Strage di Capaci, nell’anniversario Firenze si mobilita

Firenze – Sono passati trent’anni, dagli attentati che che costarono la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Trent’anni in cui il Paese, pur avendo saputo respingere gli attacchi della mafia armata, non è riuscito a dare una svolta definitiva alla sua lotta contro la criminalità organizzata. Anzi, secondo alcuni osservatori, le mafie sono sempre più addentro al tessuto economico, amministrativo, politico italiano. Oggi però è stata la giornata del ricordo, e la memoria è stata “scritta” stamattina, dai ragazzi delle scuole toscane. Oltre 1500 studenti toscani e loro insegnanti delle elementari e medie, hanno voluto donare a tutto il mondo, contro ogni violenza, una scritta umana, NO MAFIA, NO DIPENDENZE, NO GUERRA. L’iniziativa, organizzata dalla Fondazione Antonino Caponnetto e dalla Onlus “Bevi con la Testa”, si è tenuta nella fattoria di Suvignano (Siena), luogo simbolico, uno dei più importanti sequestri alla mafia avvenuti, alla presenza delle istituzioni locali, di Angelo Corbo poliziotto della scorta di Falcone sopravvissuto al tritolo di Capaci e di tanti cittadini che hanno voluto esserci, nonostante la giornata lavorativa. “Un grazie di cuore a coloro che hanno impiegato tempo e entusiasmo in due mesi di lavoro per arrivare a questo splendido risultato. Impossibile citarli tutti in questo comunicato; lo faremo sui nostri social dove pubblicheremo anche molte foto e video dell’evento e del “dietro le quinte” dell’immenso lavoro svolto” dicono Domenico Bilotta e Matteo Lucherini Bargellini della Fondazione Antonino Caponnetto.

Sempre oggi 23 maggio, il Presidente del Consiglio comunale di Firenze Luca Milani, unitamente al Consiglio comunale, con la vice sindaca Alessia Bettini, le assessore Benedetta Albanese e Sara Funaro, gli assessori Cosimo Guccione e Stefano Giorgetti hanno onorato la memoria di Falcone e Borsellino con una cerimonia, col Gonfalone del Comune di Firenze, presso la lapide intitolata ai giudici ed agli agenti della scorta situata nel cortile della Dogana di Palazzo Vecchio.

La cerimonia ha commemorato, oltre che Giovanni Falcone anche Francesca Morvillo e gli agenti della scorta assassinati nelle stragi di Capaci: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani e coloro che sono caduti il 19 luglio nell’attentato a Paolo Borsellino e gli agenti di via D’Amelio: Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli. Alla cerimonia hanno partecipato Giuseppe Creazzo (Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze), don Andrea Bigalli (Referente Regionale Libera Toscana), Giuseppe Quattrocchi, già Capo della Procura di Firenze ed Ornella Rosolino, membro della Fondazione Caponnetto.

“Roberto Scarpinato, procuratore generale a Palermo andato in pensione dopo 42 anni di servizio e di lotta alla mafia proprio ad inizio anno, ha descritto il filo d’acciaio che si è dipanato dalla strage di Portella della Ginestra (1947) sino a Capaci, via d’Amelio, Roma, Milano e Firenze. Il collante comune di questo stragismo, apparentemente oscuro – ha detto il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – è il ruolo dei servizi segreti, civili e militari a seconda dei casi, nella gigantesca opera di depistaggio dell’attività della magistratura per impedirle di scoprire la verità. È nostro compito continuare a chiedere, senza fine, la piena verità su queste stragi, sugli esecutori e sui mandanti, potremmo scoprire veramente un intreccio tra terrorismo, organizzazioni mafiose e malavitose e pezzi deviati dello Stato come denunciato già 45 anni fa da Pier Paolo Pasolini nel suo famoso articolo “Io so. Ma non ho le prove”.

Il 30 aprile 1982 viene assassinato a Palermo Pio La Torre, deputato e segretario regionale del Pci siciliano. Con lui, nella macchina crivellata dai colpi dei sicari di Cosa Nostra, c’è Rosario Di Salvo, il compagno di partito che gli faceva da autista e guardia del corpo. La Torre si era battuto per l’approvazione della legge – ha aggiunto il presidente Luca Milani – che introduceva il reato di associazione mafiosa e la confisca dei beni ai mafiosi. Per la sua uccisione, il 12 gennaio 2007, sono stati condannati 9 boss, fra cui Riina e Provenzano.

Per ricordare il trentesimo anniversario della strage di Capaci ed esattamente alle 17.57 il sindaco Dario Nardella, il Consiglio comunale e gli assessori si sono ritrovati sull’Arengario di Palazzo Vecchio per un minuto di raccoglimento.
“Abbiamo reso omaggio alla memoria di Giovanni Falcone – ha detto il sindaco Nardella -, un grande italiano, un grande uomo e un grande magistrato e abbiamo pianto insieme al resto delle città italiane, ricordando la sua scomparsa, quella di sua moglie e della sua scorta. Falcone diceva spesso che la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un inizio e una fine”. “In questi anni lo Stato ha inferto colpi durissimi alla mafia – ha continuato -, risalendo quasi sempre ai responsabili di quei terribili attentati che funestarono il nostro Paese tra il 1992 e il 1993, ma è ancora presto per poter affermare di aver cancellato Cosa nostra e le altre mafie dal nostro Paese”. “Purtroppo, la criminalità organizzata si trasforma e si adatta alle epoche e alle esigenze – ha proseguito il sindaco -. Oggi non si manifesta come allora con episodi cruenti, ma continua a perpetrare crimini. Dobbiamo tenere alta l’attenzione, altrimenti queste cerimonie di ricordo non serviranno a nulla”.

“Se vogliamo onorare davvero Giovanni Falcone, Paolo Borsellino – ha concluso Nardella – e tutti gli uomini servitori delle Istituzioni che hanno perso la vita per combattere la mafia dobbiamo essere all’altezza del loro coraggio e della loro tenacia e della loro caparbietà”.

 

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