Sulle tracce del lago perduto (parte seconda)

Dopo la bonifica

Il prosciugamento del padule/lago di Bientina (1859) cambiò l’economia delle popolazioni rivierasche determinando un repentino passaggio delle attività lavorative dalla pesca all’agricoltura e facendo venir meno una cultura e un’economia basate sulla pesca, sul trasporto per la via d’acqua e sulla lavorazione delle erbe palustri. ( cfr. A. Zagli, Il lago e la comunità. Storia di Bientina un “castello” di pescatori nella Toscana moderna, Fi 2001, passim.).

In particolare, Bientina,viveva soprattutto di pesca e, per questi motivi, nel 1853 fu previsto un risarcimento per coloro la cui vita lavorativa era stata sconvolta. Infatti, erano oltre 170 le famiglie che vivevano di pesca o delle attività connesse. A simboleggiare il nuovo stato di cose fu tolta la tinca dallo stemma del Comune. (Franceschini, Il lago e il padule; pesca e caccia nrl Bientina, in Atti conv. Naz. Alli 1982, p. 459).

La bonifica e l’avvento dell’agricoltura intensiva con la monocoltura del mais, hanno sempre più ridotto quella ricchezza di specie animali e vegetali che caratterizzavano l’area del Bientina. Il repentino passaggio delle attività lavorative dalla pesca all’agricoltura ha annientato una cultura e un’economia sviluppate attorno al lago; a cominciare dalle tecniche di pesca, di lavorazione delle erbe palustri e della caccia alla fauna acquatica ( Cfr. Zagli, op.cit., sp pp. 142 – 9 e passim).

In tempi recenti (1995) l’area umida residua è stata la prima Area Naturale Protetta d’Interesse Locale della Regione Toscana. Poi, con un decreto del  Ministro dell’Ambiente. è divenuta una delle zone umide d’ interesse internazionale.

Un riconoscimento importante per un’area naturalistica di grande pregio, che include ambienti altamente significativi e diversificati sotto gli aspetti vegetazionali e per l’avifauna acquatica, svolgendo una fondamentale  funzione ecologica e per la conservazione della diversità biologica della regione.

L’oasi del Bottacio nel Comune di Capannori e quella di Tanali nel territorio di Bientina, a cui si può accedere con visite guidate, racchiudono una varietà di ambienti molto significativi: prati umidi periodicamente allagati, boschi umidi ad ontano nero, canneti e piccoli specchi d’acqua; ambienti importanti per la vita di molte specie di piante ed animali, oggi sempre più rarefatti. (per le visite contattare gli uffici comunali).

Una mappa di Leonardo

Merita ricordare, infine, una mappa del 1503 conservata nella Biblioteca nazionale di Madrid nella quale Leonardo da Vinci espone il progetto del “canale Arnino” navigabile che da Firenze avrebbe dovuto raggiungere il mare. Leonardo intendeva valorizzare il lago per realizzare una via d’acqua navigabile da Firenze al mare attraverso Prato, Pistoia, e la Valdinievole.

In tempi recenti, nell’area dell’ex lago ( che continua, anche oggi, a chiamarsi Padule di Bientina) sono stati ritrovati numerosi reperti archeologici di età etrusco-romana e proprio i capitelli e altri ruderi sono all’origine della leggenda della città inabissata. Infatti, alcuni di essi vennero alla luce alla metà del XVI secolo quando le acque si abbassarono durante uno dei primi moderni tentativi di bonifica (con la costruzione del primo Serezza), altri erano stati individuati sul fondo dai pescatori che li usavano per orientarsi e li consideravano parte di un tessuto urbano sommerso con tanto di strade, piazze e palazzi (Franceschini, Tellus habitabilis olim. Strutture narrative e valori simbolici nelle leggende del lago di Sesto, in Crisi e costruzione delle conoscenze, pp- 601-620).

E altre leggende, che parlano di inquietanti presenze o di numi tutelari come i misericordiosi vecchietti che dettero ai viandanti l’ospitalità negata dagli abitanti di Sextum, riflettono il timore delle inondazioni delle popolazioni rivierasche o la gratitudine delle comunità di pescatori. Anche nelle leggende arturiane le dame del lago sono, di volta in volta, provvidenziali e ingannatrici.

Il lago, insomma, benefico e minaccioso, fonte di sostentamento ma anche di distruzione come certi personaggi delle fiabe; e come un miraggio, nelle stagioni delle piogge talvolta riappare e mostra il suo profilo, con le colline che si specchiano nell’ acqua, per rievocare la sua storia millenaria e le sue leggende.

Proprio su questo tema del lago scomparso, stiamo realizzando un documentario televisivo in forma di reportage, con intervento di storici, ingegneri idraulici, amministratori locali e con immagini del luogo dove sorgeva il lago, con l’isola, i porti, le chiuse, i canali.

 

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