Firenze – “Per batter questa capra non ci vuol che un lupo”. Ho sentito questo detto popolare nella zona dell’empolese, anche se non ne ho trovato traccia nelle raccolte di modi di dire toscani.
Sembra che l’avesse pronunciato un condottiero fiorentini con riferimento alla nascita del castello di Montelupo edificato appunto dalla Repubblica fiorentina all’inizio del XIII secolo sulla riva sinistra dell’Arno per tener testa a quello di Capraia, sulla riva destra che era un avamposto pistoiese
La mossa tattica ebbe successo visto che alcuni decenni dopo Firenze controllava entrambe le rocche e forse questo fatto è all’origine dell’ulteriore detto. “Da Montelupo si vede Capraia, Dio li fa e poi li appaia” per definire in modo ironico affinità o anche rivalità che riguardano persone affini
A proposito di rivalità e di affinità merita ricordare un altro celebre detto:
Brozzi, Peretola e Campi, Dio li fece e buttò via gli stampi. Con la variante È la peggio genia, che Dio ne scampi!
Ironia campanilistica in uso a Firenze e negli altri Comuni limitrofi tant’ è vero che esiste anche la variante Sesto Peretola e Campi ecc. Un particolare curioso: ci ricorda che Brozzi e Peretola un tempo erano Comuni autonomi. Furono accorpati a Firenze nel 1928.
A proposito di affinità e rivalità, c’è il detto “Guelfo non son, né Ghibellin m’appello” per significare la lontananza da due parti contrapposte
Ma talvolta viene aggiunto: “chi mi dà da mangiar, tengo per quello” che cambia radicalmente il significato rispetto all’appartarsi sdegnoso e diviene una parafrasi del celebre motto “O Franza o Spagna abbasta che se magna.”
Passiamo ora al noto intercalare idiomatico “peggio Palaia” diffuso in Toscana e in particolare in provincia di Pisa. Se ne da una duplice spiegazione. La prima fa riferimento alla presa del castello di Palaia nel 1435 da parte di Niccolò Piccinino che combatteva contro la Repubblica Fiorentina e devastò vari Comuni del Valdarno inferiore. Evidentemente Palaia era quello più colpito. Un’altra versione invece ci racconta che il Granduca Leopoldo II, visitò la zona devastata da un evento naturale e quando, si mostrò costernato per i gravi danni gli dissero che il più colpito era Palaia.
L’aspetto più significativo è che la frase viene usata anche nella versione ironico-amara “meglio Palaia” e ti dicono: “la sostituzione del pezzo costa trecento euro” e quando fai Ah! aggiungono “poi c’è la mano d’opera” allora ti potrebbe capitare di esclamare “ meglio Palaia”. Un po’ come dire: piove “sul bagnato”.
Nel pisano, per indicare chi non cede, non scende a compromessi è poi usato il modo di dire esemplificativo: Calcinaia arrenditi! No, vo’ morì cane.
Il riferimento è evidentemente a una delle volte il cui il castello omonimo- che era un presidio importante per il passaggio dell’Arno- fu assediato, probabilmente nella guerra tra Pisa e Firenze.
Un significato per certi versi simile è “Son di Prao e voglio esser rispettato( e posa il sasso)
Tornando alle guerre dell’età comunale c’era il detto oggi abbastanza dimenticato “Bella terra è Lucca ma Pisa la pilucca”, che faceva riferimento alla ricchezza mercantile e agricola lucchese e alle scorrerie dei pisani che avevano una tradizione guerriera. Ricordando l’avanzata dell’esercito pisano in Lucchesia nella guerra del 1313 così scrive Carducci in Faida di Comune: Va per languidi oliveti / Va per vigne dispogliate/ Forte odora per le ville/La vendemmia già matura/ Ahi, quest’anno San Martino/ Dà la mala svinatura!
Un significato analogo ha anche l’espressione (nota in quasi tutta la Toscana): Arrivano i pisani! Si narra che le madri lo dicessero ai bambini quando si assopivano durante la cena, per tenerli svegli alludendo al pericolo delle incursioni della Repubblica marinara.
Tralascio l’ancora più conosciuta “Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio” perché essendo di origine pisana l’ho sentita (scherzosamente) ripetere qualche miliardo di volte e la trovo consunta. Inoltre, penso che i morti sia meglio lasciarli in pace. Preferisco ,invece l’invettiva dantesca Ahi Pisa vituperio delle genti! che fa riferimento a un episodio specifico e storicamente datato.
Sempre in tema di ironie campanilistiche sono da ricordare i detti: “il soccorso di Pisa “ che fa riferimento a un aiuto portato all’alleato in modo troppo tardivo (e l’allusione è spesso a un indugio non fortuito ). E l’altro “fare come i ladri di Pisa” che si usa per dire che due si presentano come avversari ma in realtà sono d’accordo. Infatti si diceva che i ladri di Pisa di giorno fingevano di litigare ma di notte si spartivano il bottino.