Studentato via Pietrapiana, le associazioni: “Saltati i canali della partecipazione”

Firenze – Sono tanti i temi che riguardano i cambiamenti che la giunta sta mettendo in atto in città. Molti di questi sono stati analizzati stamani, 18 dicembre, davanti all’ennesimo immobile pubblico che subirà una trasformazione importante, che non si limita al Palazzo delle Poste di via Pietrapiana progettato da Michelucci, ma si estende  all’intera area, compresa la piazzetta antistante. Un vero e proprio cambio di destinazione dell’intero quartiere attuat alla chetichella senza nessuna parecipazione dei cittadini per alcuni, un restyling prezioso per far rivivere la città, secondo la giunta. Il problema è a chi giova, a chi è rivolto il progetto.

Secondo il Laboratorio politico PerunAltracittà, Firenze Città Aperta e altri gruppi da tempo muovono critiche e mostrano analisi alternative sul territorio cittadino, il nocciolo risiede proprio nella scelta delle priorità, da cui derivano le decisioni dell’amministrzione comunale.

“Questo edificio è stato posto in vendita nell’operazione Invest in Florence – spiega Ilaria Agostini, urbanista, del Laboratorio politico PerunAltracittà – il sindaco dice che non avrebbe potuto fare niente contro questa nuova speculazione immobiliare. Certamente non avrebbe dovuto promuovere la vendita dei beni comuni, degli immobili pubblici presso le fiere della speculazione edilizia internazionale. Presentandosi in tali piazze, è chiaro che questi edifici, appetibili, vengono comprati e vengono utilizzati per fare profitto. Il sindaco dice – aggiunge Agostini – di valutarlo per quello che è stato fatto in città. Riassumiamolo in pochi passaggi: Palazzo del Sonno, studentato di lusso, viale Belfiore,  studentato di lusso, Manifattura Tabacchi, un altro studentato di lusso, Teatro Comunale, cosa ne verrà fuori, se non un altro studentato di lusso, le Poste di via Pietrapiana, un altro studentato di lusso. Questo è, urbanisticamente, una funzione direzionale che però si trasforma facilemnte in albergo. Se volete passare una notte allo studentato, basta andare su una semplice piattaforma di prenotazione alberghiera e si può prenotare la stanza anche se non avete, non dico la laurea, ma nessun titolo di studio. Questo non è uno studentato: sono camere con un cucinotto. L’edificio fu costruito dall’architetto Michelucci, che aveva pensato per le poste un edificio multifunzionale, con un piano terra che è una sorta di piazza coperta. Poteva essere un edificio che poteva venire utilizzato per qualsiasi tipo di aggregazione della popolazione. Poteva diventare una casa per le associazioni, un luogo dove potere riunirsi e tenere assemblee, uno spazio collettivo di aggregazione e socialità”.

“In questo edificio verrà aperto un nuovo studentato di lusso con 200 camere – dice il consigliere di quartiere 1  di Firenze Città Aperta Francesco Torrigiani – eppure, l’assessora Del Re ha detto di averlo saputo dalla stampa. Ricordiamo che ancora oggi c’è un regolamento urbanistico che permette qualunque tipo di trasformazione sotto i 2mila metri, senza vrianti, senza permesso, basta la Scia. sono state fatte promesse di cambiare questo regolamento, ma niente si è mosso. qualunque operazione urbanistica ha un impatto sulla città, economico e sociale. In questo luogo verrà aperto uno studentato di 200 camere a circa mille euro al mese. Risibile l’accusa di essere contro gli studenti: siamo contro questi finiti studentati, prenotabili da chiunque, si parla del limite di tre mesi consecutivi ma non si capisce se è per singola stanza o per tutte le stanze.  I nuovi studentati sono solo alberghi di lusso travestiti”.

Del resto, fra le voci critiche  dell’operazione, che stamattina hanno portato il loro contributo al presidio nel corso di una manifestazione che metteva sotto critica la scuola, sono proprio gli studenti, che hanno realizzato un corteo che è giunto fino a pazza san Firenze, dove si è concluso.

Sulla questione interviene la consigliera comunale di Spc, in quota Firenze Città Aperta, Antonella Bundu. “Non è possibile che l’amministrazione prenda solo atto di ciò che sta succedendo in città. noi vogliamo un’amministrazione che abbia una visione chiara, che sappia pianificare e no che allarghi le braccia e dica “Non possiamo fare ninete”. Abbiamo un piano operativo, a cui ancora non si sta lavorando. Piano operativo che fra l’altro è del 2015, dunque di questa stessa amministrazione. Le regole le hanno fatte loro e vanno cambiate”. Quanto al palazzo delle poste, il 50% verrà adibito a funzione direzionale. “Ciò significa – continua Bundu – come ha specificato l’advisor dell società che gestisce lo spazio, in camere per gli studenti. Si parla di 14mila euro per 11 mesi per una stanza singola, mentre per un posto letto in camera doppia si sta parlando di 900 euro al mese. Ciò non va certo a soddisfare le richieste di chi vuole dar luogo al suo diritto allo studio. Senza scordare che ci sarà la possibilità di affittare camere come in un albergo. Tutto ciò fa saltare le regole di un settore, quello alberghiero. L’amministrazione non sta riempendo i buchi neri, li sta creando. Non dimentichiamo che ora si sta pensando di spostare Agraria dalle Cascine. Cosa diventeranno quelle strutture, un ennesimo buco nero che andrà salvato con la pseculazione?”. Per quanto irguarda le richieste di case che sta stringendo la città alla gola, Budu ricorda che l’unico edificio che ha supportato ciò è l’ex caserma dei Lupi di Toscana con i suoi 20mila metri quadri di housing sociale. Tuttavia, spiega la consigliera, non è un investimento inserito in una visione comunale, “si tratta di risorse derivanti dalla pandemia. Dunque, non c’è risposta a quello che è richiesto a gran voce dai movimenti di lotta per la casa, ovvero più alloggi popolari. Invece di utilizzare strutture pubbliche dismesse, magari anche con l’autorecupero, si sceglie di andare avanti con sgomberi e sfratti senza dare soluzioni. Questo spazio, le poste di Michelucci, devono avere una pianificazione diversa e dove si parla di funzione direzionale non si può mettere l’ennesimo studentato di lusso”. .

Grazia Galli, dell’associazione Progetto Firenze, mette l’accento su un altro aspetto. “Tutta questa trasformazione, in cui alcuni di noi vedono una logica, altri una mancanza di visione – dice Galli – di fatto sta trasformando Firenze in una città frattale, con un grosso nucleo destinato al consumo, ma dove gli spazi per la cittadinanza, per la vita quotidiana, per il lavoro si stanno riducendo sempre più in frammenti talmente piccoli da non avere più la forza di essere rappresentati, tutto ciòsta avvenendo con dei meccanismi di rappresentanza parcellizzati. Il nuovo piano operativo in studio, che viene rappresentato come la futura panacea per fermare questo tipo dioperazioni, ponendo sul tavolo un disegno da discutere tutti insieme, oltre a essere sempre rimandato, non viene discusso con la cittadinanza. Molti hanno sentito parlare di Firenze Prossima, che viene presentata come il meccanismo di partecipazione con cui coinvolgere la cittadinanza. Bene, questo meccanismo ha coinvolto lo 0,2% dei residenti di Firenze e nonostante questo, ha dato risultati che operazioni come questa sul Palazzo delle Poste, disattendono completamente. I laboratori del Q1 (30-40 persone) hanno chiesto esattamente il contrario. E’ un problema che dobbiamo cominciare a porre. Se la rappresentanza significa questo, vale a dire una rappresentaizione che di fatto ci taglia fuori, il problema va oltre gli studentati, va oltre la trasformazione di alcune aree di Firenze. Investe invece il nostro significato di cittadini, le nostre capacità di essere rappresentati. Forse, oltre a discutere del merito delle singole scelte, dovremo cominciare ad interrogarci tutti quanti insieme, su come riappropriarci dei meccanismi di rappresentanza che abbiamo, come il referendum, al momento bloccato da un regolamento che lo subordina alla volontà della maggioranza che governa la città. Servono nuovi meccanismi non solo partecipativi, ma anche deliberativi”.

Ma c’è ancora un altro profilo, come rileva Pancho Pardi. “L’opinione pubblica critica – dice Pardi – ha scoperto e amato i beni comuni. Quelli naturalistici, artistici, culturali, urbanistici, architettonici. In una società in cui gli indvidui in gran parte diventano sempre più poveri, c’è accanto una ricchezza enorme, sfolgorante, fatta di tante cose diverse, su cui stiamo perdendo la possibilità di decidere. Una ricchezza enorme che sfugge al controllo cittadino, sfugge al controllo civile e viene riconsegnata nelle mani di poche persone che decidono per conto di tutti gli altri, dando ai beni comuni alla fine una direzione quasi univoca: i beni comuni stanno diventando beni privati. Tutto questo avviene in una forma di trucco generale della società: si fa finta di esercitare la partecipazione, ma la partecipazione viene attivata soltanto quando gli argomenti sono insignificanti; quando sono rilevanti, non c’è. Ultimo esempio, la tramvia, dove, sul nuovo percorso, non c’è stata valutazione d’impatto. Penso – conclude Pardi – che chi ha a cuore i beni comuni deve esercitare un controllo forte sulle procedure di partecipazione”.

Un punto viene poi sottolineato con forza da Francesca Conti, del laboratorio politico Perunaltracittà, ma anche esponente, candidata alle ultime amministrative, di Potere al Popolo: “In questo momento le vertenze aperte sono tante. Al di là del fatto che l’amministrazione sembra ignorare tutto quel che si dice, rappresentando sempre se stessa come superlativa, bravissima, senza errori, dobbiamo continuare  senza arrenderci. Gli studenti, presenti anche oggi, sono colpiti dalla privatizzazione di questa città, dal fatto che l’università pubblica stia sempre più impoverendosi, dal fatto che non riescono neppure più ad affittarsi una stanza. Ci sono i bibliotecari che lottano contro i tagli del loro appalto, che non verranno internalizzati e che stanno svolgendo una lotta che colpisce un altro bene pubblico, la cultura. Costa san giorgio è balzata agli onori delle cronache, la trasformazione di uno spicchio, l’ultimo rimasto, di un podere del ‘300 a Gavinana in parcheggio è stato sospeso, grazie al comitato di cittadini che ha preso il toro per le corna. Le lotte si possono anche vincere”.

Ancora interventi, quello dell’urbanista di PerunAltra città Roberto Budini Gattai, che parla di grossi scandali per la città, sia per quanto riguarda l’utilizzazione degli spazi pubblici che per la questione tramvia, e di Massimo Torelli, Firenze Città Aperta, che pone l’accento sulla necessità di unire le lotte per riconquistare spazi di democrazia e rappresentanza citando anche il caso GKN e il decreto antidelocalizzazioni, tira le fila Giuseppe Cazzato, residente, Movimento di Lotta per la casa: “Per quanto riguarda il cambio di destinazione di questo edificio, avevamo reso pubblico già mesi fa questo scandalo, con un presidio in cui si denunciava sia l’utilizzo improprio di questo stabile, che la carenza di case, con la richiesta che nel progetto fosse prevista, per una parte della struttura, la destinazione a case popolari. alle migliaia di sfratti in corso a Firenze non corrispondono soluzioni abitative da parte del Comune. Di fatto, la gente sfrattata si deve arrangiare con le sue sole forze. Non basta dunque dire no agli studentati, bisogna anche dire con forza che in questi stabili vanno realizzate case popolari. Nl centro di Firenze, fino a una decina di anni fa, c’erano oltre 500 alloggi popolari. Ora ne rimangono pochissimi, molti di questi posti all’asta.  Tornando allo stabile delle Poste, non è solo la struttura a essere coinvolta, ma l’intera area. Tutto lo spazio verrà ridisegnato cambiando la natura della zona, con strutture deputate anche al turismo. Le compensazioni dovute al comune per il cambio di destinazione, in realtà verranno funzionalizzate allo stabile stesso. E’ necessario che i residenti vengano informati, dal momento che, pur parlando senpre di partecipazione, l’amministrazione non ha coinvolto per niente i cittadini nell’operazione, sono stati lasciati all’oscuro”.

 

 

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