Firenze – Un libro interessante, una serata all’insegna di una grande vicenda dell’acqua. Il libro si intitola “La strada dell’acqua nella storia dei borghi di Trappola, Casa e Casale”, per i tipi di Diplo Edizioni. Presenti, oltre all’autore Sandro Baroni, l’editore Domenico Bilotta e il sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini.
Nel libro si raccontano le vicende di tre borghi toscani sulle alture di Pratomagno. A unire la loro storia, che ha cambiato la vita ai suoi abitanti, è l’acquedotto.
Tutto ha inizio intorno agli anni 50 del secolo scorso quando un parroco convinse i suoi cittadini a sfruttare una sorgente lasciata in eredità dal barone Luigi Ricasoli per portare questo bene comune nelle proprie case.
La sorgente era così lontana che il solo pensiero di portarla giù a valle era considerata impresa talmente ardua da far dubitare anche i più saggi del paese, però, con l’aiuto della Provvidenza…
Ci volle tutta la tenacia e il coraggio di un piccolo parroco di campagna, don Dario Dragoni, per firmare i tanti fogli e realizzare quel progetto lungo cinque chilometri e durato quasi due anni di lavoro, tanto fu il tempo che occorse per costruire i depositi e per interrare con pala e piccone quel tubo da portare ai paesi di sotto.
Ma per quanto ardua fosse stata la sfida, la gara più bella fu vinta da quel sacerdote che riuscì a motivare e riunire i paesi, divisi da gelosie mai sopite, consapevole che l’acqua dentro le case sarebbe stata l’unico vero obiettivo capace di avvicinare persone ormai stanche e sfiduciate da false promesse.
È il racconto dei bisogni, delle aspirazioni e del lavoro di portare quel bene prezioso, fonte di vita, in ogni casa, spezzando così la catena delle fatiche quotidiane di grandi e piccoli nell’approvvigionamento presso una fonte.
A distanza di quasi un secolo quel bene comune viene gestito dalla Comunità senza fini di lucro.
“Questa bella e lunga esperienza di portare l’acqua nei tre borghi costituisce una bella lezione di virtù civiche anche per i decisori politici dei giorni nostri, indicando loro quanto sia rilevante il coinvolgimento dei cittadini e delle cittadine nelle scelte di un bene pubblico, tutte pratiche che servono a riannodare i fili della democrazia”, conclude l’editore.