Il I maggio dovrebbe essere festa di tutti, sui temi del lavoro non si scherza. Lo dice a chiare lettere la nostra Costituzione. Eppure in gran parte del Paese, ivi comprese fette importanti della provincia reggiana, per i gruppuscoli dell’estrema sinistra diventa l’ennesima occasione per retrodatare di 80 anni le comunità. Allora una rinfrescatina storica ve la diamo noi: ecco le foto del I maggio 1941 sulla piazza Rossa di Mosca, con gli ufficiali nazisti ospiti d’onore alla parata sovietica, dopo la spartizione della Polonia a causa del disgraziato patto Stalin-Ribbentrop. E quelle del settembre ’39 a Brest-Litovsk, della sfilata comune di ufficiali sovietici e nazisti. Ma davvero è così difficile da capire? Davvero, davvero?
Noi emiliani leggiamo la storia in un certo modo. Ma tutti gli europei che vivono al est dell’Elba, la storia la interpretano in un modo completamente diverso. Popolazioni che si sono fatte 45 o 70 anni di dittatura sovietica, il patto Stalin-Ribbentrop l’hanno vissuto sulla loro pelle. Polacchi, baltici, cechi, slovacchi, ungheresi, bulgari, ucraini ecc. hanno conosciuto una storia molto diversa dalla nostra. E quando Putin mette le bandiere sovietiche sui carri armati che hanno invaso l’Ucraina, a noi sembra una forzatura provocatoria strumentale ma mezza Europa capisce molto bene il suo messaggio cinico e sanguinario e lo prende giustamente molto sul serio.
Per dire, a Torino durante la festa del I maggio, i “Partigiani della pace” (cioè Fronte della gioventù comunista no-tav e sì-cobas) hanno bruciato le bandiere della Ue e della Nato (quelle Ue essendo a norma Ue, cioè ignifughe manco han preso fuoco). Gente così dovrebbe semplicemente andare a lezione di storia.