Storia: 27 aprile 1859, dalla Toscana la svolta per l’unità d’Italia

Firenze – Il 27 aprile 1859 vigilia della seconda guerra d’indipendenza Leopoldo II  il Granducato di Toscana. Non voleva aderire alle richieste di quanti chiedevano a gran voce l’alleanza con il Piemonte per combattere guerra contro l’Austria ma non voleva nemmeno dare vita a una repressione.

Si costituì un governo provvisorio che il giorno 28 chiese a Vittorio Emanuele II di assumere la dittatura. Per il momento  il re non accettò per non indispettire i francesi con un fatto compiuto ma Cavour colse al volo l’occasione  per inviare subito in Toscana alcuni rappresentanti in vista di una futura annessione.

La sorte gli fu propizia perché se Leopoldo II fosse rimasto avesse resistito fino all’arrivo delle truppe francesi (che il 23 maggio sbarcarono a Livorno al comando di Napoleone Girolamo, ufficialmente per prevenire colpi di mano dell’Austria) sarebbe stato assai difficile impedire al nipote dell’imperatore d’ insediarsi a Firenze e nei ducati.

Tanto più che negli accordi di Plombières che avevano preparato la seconda guerra d’indipendenza era stato prospettato proprio un regno dell’Italia centrale guidato da Gerolamo Bonaparte.

Invece, proprio in conseguenza di quanto era avvenuto in Toscana, nel gennaio 1860  si determinò  una svolta nell’atteggiamento delle potenze europee che presero concretamente in considerazione la possibilità di un’unificazione nazionale dell’Italia.

Negli accordi di Plombières Napoleone III prospettava di fare dell’Italia una Confederazione  presieduta dal Papa  con un Regno del nord sotto i Savoia  (che al regno di Sardegna avrebbe aggiunto il Lombardo Veneto, i ducati di Modena e di Parma e le Legazioni pontificie a nord dell’Appennino) uno Stato del Centro Italia (la Toscana e gli altri territori pontifici, esclusa Roma che sarebbe rimasta al Papa, con un piccolo territorio circostante) e il Regno del Sud.  Nel nuovo prevedeva d’insediare un Principe francese..

Un forte Stato sabaudo dell’alta Italia sarebbe stato un prezioso alleato in funzione antiaustriaca e, all’occorrenza, antiprussiana. Ma soprattutto sarebbe rimasto una media potenza e, quindi,  inevitabilmente, satellite della Francia.

Cavour a cui premeva soprattutto l’apporto della Francia in funzione antiaustriaca, accettò. Ma entrambi i  contraenti avevano una riserva mentale.  Napoleone III,  si è visto puntava su un Italia divisa in tre per poter insediare  un  Principe francese nel nuovo Stato dell’Italia centrale e possibilmente anche in quello del sud (pensava forse a un discendente di Murat?) in modo da stabilire il predominio francese sull’intera Penisola.

Ma anche Cavour, in realtà, non si fermava all’annessione del  Lombardo –veneto. Infatti, quando Vincenzo Salvagnoli esponente di spicco del liberalismo toscano che era in rapporti diretti con l’imperatore francese prospettò la formazione di un grande Stato dell’Italia centrale, comprendente il Granducato di Toscana, i Ducati di Modena e di Parma, le Legazioni e il Lazio, (esclusa  Roma), e la Sardegna, questa proposta  provocò  l’ira di Cavour il quale in uno sfogo epistolare con l’ambasciatore a  Parigi  marchese di Villamarina  sottolineava  si sarebbe potuto costituire un solido regno dell’Alta Italia  solo se il Piemonte appoggia[va] la testa sulle Alpi e i piedi su Ancona.

Proprio questo desiderio di arrivare fino ad Ancona che di fatto si verificò con l’acquisizione della Toscana rese inattuabile. Il progetto napoleonico di una Confederazione  di tre Stati italiani e aprì le porte all’unificazione nazionale che fu resa possibile dall’impresa di Garibaldi.

Il fallimento del suo piano fu tra i motivi che indussero Napoleone III  a non proseguire la guerra contro l’Austria e a stipulare la pace di Villafranca che lasciava il Veneto in mano austriaca

Tuttavia, merita riconoscere che l’imperatore prese atto di quanto era avvenuto e nel dicembre 1859 attraverso articoli di suoi portavoce ipotizzò di restringere il dominio del Papa alla sola città di Roma e accantonava l’idea di un regno dell’Italia centrale.

Questa presa di posizione, che si sapeva ispirata dall’imperatore, provocò il risentimento del ministro degli esteri Walewski, che chiese un’immediata rettifica. Poiché  questa non venne e anzi, il 31 dicembre l’imperatore scrisse al Papa una lettera di analogo tenore,  Walewski  si dimise e fu sostituito dal filo-italiano Thouvenel.

Seguirono nuovi plebisciti che, Napoleone III, chiese di tenere a suffragio universale diretto.

Su tale argomento si rinvia a questo link : https://www.stamptoscana.it/1859-dalla-toscana-la-svolta-per-lunita-ditalia/ a un video già pubblicato da StampToscana nel luglio scorso  quando uscì questo episodio di una mini. fiction nella quale si  mettevano in evidenza  in evidenza le differenti reazioni di alcuni esponenti della borghesia  un piccolo centro della Toscana di fronte agli avvenimenti successivi al 27 aprile. Al futuro della Toscana si guarda dai differenti angoli visuali di un nostalgico dei Lorena, di un patriota che anela all’unità d’Italia, di una signora che auspica un assetto federale e di un moderato che avrebbe preferito il Granducato ma capisce che i tempi sono cambiati e bisogna cercare di costruire l’Italia nel modo migliore.

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