Danilo Morini
La nostra storia ha inizio la notte dell’8 giugno 1714 quando il conte Camillo III Gonzaga, ottavo conte di Novellara, accompagnato da due dei suoi gentiluomini di corte, il marchese Castore Montalbano ed il conte Cesare Mattioli, verso le due di notte si stava recando al Casino di Sotto, la sua residenza di campagna che ancora oggi si vede sulla destra andando verso Bagnolo in Piano, quando all’improvviso dal buio sbucarono fuori sette sicari che scaricarono addosso alla carrozza due sequenza di scariche di archibugio. La vettura fu ridotta ad un colabrodo ma gli occupanti, grazie pare all’intercessione di San Francesco da Paola cui era molto devoto il conte Camillo, uscirono illesi dall’agguato.
Quella terribile notte dovette rimanere impressa a lungo nella memoria del Conte anche perchè, secondo le cronache del tempo, ad organizzare questo attententato fu sua moglie, la contessa Matilde, figlia di Sigismondo Francesco d’Este signore di San Martino in Rio, già molto famosa a suo tempo per essere l’inventrice della famosa “acquetta di Novellara”, un potente veleno fatto in casa a base di arsenico con cui pare abbia non soltanto tentato invano di uccidere il marito, ma fatto avvelenare anche molte persone che non rispondevano alle sue simpatie.
Una donna davvero macchiavellica quella Matilde se, pare gelosissima del marito che aveva un’amicizia un po’ troppo libera con una certa Donna Orsola Manari o, più probabilmente, desiderosa di liberarsi di Camillo per poter disporre liberamente del suo trono, secondo quanto scrisse il canonico Vincenzo Davolio nelle sue Memorie Storiche della Contea di Novellara quella fatidica notte aveva fatto addirittura alzare il ponte levatoio della rocca di Novellara affinchè, nel caso sciagurato che il marito fosse scampato all’attentato, nella foga di mettersi al sicuro, precipitasse invece nelle fosse piene d’acqua del castello. Ma il diavolo fa le pentole e non i coperchi ed i conte Camillo, temendo altre trappole e forse conoscendo bene la moglie, dopo aver avuto salva la vita si guardò bene dal rifugiarsi in Rocca, e si diresse invece a casa Manari dove certo trovò ad attenderlo la sicura accoglienza dell’amica padrona di casa.
Come spesso succede anche ai nostri giorni, i potenti riescono sempre a farla franca: gli attentatori, catturati in diverse parti d’Italia, non poterono sfuggire il boia mentre Matilde, per evitare uno scandalo, fu semplicemente rimandata a casa dal padre e potè rimettere piede a Novellara soltanto 11 anni dopo in occasione del battesimo di Maria Teresa, figlia di Ricciarda Gonzaga, primogenita della coppia ducale.
Si dice che, nell’estate del 1990, nella Rocca di Novellara siano cominciate strane manifestazioni spiritiche: sinistri scricchiolii, lamenti, aloni misteriosi, spifferi improvvisi di aria gelida. Nelle bocche degli abitanti cominciò allora a circolare un terribile dubbio: che fosse ritornata la contessa Matilde insieme alle tante vittime della sua “acquetta di Novellara”?