costruttori con alloggi invenduti e agli interlocutori istituzionali, un patto per l’affitto sostenibile dove la necessità di abbassare il costo degli affitti, contrastare i fenomeni dell’evasione ed elusione fiscale, trovi il giusto equilibrio con le attese di rendimenti non speculativi. L’agenzia dovrà promuovere l’istituzione di un osservatorio territoriale, quale strumento conoscitivo sistematico e permanente in grado di consentire la costruzione di un quadro completo del rapporto tra domanda e offerta e di fornire indicazioni operative per orientare le politiche abitative (mercato e costo delle locazioni, evoluzione del tipo di domanda con particolare attenzione al bisogno giovanile, immigrati, anziani, evoluzione delle procedure di sfratto, evasione fiscale, processi di vendita e dismissione del patrimonio etc..)”.
Problema sfratti, Firenze è una delle città con maggiore numero di sfratti con forza pubblica. “Si tratta di 130 famiglie che ogni mese hanno la polizia alle porte per l’esecuzione forzata – si legge nel documento – la nostra convinzione è che per governare questa emergenza, non sia necessario il ricorso a blocchi degli sfratti o a moratorie, che danno esclusivamente il destro a critiche di ideologiche prese di posizione. Esiste uno strumento, la legge regionale 75/2012 , che prevede l’istituzione di commissioni per il ‘Disagio abitativo’, con le necessarie potestà per affrontare il fenomeno delle esecuzioni. Una commissione dove sono presenti tutti gli attori in campo (comune, ufficiali giudiziari, sindacati degli inquilini e dei proprietari, prefettura, tribunale) che, con una ragionata programmazione di un calendario trimestrale, deve riuscire a governare le situazioni delle famiglie, graduando o prevedendo una soluzione ad hoc per le famiglie sotto esecuzione forzata. Fino ad oggi non è stata possibile farla funzionare, ma le esperienze di altre città metropolitane, ci dimostrano come le soluzioni concertate tra le forze istituzionali in campo, solo lo strumento migliore per aiutare i cittadini. Chiediamo quindi che si operi per far funzionare queste commissioni nel nostro comune”.
Ancora, una particolare attenzione viene richiesta dal Sunia per la rivisitazione degli strumenti per contrastare il disagio abitativo, vale a dire al momento due: contributo all’affitto e fondo per la morosità incolpevole. “Partirei da quest’ultimo – spiega Grandi – un fondo fortemente voluto qualche anno fa proprio dai sindacati degli inquilini, che intravedevano in questo aiuto economico (anche importante, visto che si arrivava a versare fino a 12 5mila euro) la possibilità di risolvere il problema delle famiglie che avevano uno sfratto per morosità incolpevole, a seguito delle perdita del lavoro o di un evento grave di salute. Purtroppo , dobbiamo fare un esercizio di sincerità ed ammettere che non è servito allo scopo. Chi ha ricevuto questo contributo non è stato in grado di usarlo. A Firenze si è rivelato impossibile trovare casa con questo contributo, perché il mercato delle locazioni e’ inarrivabile Inoltre presentarsi alle agenzie immobiliari o ai proprietari stessi con l’assegno del comune, diventa un problema: una sorta di lettera scarlatta, segno distintivo della tua presunta morosità, sebbene incolpevole”. Dunque, è l’analisi del Sunia, “l’unico strumento efficace è quello del contributo in conto affitto, che riesce ad aiutare le famiglie in costanza di contratto ad evitare la morosità, ma soprattutto a dare un sostegno effettivo a chi è costretto ad impegnare più della metà del proprio reddito nei costi dell’abitare”. La richiesta: “Auspichiamo (come è stato fatto lo scorso anno dalla Amministrazione in carica, con un importanti risorse) che il contributo all’affitto, venga implementato con risorse comunali, visto che l’attuale governo centrale ha quasi azzerato questo strumento. E i fondi della morosità incolpevole non utilizzati siano riversati su questa partita”.
Infine, il Sunia chiede attenzione e risposte su tre punti tradizionali, ma che hanno subito il cambiamento dei tempi e vanno dunque ripensati. Ad esempio, l’Housing Sociale. “Nel passato, molte delle operazioni di social-housing realizzate in Firenze e provincia, hanno considerato l’affitto non come l’obiettivo prioritario da perseguire, ma come quota residuale di piani di costruzioni di alloggi in vendita più o meno agevolata – è l’analisi del Sunia fiorentino – gli alloggi in affitto agevolato hanno raggiunto livelli di canoni non sopportabili dalle famiglie. Questo tipo di politica ha avuto l’obiettivo principale di portare vantaggi ai costruttori, ma la grande colpa di non intervenire sui grandi numeri del disagio abitativo e calmierare il mercato degli affitti. Per la prima volta, questo processo ha avuto una inversione di tendenza, con la contrattazione dei canoni di social housing con la società costruttrice SGR, per la riqualificazione di uno stabile di via Pistoiese con 82 appartamenti, dove finalmente il livello degli affitti sarà effettivamente calmierato grazie ad accordi integrativi con i sindacati inquilini, calibrati sulla base della specificità degli interventi. Il Social hounsing può essere una risorsa importante, pur non sostituendo il ruolo dell’edilizia pubblica. Si colloca a metà tra l’Erp e le proprietà private affittate a prezzo di mercato, con l’obiettivo di fornire alloggi con buoni standard di qualità, a canone accessibile. Va da sé che debba rappresentare un importante strumento politico a servizio dell’intera collettività, con la finalità di migliorare la condizione di una fascia nutrita di cittadini, fornendo loro un contesto abitativo dignitoso e molto più contenuti rispetto il mercato”.
E si giunge così all’Erp, ovvero al capitolo dell’edilizia residenziale pubblica. Un punto su cui il Sunia chiede “qualità urbana, qualità costruttiva e manutentiva, efficientamento energetico, sicurezza dei quartieri, rispetto delle regole, sostegno attivo e concreto all’integrazione, partecipazione democratica alla gestione della cosa pubblica, sono le parole d’ordine per dare dignità ed inclusione agli insediamenti di ERP e una migliore qualità di vita agli attuali e futuri cittadini-assegnatari di case popolari”. I punti:
– Garantire in tempi brevi la ristrutturazione degli alloggi popolari rimasti sfitti, ottimizzando al massimo la disponibilità di risorse messe a disposizione da Governo e Regione, per procedere poi alla immediata assegnazione agli aventi diritto utilmente collocati nelle graduatorie.
– Redazione semestrale di un quadro aggiornato sulle case popolari recuperate alle occupazioni abusive, in modo da non ingenerare ingiustizie e disparità di trattamento tra famiglie in stato di bisogno abitativo;
– presenza delle organizzazioni sindacali degli inquilini maggiormente rappresentative nelle commissioni di assegnazione degli alloggi, a garanzia e trasparenza delle procedure di valutazione delle situazioni di disagio abitativo e sociale.
– bandi per alloggi popolari “aperti” o indetti almeno con cadenza biennale in modo da fotografare con puntualità il bisogno abitativo in citta’;
– continuare a valorizzare le forme di autogestione negli edifici popolari, fornendo specifici supporti e risposte certe ai responsabili e ai comitati. Le autogestioni devono diventare punti di riferimento credibile, strumenti di controllo e partecipazione e per farlo devono essere concretamente sostenute dall’istituzioni, pena la perdita della credibilità. Nelle nuove costruzioni e’ indispensabile prevedere uno specifico spazio di riunione e socializzazione.
– Garantire il rispetto dei regolamenti di civile convivenza anche attraverso l’attuazione di provvedimenti e sanzioni nei confronti di chi non li rispetta, contrastando quindi il diffuso senso di impunità. La vera resistenza all’esclusione è quella degli abitanti che si organizzano in autogestione per contrastarla, rivendicando attenzione, controllo e partecipazione. L’assenza di regole condivise o il loro mancato rispetto, sono le premesse per calpestare i diritti dei più deboli e non certo il modo per salvaguardarle. – Vi è un afflusso sempre più crescente di cittadini che accedono all’edilizia pubblica con usi, costumi, linguaggi e culture diverse. Per questo, sempre più numerose sono le incomprensioni tra vecchi e nuovi inquilini, che il Comune deve assolutamente prevenire e governare, anche con l’aiuto dei sindacati inquilini e delle autogestioni, senza ricorrere a discriminazioni o intolleranze.
Infine, last but not least, legalità. Dunque, Patto per la legalità, con cui a partire dalle Istituzioni ma anche con il contributo delle organizzazioni della società civile, ci si deve “impegnare concretamente e quotidianamente per quanto di propria competenza, per riportare al rispetto dei diritti”, contrastando “il fenomeno dell’illegalità nel mercato degli affitti contribuendo ad aggravare ulteriormente la precarietà abitativa e la sicurezza degli immobili”.
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