Storia dell’urbanistica sociale

Inaugura sabato 8 alla Panizzi la mostra sull’archivio Osvaldo Piacentini. Come cambiò Reggio negli anni ’60

Gasparini, Lupatelli, La FerraraInaugura sabato 8 ottobre alle 11 nella sala mostre della biblioteca Panizzi, alla presenza del sindaco Luca Vecchi, la mostra “L’arte di far vivere gli uomini. L’urbanistica sociale della Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia dai documenti dell’Archivio Piacentini”, a cura di Lorenzo Baldini e Silvia La Ferrara. Oltre al sindaco saranno presenti Giordano Gasparini, direttore della Panizzi, Giampiero Lupatelli dell’Archivio Osvaldo Piacentini e Silvia La Ferrara, co-curatrice della mostra.

Fondata a Reggio Emilia nel 1947 dall’iniziativa di un gruppo di studenti reggiani iscritti al Politecnico di Milano (Franco Valli, Ennio Barbieri, Silvano Gasparini, Aldo Ligabue, Antonio Pastorini, Osvaldo Piacentini, Athos Porta, Antonio Rossi, Eugenio Salvarani) la Cooperativa Architetti e Ingegneri è stata protagonista di una nuova stagione urbanistica e il patto su cui si costituisce indica già una precisa direzione metodologica. Una proposta progettuale efficace richiede una pluralità di soggetti e di scambi costanti fra i saperi e gli attori che concorrono alla realizzazione del paesaggio urbano. Allora “L’arte di far vivere gli uomini” sarà il risultato dell’elaborazione di un sapere collettivo, disciplinare e sociale, attraverso un metodo di lavoro sperimentale e in costante aggiornamento.

Scrive Osvaldo Piacentini in una relazione per la Triennale di Milano del 1947: “L’urbanistica non è un problema a sé, ma uno dei tanti aspetti dell’unico vero problema che è la vita dell’uomo. Bisogna studiare tutta una nuova vita della società dove ogni manifestazione si inserisca in un addentellato organico di funzioni. Noi vorremmo che tutti gli urbanisti italiani si facessero promotori e animatori della pianificazione nazionale; solo allora l’urbanistica potrà essere effettivamente l’arte di far vivere gli uomini”. Ed è proprio Osvaldo Piacentini una delle figure chiave di questo percorso, che  dalla progettazione dei quartieri INA CASA nel dopoguerra e passando per il Collegio Opera pia Orfanotrofi del 1957, il villaggio della Nebbiara del 1960, e PEEP degli anni Sessanta, arriva al Piano regolatore di Reggio Emilia del 1967, uno dei primi esempi di applicazione reale e proficua degli standard urbanistici.

Hanno detto

“Protagonista di questa mostra è il materiale dell’archivio Osvaldo Piacentini, in un contesto di studi e ricerche portati avanti dalla biblioteca sugli archivi degli architetti reggiani che hanno operato nel pubblico dall’Unità d’Italia, con l’obiettivo di ricostruire la nascita della città moderna”, ha evidenziato il direttore della biblioteca Panizzi Giordano Gasparini durante la presentazione della mostra in anteprima per la stampa. “L’archivio Piacentini ne rappresenta un tassello di assoluta rilevanza, con quarant’anni intensissimi di attività attenta agli aspetti sociali, centrata sulle persone che abitano i territori. Un lavoro, quello della Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia, che puntava a integrare le discipline, coinvolgendo sociologi, geologi, paesaggisti. Il Caire ha adesso deciso di depositare per vent’anni questo archivio, conservato nella sua sede di via Reverberi, nell’archivio storico di Reggio, in via Mazzacurati, in un contesto che ne racchiude anche altri di carattere architettonico e urbanistico fondamentali per la città dal Dopoguerra agli anni Sessanta, ora tutti consultabili da studiosi, ricercatori e studenti”. Gasparini ha infine ricordato Ugo Baldini, “principale protagonista dell’organizzazione, salvaguardia e valorizzazione dell’archivio Piacentini: questo materiale ne rappresenta l’eredità culturale, e desideriamo  che continui a essere un momento di riflessione e confronto sulle tematiche dello sviluppo della città. Si tratta di un archivio enorme, di cui abbiamo privilegiato il periodo compreso tra la fondazione del 1947 e il piano regolatore del 1967: anni che hanno caratterizzato il lavoro della cooperativa, impegnata in progetti come il villaggio della Nebbiara, il Peep (a San Pellegrino, Pieve, Villaggio Stranieri, Baragalla), il collegio Opera pia Orfanotrofi”.

Giampiero Lupatelli dell’Archivio Osvaldo Piacentini ne ha ricordato la nascita, nel 1993, per volontà di Caire, Comune e Provincia di Reggio Emilia, Regione Emilia Romagna. “Abbiamo preso questa decisione per onorare la memoria di Osvaldo e per evitare che questo enorme patrimonio documentale – oltre 10mila tavole e 1.400 progetti – andasse deteriorato, anche perché la vita statutaria dell’archivio terminava a fine 2015, trent’anni dopo la morte di Piacentini. Presentare questo patrimonio ha richiesto la scelta di un tema: abbiamo puntata sull’urbanistica sociale, che di fatto ha caratterizzato l’attività della cooperativa, che quando è nata, nel 1947, ha rappresentato il primo esempio di società cooperativa di professionisti in Europa. Il Caire ha partecipato tra gli altri a progetti come INA-Casa, venendo riconosciuta per la prima volta come soggetto da un  ente pubblico, e al PEEP, che a Reggio Emilia diventa strumento per ribaltare l’assetto urbanistico e sottrarre alla rendita speculativa aree di qualità, da destinare a servizi e verde”.

La curatrice Silvia La Ferrara ha posto l’accento sulla grande stagione di pianificazione che ha preso il via nel Dopoguerra in cui si è inserita la proficua attività della cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia, illustrando, a seguire, alcune delle caratteristiche salienti dei progetti in mostra, dal concorso per il quartiere Saint-Gobain, a Pisa nel 1952 – il progetto vinse il primo premio per l’urbanistica e per l’architettura – al piano nazionale INA-Casa, dal quartiere Sant’Agnese a Modena al quartiere San Donato di Bologna, per approdare al Collegio Opera pia Orfanotrofi di Reggio del 1957, specchio dell’evoluzione dell’interesse educativo verso bambini e adolescenti con difficoltà familiari. E poi, ancora, il villaggio della Nebbiara del 1960, il Peep del 1963 e il piano regolatore generale di Reggio Emilia del 1967, che disegna lo sviluppo della città sulla direttrice nord-sud, in contrasto con l’abituale asse della via Emilia. È attraverso i fondi documentari dell’Archivio a lui dedicato, ora conservati all’Archivio Comunale, che la mostra ricostruisce e documenta una parte della memoria professionale della Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia.

La mostra, promossa dal Comune di Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi, con Archivio Piacentini, Caire Consorzio e CairePRO, in collaborazione con Coopservice, è visitabile da lunedì a sabato dalle 9 alle 20 e la domenica dalle 10 alle 13. In programma per domenica 16 ottobre alle 11 c’è una visita guidata gratuita alla mostra condotta dai curatori. Le mostre della Biblioteca Panizzi sono sostenute dagli Amici della Biblioteca: Unipol-Assicop Emilia Nord, Boorea, Car Server, Cir-Food, Coop Allenza 3.0, Coopselios, Coopservice, Credem, Iren, LandiRenzo, Studio Alfa, Unipeg-Carni Asso.

Total
0
Condivisioni
Prec.
Scontro fra due mezzi pesanti sulla Fi-Pi-Li

Scontro fra due mezzi pesanti sulla Fi-Pi-Li

Firenze – Ancora un incidente sulla Fi-Pi-Li: stamattina (venerdì 7

Succ.
Cin-cin per le Fiere

Cin-cin per le Fiere

You May Also Like
Total
0
Condividi