Perché la fisica è “una scienza pervasiva”, come recita il sottotitolo? Perché, e ce lo dimostra bene Roberto Fieschi nelle pagine di questo libro, essa, con il suo prestigio da progenitura, non solo ha fornito il metodo e gli strumenti alle diverse discipline scientifiche, ma si è spesso fusa con esse generando risultati spettacolari, e ha istituito anche con la tecnologia uno scambio fertile di reciproci vantaggi.
Il libro tuttavia non è solo questo: è un trattato esemplare su che cosa si deve intendere per scienza, su quali sono le finalità e i principi etici cui essa si ispira. Scrive tra l’altro Fieschi che “norma di comportamento dello scienziato non è la ricerca del bene… ma la ricerca del possibile: ciò che è possibile conoscere, la scienza deve conoscerlo”. E poi subito ricorda che se la scienza è neutrale, nella realtà la scelta delle priorità non lo è del tutto, e può essere ad esempio condizionata politicamente attraverso i finanziamenti; che il corretto atteggiamento dello scienziat è quello di procedere con ostinazione e prudenza, secondo l’insegnamento galileiano, senza abbandonarsi a entusiasmi eccessivi prima che la scoperta sia stata verificata o dimostrata falsa da altri. Aggiunge ancora l’Autore, con tono appena garbatamente polemico “il tutto sulla base di un realismo ingenuo, criticato dai filosofi, che non si addentra in sottili discussioni sull’esistenza del mondo esterno… mondo che la scienza è convinta si possa comprendere con l’uso della ragione”.
Il libro rifugge da discorsi astratti, documenta ogni affermazione e comunica al lettore la consapevolezza che la storia della scienza rappresenta la più alta testimonianza dei risultati raggiunti attraverso i secoli dalla curiosità intellettuale dell’uomo, liberandolo dalle favole dell’ignoranza, dell’ottusità, delle superstizioni. So bene che queste mie parole all’Autore possono sembrare enfatiche e retoriche: il fascino del suo libro risiede anche nello stile pacato, mai ridondante, nel tono affabile, mai trionfalistico o presuntuoso, nei giudizi soppesati con equilibrio. Fieschi, ad esempio, se da un lato condanna l’irrazionalismo persistente in larghi strati della nostra società (fiducia in medicine alternative, astrologia, ‘energia del cosmo’, rifiuto critico dei fatti sostituito da confusi stati d’animo), dall’ altro non è cieco circa i danni causati dal progresso e non li nasconde. Ma io come letterata, giunta tardi, e ormai con strumenti inadeguati, a intuire la nobiltà della scienza, essendo stata deprivata nel mio percorso formativo della possibilità di riconoscerne il valore, sono grata a Fieschi per la semplicità antiretorica con cui evidenzia l’incredibile ottusità di affermazioni quali questa di Croce: “Gli uomini di scienza… sono l’incarnazione della barbarie mentale, proveniente dalla sostituzione degli schemi ai concetti, dei mucchietti di notizie all’organismo filosofico-storico”. Il filosofo con evidenza non sapeva di cosa parlava, eppure tanto danno ha causato alla cultura in Italia, influenzando i maestri e gli studenti di più generazioni.
Oggi certo l’educazione scientifica nella scuola è più curata, e ai giovani sono presentate le ultime risultanze nei vari campi della ricerca. Ma i libri di testo a carattere enciclopedico, con l’enorme massa di nozioni da cui gli studenti vengono bombardati, e che sono costretti a memorizzare, li possono allontanare dal piacere di cogliere l’essenziale, sottraendo loro il tempo di porsi in maniera autonoma delle domande e di cercare delle risposte, di iniziare a fare scienza insomma. Venendo meno in tal modo al loro scopo precipuo, che è quello di contribuire allo sviluppo dell’articolazione mentale di un giovane. Anche a questo riguardo il libro di Fieschi si può rivelare prezioso: è essenziale e discorsivo, aggancia le scoperte e le invenzioni agli uomini che le hanno fatte e al tempo in cui sono vissuti, offre molteplici spunti per analisi e approfondimenti (si vedano ad esempio i capitoli Fisica ariana e genetica marxista, Fisica e armamenti, Scienza e superstizione). Un libro quindi anche da leggere nelle scuole superiori, e sul quale riflettere e discutere (purché non sia avvilito da richieste di riassunti, commenti ecc. scritti, che scoraggiano la lettura riducendola a compito ingrato!), un libro che può insegnare, oltre agli argomenti specifici, anche che è possibile comunicare in maniera chiara e con linguaggio concreto concetti difficili rendendoli accessibili a tutti. Il che non avviene di frequenza quando temi simili sono trattati da certi letterati, critici e filosofi. Del resto Galileo diceva che “parlar oscuro lo san fare molti, ma chiaro pochissimi” e Fieschi, da fisico di valore qual è, conosce bene anche questa lezione del suo primo Maestro.
Mariapiera Marenzana