Firenze – Sette fatti di strage in appena undici mesi. Accadeva tra il 1992 e il 1993 e il 2 luglio 2002 Gabriele Chelazzi, insieme all’allora procuratore nazionale Piero Luigi Vigna, ricordava alla Commissione parlamentare l’anomalia di quelle stragi terroristiche. L’audizione fu rimandata e i due magistrati non furono mai più chiamati a deporre, con grande sconforto di Chelazzi che nove mesi più tardi, a 59 anni, morì a seguito di un infarto.
“Quella di Chelazzi è una lezione non solo di dedizione ma anche di grande professionalità e umanità. Gabriele Chelazzi è stato uno dei grandi magistrati del Paese a cui l’Italia deve molto” sottolinea l’assessore alla legalità della Toscana Vittorio Bugli, intervenuto ieri alla cerimonia nell’aula bunker di Santa Verdiana in ricordo del pubblico ministero. Un appuntamento che si ripete ogni anno, dal 2003. C’erano anche i ragazzi delle scuole. “E questo è importante – commenta Bugli –, perché memoria e conoscenza sono essenziali nella lotta alla mafia e alla criminalità e da iniziative come queste, che sono il giusto tributo a persone come Chelazzi, che ha interpretato la professione con grande sentimento ma anche innovazione e capacità di stare sui fatti, può scaturire la curiosità per approfondire e provare a capire quelli anni difficili e importanti (e non ancora del tutto chiari) nella storia del nostro paese”.
Chelazzi fu il pubblico ministero che coordinò le indagini sulle autobombe del ’93-‘94: l’attentato a Maurizio Costanzo (a Roma), la strage di via dei Georgofili a Firenze e quelle di via Palestro a Milano e le due di Roma, a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro, oltre ai falliti attentati allo stadio Olimpico nel gennaio 1994 e al pentito Salvatore Contorno nell’aprile di quello stesso anno. Fu grazie al suo lavoro , assieme a quello dei colleghi Vigna, Fleury, Nicolosi e Crini, che boss e gregari di Cosa Nostra sono stati condannati definitivamente quali mandanti ed esecutori di quella stagione di terrore. Fu il pubblico ministero che indagò sulla mafia ma anche sul terrorismo.
Nei mesi successivi al 2002, dopo il primo incontro con la Commissione antimafia, Chelazzi si appellò alle istituzioni locali e al mondo della ricerca almeno per ricostruire in termini storici l’intrigo di quella stagione di sangue, vista la difficoltà di arrivare a provare la verità giudiziaria. La Regione Toscana raccolse la sollecitazione organizzando per il decennale della strage, il 26-27 maggio 2003, un importante convegno sul tema in cui furono coinvolti i massimi esperti del mondo della magistratura e accademico a livello nazionale. Il pubblico ministero morì un mese prima, ma quell’appuntamento annuale, affinchè il velo su quello che è accaduto non si richiuda, prosegue: ogni volta con un tema e una sfaccettatura diversa.
“La lotta contro l’illegalità si fa in tribunale – dice Bugli – ma la cultura della legalità si costruisce nella vita di tutti i giorni, tramandando determinati valori e le conquiste ottenute. Per questo è importante non dimenticare: parlandone sempre e ad alta voce”.
E’ quello che contribuisce a fare la “casa della memoria” che è il Centro di documentazione e legalità democratica che si trova all’ultimo piano di Palazzo Strozzi Sacrati, affacciato su piazza Duomo a Firenze: un archivio della Regione sui misteri e i poteri occulti, le stragi, l’eversione, la mafia e la criminalità organizzata in Italia, con le pareti tappezzate di manifesti che ricordano le tante iniziative organizzate, tesi e libri sulle Brigate Rosse, i 130 i volumi della commissione parlamentare sull’attentato Moro ed altri sulla P2, la loggia massonica di Licio Gelli. Uno spazio frequentato anche dalle scuole. “Venite a trovarci – dice Bugli ai ragazzi – le porte sono aperte”.