Nonostante i grandi cambiamenti che agitano l’editoria, la fiorentina Leo S. Olschki, specializzata in pubblicazioni di alto livello qualitativo, giunta alla quinta generazione continua la sua filosofia di proporre edizioni particolarmente ricercate con la stessa cura editoriale, artistica che la contraddistingue da sempre.
Daniele Olschki, la sua casa editrice ha una storia molto interessante e antica. Me ne vuole parlare?
“È veramente molto lunga e piena di eventi particolari. Siamo nati nel 1886 quando mio bisnonno, da tre anni stabilito a Verona dalla Prussia, fonda la libreria antiquaria editrice. Già nel 1890 si trasferirà con tutta l’azienda a Venezia dove aprirà una libreria in Piazza San Marco. Dopo sette anni, attratto dalla realtà fiorentina che rappresentava una mèta obbligatoria per tutti gli intellettuali internazionali e per i grandi collezionisti, come Pierpont Morgan ed Henry Walters, arriverà a Firenze. Sarà nella città del giglio che l’attività antiquaria decollerà, e supportando anche l’attività editoriale che Leo Olschki aveva intrapreso nell’1889 con la prima rivista stampata a Verona, “L’Alighieri”, che rispecchiava il grande interesse che aveva per la cultura italiana e in particolare per l’opera del grande poeta. Costruisce quindi una nuova sede, un bellissimo villino liberty sulle sponde del Mugnone e negli stessi anni fonda la Tipografia Giuntina con l’intento di far rinascere a Firenze l’arte della tipografia antica.
Nell’1911 realizza il suo sogno di pubblicare quella che desidera rimanga come una delle più belle edizioni della Divina Commedia, tuttora un’opera tipografica insuperabile nella sua composizione in piombo con carattere mobile. L’avvicinarsi della guerra lo costringe a rifugiarsi in Svizzera per gli attacchi che riceve per la nazionalità tedesca che porta sul passaporto e che lo classifica, negli attacchi dei nazionalisti, come una possibile spia, intenta ad importare in Italia la cultura tedesca. Tornato in Italia avvia il periodo più fecondo dell’attività, potendo contare, oltre che sulla sede fiorentina, su quella ginevrina e romana.
Questa feconda parentesi di tre lustri ha un brusco arresto il 7 settembre del ‘38 quando vengono emanate le leggi razziali e Leo riceve l’ingiunzione dal ministro Alfieri del Ministero di denunciare tutti coloro che all’interno della casa editrice sono di origini ebraiche e anche tutti gli autori che hanno scritto e pubblicato per la casa editrice. Un’altra richiesta tassativa è quella di cambiare il nome all’azienda con un nome ariano e dopo un passaggio difficile e complesso riusciamo ad ottenere la discriminazione per meriti. Si tratterà solo di un’autorizzazione temporanea dopo l’aggravarsi della normativa, che costringerà l’editore a cambiare il nome in Bibliopolis e a giustificare le iniziali sulla sigla col motto “Litteris servabitur orbis”. Durante la guerra perderemo tutto. La sede di Roma ci viene espropriata dal gerarca fascista Ettore Muti e lì perderemo anche la libreria romana in via del Babuino, mentre la libreria a Firenze in Lungarno Corsini angolo via Tornabuoni, verrà distrutta dai tedeschi quando faranno saltare il Ponte alle Grazie. Arretrando il fronte i tedeschi faranno saltare anche il ponte sul Mugnone, distruggendovi insieme anche la sede del villino liberty”.
Dopo la guerra avete però ricominciato…
“Con grande difficoltà, i due fratelli Cesare e Aldo Olschki non si trovano d’accordo nel mantenere unite le due attività, quella antiquaria e quella editoriale. Cesare, il maggiore, prenderà per sé la parte antiquaria, la più redditizia, mentre ad Aldo toccherà quella editoriale. La ripresa sarà difficilissima fino a portare alla decisione di vendere l’attività. Si faranno avanti per acquisirla due personaggi uno dei quali è molto noto alle cronache di qualche anno fa, si tratta di Michele Sindona con il fratello Edo, ma la difficile situazione finanziaria della ditta sconsiglia Sindona a procedere all’acquisto. Mio nonno muore nel ’63 e la Casa Editrice passa nelle mani di mio padre Alessandro, che oltre a portare avanti le collane e riviste storiche, stringe accordi con università e accademie al fine di diventarne il braccio editoriale”.
In quel periodo l’economia si espande…
“Nel momento di maggiore espansione dell’economia italiana, i famosi anni ’70, mio padre acquista la sede dove siamo tuttora, nella casa padronale del ‘500, “Il Palagio”. Nel 1974 inizio a lavorare in azienda, raggiunto pochi anni dopo da mia sorella Costanza. Nei 50 anni passati alla scrivania, durante i quali ho curato più di 3000 volumi, ho avuto molte soddisfazioni, ne ricordo solo una: l’opportunità di dar vita nel 2011 a una nuova edizione della Divina Commedia con il commento di Robert Hollander, edizione che al tempo stesso festeggiava i 100 anni dall’edizione monumentale di mio bisnonno e i 150 dell’unità d’Italia. Occasione che mi permise di esser ricevuto al Quirinale dal Presidente Giorgio Napolitano”.
Ma la storia non finisce qui…
“Nel corso della mia esperienza in casa editrice ho dovuto affrontare due rivoluzioni, la prima quella del passaggio della lavorazione dal piombo alla fotocomposizione, con la relativa stampa offset, la seconda, ben più difficile e impattante, con l’arrivo del digitale”.
Ha anche un archivio storico nonostante le vicissitudini legate alla guerra e all’alluvione…
“L’archivio storico ha tantissimi vuoti per le tante avversità che abbiamo passato e durante le quali a tutto si pensava piuttosto che a salvare le corrispondenze correnti. Quanto abbiamo salvato è stato in massima parte catalogato e inventariato, ma molta documentazione e corrispondenza si trova in tutte le sedi italiane e straniere con le quali abbiamo intrattenuto rapporti in oltre un secolo di storia. Non passa giorno che non saltino fuori nuovi documenti che purtroppo facciamo fatica a inventariare per la mancanza delle disponibilità necessarie”.
Quali sono le caratteristiche della Olschki?
“Le caratteristiche che abbiamo mantenuto e che manterrà anche mio figlio Gherardo, da poco entrato in azienda come quinta generazione, sono quelle che il fondatore Leo Samuel Olschki volle indicare alle generazioni successive: la qualità e la cura del libro, innanzitutto. L’altro aspetto è quello di restare ancorati agli studi umanistici, mantenendo l’elevata qualità scientifica delle edizioni. Ogni generazione ha operato in questo solco, inserendo di volta in volta nuove materie affini ai propri interessi. I campi di indagine sono così molteplici, spaziando dalla letteratura, alla musicologia, alla bibliografia, alla storia dell’arte, l’archeologia etc.”.
Olschki è conosciuta anche all’estero…
“Siamo forse più conosciuti all’estero che in Italia. Circa la metà della nostra produzione va fuori dei nostri confini con paesi nei quali i nostri libri si trovano in quasi tutte le biblioteche universitarie, come gli Stati Uniti, la Germania, l’Inghilterra, il Giappone, ma qualche edizione giunge anche in paesi insospettabili come la Corea. Del resto, le nostre edizioni vengono pubblicate nella lingua originale e come tali anno maggiori possibilità ad affermarsi all’estero”.
Quali sono i progetti editoriali per il futuro?
“I progetti futuri sono legati alle scelte che farà la nuova generazione nell’impulso nuovo che riuscirà a dare all’attività. Tutto senza scordare la traccia indicata dal fondatore, della qualità dei volumi e dei contenuti, sempre ancorati al settore umanistico. Dovremo portare avanti le nostre collane e riviste che in alcuni casi hanno superato i cento anni di vita. Vi è infine da ampliare la nuova frontiera del digitale completando la scansione di tutti i volumi che continuiamo a preservare nei nostri magazzini. Questo sarà un impegno dove mio figlio dovrà trovare un equilibrio, tra la carta stampata e il digitale”.
In foto Daniele Olschki