Firenze – Quarantuno anni, e ancora tutta la verità non è stata raccontata. Strage di Bologna, 2 agosto 1980: 85 morti, 200 feriti. Dopo vari depistaggi e narrazioni distorte, la vera natura di quella strage di innocenti si chiamò col suo nome: strage fascista. Ma ciò che mancò e che faticosamente sta emergendo nella sua interezza, fu la larghezza dei coinvolgimenti, la ragnatela delle relazioni. Dopo la condanna degli ex Nar, Francesca Mambro e Giusva Fioravanti ergastolo, Luigi Ciavardini 30 anni (tutte e tre le condanne sono definitive) e Gilberto Cavallini, condannato al’ergastolo in primo grado), alla sbarra, nel processo che si è aperto nell’aprile scorso a porte chiuse per la pandemia ma trasmesso in streaming, il principale imputato è l’ex esponente di Avanguardia nazionale Paolo Bellini, ritenuto dalla Procura generale uno degli esecutori dell’attentto insieme agli ex Nar Mambro, Fioravanti, Ciavardini e Cavallini (quest’ultimo, lo ricordiamo, condannato in primo grado).
Quattro menti avrebbero organizzato la strage, secondo i procuratori generali. Quattro nomi che pesano, di quattro deceduti: Licio Gelli, maestro venerabile della loggia massonica P2 e Umberto Ortolani, nel ruolo di mandanti-finanziatori; Federico Umberto D’Amato indicato come mandante-organizzatore; Mario Tedeschi, direttore della rivista “Il Borghese” ed ex senatore dell’Msi nel ruolo di organizzatore per aver orchestrato la gestione mediatica della strage coadiuvando D’Amato anche nell’attività di depistaggio delle indagini. Una strage dunque, secondo la ricostruzione dell’accusa ancora al vaglio dei giudici, che ricevette il finanziamento di un flusso di milioni di dollari da parte della P2. Il processo è in corso.
Oggi, 2 agosto 2021, alla commemorazione c’era anche la ministra della giustizia Marta Cartabia. “Bologna sappia di poter contare su di me e su tutto il ministero per quanto è nella mia competenza. Il processo attualmente in corso che fa compiere un salto in avanti verso la ricostruzione dei fatti è una necessità per l’intera storia del Paese. La stazione Bologna è uno snodo, non solo uno snodo ferroviario e geografico, è uno snodo storico dell’intera storia d’Italia”. “E’ per questo – ha osservato – che condivido fino in fondo e faccio mia la richiesta dei familiari delle vittime per una piena piena attuazione della direttiva che favorisce il disvelamento dei documenti tutt’ora coperti dal segreto di Stato ed è per questo che sarà rinnovato il protocollo per la digitalizzazione dei processi di interesse storico”.
Per la Regione Toscana, in piazza a Bologna c’era l’assessora con delega alla cultura della memoria Alessandra Nardini. “È stato emozionante rappresentare la Toscana nel 41° anniversario della strage di Bologna. C’è stata una partecipazione straordinaria, un corteo che si è snodato lungo i sampietrini della memoria fino alla Stazione per restare in silenzio al fischio del treno alle 10:25 esatte, l’ora dell’attentato fascista che ha spezzato la vita di 85 persone distruggendo sogni, futuro, famiglie, amori. Leggere le loro storie, immaginare quanta vita avevano ancora da vivere, quanti progetti interrotti, stringe il cuore, provoca una commozione mista a dolore e rabbia”.