Firenze – La sentenza di secondo grado della Corte d’Appello di Firenze sulla strage di Viareggio è arrivata in Cassazione questa settimana. La speranza era che si potesse concludere un processo giudiziario durato 11 anni, di una strage dove persero la vita 32 persone, tra cui anche bambini molto piccoli e la maggior parte a causa di ustioni gravi su tutto il corpo.
La Cassazione avrebbe dovuto pronunciare il verdetto finale, ma ha deciso di prendere ancora un po’ di tempo e rimandare all’anno nuovo, tra l’8 e il 15 gennaio, la decisione finale.
I familiari delle vittime, costretti a non partecipare di persona al processo a causa delle restrizioni governative dovute al rischio epidemiologico, si sono trovati sbigottiti e perplessi, non tanto per il rinvio del verdetto finale, bensì a causa del sospetto che siano state messe in atto “manovre in corso e di soccorso per “sollevare” dalle proprie pesanti e gravi responsabilità dell’ex amministratore delegato Fs Moretti.”.
Il disastro ferroviario avvenne nella notte del 29 giugno 2009, alla stazione di Viareggio, dove un treno carico di materiale infiammabile deragliò dai binari a causa della rottura di un assile ferroviario. Da quel momento in poi il gpl, trasportato dal treno, travolse tutto quello che trovava intorno, tra cui anche case abitative che si trovavano nelle vicinanze.
La storia del processo giudiziario alla ricerca delle responsabilità sull’accaduto è stata lunga e corposa, oltre a essere estremamente tecnica la doverosa ricostruzione dei fatti, la difficoltà da parte dei magistrati è stata quella di individuare le condotte alternative che avrebbero evitato l’evento e attribuire le giuste responsabilità giuridiche a chi, ricoprendo un determinato ruolo professionale, non ha svolto il suo incarico e i doveri ad esso attribuiti. Inoltre, le società coinvolte nell’incidente sono molte, questo rende ancora più ardua l’impresa di individuare le persone fisiche a cui spettava il compito di controllare la manutenzione dei binari o apportare modifiche, ad esempio la riduzione della velocità di transito per il trasporto di merci pericolose, elemento che avrebbe potuto cambiare gli eventi.
Ma non è tutto, un altro elemento analizzato dalle magistrature è stato il fatto che Trenitalia SPA non possedesse cisterne idonee al trasporto commerciale di merce pericolosa, di fatto il treno deragliato in questione era di un paese terzo e quindi la sua tracciabilità e la storia manutentiva non erano scrupolosamente tenute sotto controllo dagli addetti ai lavori, come dovrebbe essere.
In totale gli indagati sono trentotto, mentre le condanne confermate dalla Corte di Appello di Firenze in secondo grado sono verso Vincenzo Soprano e Michele Mario Elia, ex dirigenti di RFI SPA, condannati a 6 anni , Mauro Moretti, ex amministratore delegato del gruppo Fs a 7 anni e i manager della società Gatx Rail, la proprietaria del carro di trasporto merci, e l’officina tedesca Jugenthal a cui spettava il compito della manutenzione dell’assile.
La decisione dello Stato di non presentarsi come parte civile in giudizio, concedendo la liquidazione monetaria ai parenti delle vittime, è stato il primo atto che ha deluso le aspettative e le speranze dei familiari. Poi, nel 2017, sono arrivate le prescrizioni per i reati di incendio colposo e lesioni colpose gravi restando in piedi solo le accuse di omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario.
Lo sfogo dell’associazione “il mondo che vorrei”, la Onlus che racchiude al suo interno i parenti delle vittime, che denuncia “Manovre spudorate per salvare un personaggio dal punto di vista manageriale, economico, finanziario e politico, di cui troppi politici e istituzioni hanno dimostrato in tutti questi anni di avere riverenze e timori.” è la somma di delusioni che hanno caratterizzato 11 anni di processi per la ricerca della verità.