Firenze – Come al solito, l’emotività la vince. La Fiorentina ha semplicemente perso a Roma e pareggiato in casa col Genoa, come ha fatto anche l’anno scorso. Eppure già si è cominciato a parlare di “crisi” e a contare gli errori di Montella. Un sms che scorreva sugli schermi TV nel dopopartita invocava addirittura Spalletti come uomo della provvidenza! Certo, nessuno è contento che il destino ci abbia riservato queste due partite all’inizio del Campionato (senza considerare la terza che ci attende e che sarà anche più difficile!), quando la squadra (come tutte le “grandi”, del resto) non è al meglio e soprattutto non ha ancora avuto il tempo di inserire i nuovi. Ma è importante tenere i nervi saldi e lavorare come se niente fosse, perché la precipitazione, l’ansia da prestazione, il pessimismo della volontà potrebbero compromettere in modo irreparabile la nostra annata.
Io sono assolutamente convinto, e lo sono proprio dopo queste due giornate, che la Fiorentina sia la terza forza del Campionato. Una squadra completa, migliorata rispetto agli anni passati, e psicologicamente (nonché tatticamente) pronta a rimediare a assenze e disgrazie varie. Una squadra che ha la mentalità della grande, e che sono pronto a scommettere farà un girone di ritorno da primato; non tanto per il provvidenziale ritorno di Pepito, quanto perché solo allora avrà avuto il tempo di assimilare il nuovo e di consolidare scelte tattiche definitive.
E proprio a questo proposito, la partita di ieri suona come un campanello d’allarme e un insegnamento per Montella, esattamente come lo sono gli esperimenti falliti per uno scienziato. La Fiorentina che è scesa in campo ieri era incongrua. Per la prima volta con un doppio centravanti, la squadra ha giocato come giocava l’anno scorso quando di centravanti non ne aveva neanche uno: palla a terra in orizzontale (con lentezza esasperante), poco movimento, nessun cross. E si sa bene il perché. Perché Montella teme, soprattutto in questo stato approssimativo di condizione dei singoli, le ripartenze avversarie, che i nostri Pizarro e Borja Valero non saprebbero come arginare, e che Aquilani potrebbe contrastare solo fallosamente.
Questo è il problema della Fiorentina. Fino ad oggi la nostra forza è stata un centrocampo che difendeva tenendo palla. E anche gli attaccanti erano altrettanti centrocampisti che si inserivano, senza dare punti di riferimento fissi, ma che aiutavano anche nella costruzione del gioco e nel recupero palla. Con Gomez e Babacar, invece, non si può giocare come se davanti ci fossero Ilicic e Rossi o Joaquin e Wolski; si deve giocare molto sulle fasce, crossare (e, per nostra fortuna, oltre a Cuadrado abbiamo Pasqual, Vargas, Joaquin…) e proteggere il centrocampo con giocatori più forti fisicamente e più disponibili alla corsa. Io, detto col senno di poi, non avrei “bocciato” subito Brillante (visto che Kurtic e Badelj non sono ancora pronti), e avrei concepito una difesa a tre, con Tomovic, Gonzalo e Savic; due esterni come Cuadrado e Pasqual (o Vargas), tre centrocampisti come Brillante, Aquilani e Pizarro; e avrei messo Borja Valero dietro a Gomez. I tre difensori e il centrocampista di fisico in più ci avrebbero permesso di sfruttare meglio le caratteristiche delle nostre ali e di Gomez .
Ma sono dettagli e sono cose che Montella sa rimediare, magari a partire dalla partita di giovedì con il Guincamp in Europa League. Ieri il nostro tecnico ha preferito improvvisare il meno possibile, pechè sapeva che rischi correva contro il gioco spregiudicato di Gasperini e con gli attaccanti del Genoa (non scordiamoci che Pinilla e Kucka, Perotti e Matri, non sono gli ultimi arrivati). Di fatto, ha rischiato assai meno di quanto domenica scorsa abbia rischiato il Napoli contro il Genoa. Solo che il Napoli ha avuto più fortuna di noi nel trovare un gollonzo a tempo scaduto.
E a riprova dell’emotività che circola in queste prime battute di torneo, per quella vittoria risicata e immeritata del Napoli si parlava di scudetto e di “riscatto” partenopeo dopo l’eliminazione nei preliminari Champions. Oggi il Napoli piange quell’incauto entusiasmo. Rideremo noi domani contro chi rosica oggi.