Firenze – Un mese fa, il 16 febbraio, una trave di cemento armato cede durante i lavori di realizzazione della nuova Esselunga di via Mariti a Firenze. Cinque operai perdono la vita, andandosi a sommare a una lunga lista e portando il numero dei morti sul lavoro alla vertiginosa cifra di 145 dall’inizio del 2024.
“Quella di via Mariti non è stata una tragica fatalità – si legge in una nota diffusa oggi, 16 marzo, nel corso del presidio organizzato dall’Assemblea 16 febbraio, che riunisce associazioni, comitati, partiti, cittadini residenti e non, sindacati – bensì una strage del tutto prevedibile, sindacati, conseguenza di subappalti pirata e condizioni di lavoro intollerabili, tra ipersfruttamento e caporalato, che le istituzioni scelgono deliberatamente di non vedere finché non causano delle morti, e spesso nemmeno in quel caso. È stata la conseguenza inevitabile di una realtà fatta di speculazione immobiliare e guerra concorrenziale tra i colossi della grande distribuzione che si gioca nelle strade della nostra città, sottraendoci progressivamente ogni spazio collettivo”.
Uno stato di cose che vede due importanti iniziative future, lanciate oggi al presidio: una raccolta firme per costruire nel luogo della strage un parco pubblico invece di una nuova sede commerciale Esselunga, e una nuova manifestazione, per sabato prossimo, 23 marzo. “Per questo mobilitarsi e scendere in piazza il prossimo 23 marzo è necessario – sottolineano dall’Assemblea 16 febbraio – non è accettabile che chi governa questa città abbia deciso di continuare come se nulla fosse, arrivando persino a ringraziare Esselunga a poche settimane dalla strage”. Il riferimento è al comunicato di poche righe dello scorso 29 febbraio, “in cui il sindaco Nardella ha ringraziato Esselunga per gli interventi sulle opere pubbliche esterne al cantiere interessato dal crollo”.
“Un ringraziamento vergognoso – sostiene l’Assemblea 16 febbraio – considerato il dramma umano e sociale che rappresenta quella tragedia. Noi non ci lasciamo distrarre e avanziamo una richiesta chiara: al posto del centro commerciale, un parco pubblico intitolato ai cinque operai morti nel cantiere. Non basta usare la parola “parco” o “giardino”, come ha fatto strumentalmente il sindaco, per mettere a tacere il quartiere e l’intera città”.
E dal palco, il messaggio giunge chiaro: “Giustizia per le vittime, il diritto a un lavoro sicuro e un parco pubblico intitolato a Mohamed El Farhane, Mohamed Toukabri, Taoufik Haidar, Luigi Coclite e Bouzekri Rahimi, realizzato con soldi pubblici che prenda il posto del cantiere per l’ennesimo, inutile centro commerciale a Firenze”.
Queste le rivendicazioni della man0ifestazione chiamata per il prossimo 23 marzo, con concentramento alle 15.30 all’Esselunga di via Novoli 61 a Firenze, che attraverserà il quartiere passando nuovamente in via Mariti, e della raccolta firme lanciata oggi dal presidio davanti al cantiere della strage, per dire che i cantieri di Esselunga non devono riaprire.
“La solidarietà sociale, la protezione reciproca che deriva dalla condivisione di un territorio, la capacità di prendersi cura dei rapporti che si creano per le nostre strade: tutte queste sono caratteristiche storiche dei nostri quartieri, che rischiano di scomparire nel mare magnum dell’individualismo e della speculazione. Chiediamo una città a misura di chi ci vive: non vogliamo più aspettare e siamo stanchi di vedere la nostra città svenduta al profitto di pochi. Per questo il 23 marzo scenderemo in piazza assieme, perché stragi come quella via Mariti non debbano più ripetersi, e perché il parco pubblico al posto del cantiere rappresenti il punto di svolta concreto, e insieme profondamente simbolico, di cui questa città ha bisogno”.
Riferendosi ai “due interlocutori che abbiamo”, dice Lorenzo Colavecchia, dell’Assemblea 16 febbraio, ” Esselunga a cui chiediamo di sospendere i lavori per la realizzazione del centro commerciale, e il Comune che deve impegnarsi affinché quest’area sia destinata a parco pubblico intitolata alla memoria delle vittime”, nelle prossime settimane “se Esselunga non dichiarerà in un arco di tempo ragionevole quali sono le intenzioni su quest’area, lanceremo una campagna di boicottaggio dei loro supermercati”. Una richiesta, quella del parco, che parte da lontano, “dal Comitato dell’ex Panificio militare – ricorda Antonio Morese sempre dell’Assemblea 16 febbraio – che voleva un giardino pubblico in toto, non una piccola macchia verde come quella proposta da Esselunga. Ma tutte le amministrazioni, compresa l’attuale, hanno sempre fatto orecchie da mercante. Dopo un periodo di assuefazione, il quartiere ha riaperto gli occhi, c’è bisogno di un polmone verde aperto al pubblico per la socialità, per interagire e respirare aria pulita, perché da qui fino a Careggi, questa zona di Firenze è diventata una valle di cemento”.
Foto: Luca Grillandini