Stipendi di cittadinanza

Se chiedeste ad un anglosassone, o ad uno scandinavo, perché non si può pensare che il reddito di cittadinanza sia un concetto sostenibile essi, pur a partire dalla loro navigata tradizione di welfare – che prevede il versamento di cospicui emolumenti, anche per tempi lunghissimi, a chi non sia in grado di sostenersi con un reddito autoprodotto – risponderebbero senza grandi problemi: ah, sarebbe bello, ma i soldi chi li dovrebbe cacciare? E parliamo di Paesi con un glorioso passato colonial commerciale alle spalle, o con un florido presente petrolifero-americofilo, in grado di sostenere, pur con tutte le regole e gli sforzi del caso, anche situazioni come queste che possono sfociare nella pura e semplice sussistenza per larghe fasce della popolazione. Se invece chiedete loro, perché non si può pensare che in Italia si possano adottare criteri di redditi di cittadinanza, oppure anche solo di forte sostegno al disagio in caso di bisogno, essi, forti di tutta una serie di fortunati, collaudatissimi stereotipi sull’italica razza, risponderanno senza battere ciglio: oh beh, no, perché siete dei ladri fannulloni. Pur consci della stupidità delle generalizzazioni, del razzismo che si cela sotto queste idee e forti del ricordo di quando Villaggio nei panni di Otto Von Kranz sbeffeggiava crudelmente (“italiani, baffi neri e mandolino, sempre tu mangia pizza”) le italiche ataviche miserie, a noi non resterebbe, data una rapida scorsa alla cronaca, che imborsare il violino e con esso i nostri nascenti tentativi di protesta, rimuginare sull’ingiustizia del mea culpa quando non coinvolge che altri, ringraziare e uscire. Perché avrebbero ragione da vendere. Parte il radiogiornale, e ci sorprende – si fa per dire – con una notizia: “Truffa per decine di milioni di Euro ai danni dell’INPS: lavoratori inesistenti percepiscono indennità di disoccupazione”. Oibò. Un circolo virtuoso nel quale un certo numero di ditte assumeva e licenziava ad arte e sistematicamente lavoratori inesistenti per poi intascare i fondi che avrebbero dovuto sostenerli nel solito lasso di tempo di X mesi; poi qualcuno inviava documenti che ne comprovavano la nuova assunzione, poi nuovi licenziamenti, e via di questo passo. Il colpo di genio in tutto ciò è che anche le ditte, erano immaginarie: tutto profitto, insomma. Invece, i commercialisti e i manovratori, quelli esistono eccome. Come esistono i funzionari INPS che non si sono mai accorti di niente, per non dire dell’Ispettorato del Lavoro, del Fisco e tanti altri, tutti collusissimi. Abbiamo cercato per tutta la settimana un approfondimento in rete, senza particolare successo; in compenso, abbiamo trovato notizie che dimostrano come truffe del genere ce ne siano (ne vengano scoperte) almeno un paio al mese; 450 braccianti falsi qui, decine di aziende là, praticamente una discreta parte del lavoro del Sud Italia sarebbe immaginario, tranne che per la parte amministrativa e per quella che alla fine si pasce dei contributi pubblici. Non osiamo immaginare quanto può essere diffuso un simile sistema estendendolo a tutta la penisola, certo non aliena da questi metodi, in un mondo del lavoro costituito da microaziende sotto i 5 dipendenti il cui fatturato è in larga parte sommerso. Ecco, questa è l’Italia i cui cittadini si vorrebbero premiare con uno stipendio per il solo fatto di essere italiani: un Paese di lavoratori con stipendi attorno ai mille Euro ai quali si vorrebbe offrire una regalìa attorno ai mille Euro, a fronte della dimostrazione dello stato di bisogno. Pensate a quanti, già oggi, spergiurano il falso nelle dichiarazioni dei redditi e sui moduli ISEE, e fatevi la domanda: è il caso di estendere la possibilità della truffa a tutti i cittadini? Per chiarire come funziona il Sistema Italia, basta pensare al Grande Circo degli Esodati a ridosso della Legge Fornero. Dicembre 2011: per il Governo, gli esodati sono 65.000. Cinque mesi più tardi, INPS si esprime in proposito stabilendo che sono circa il doppio, 120.000 soggetti. Due mesi dopo, rettifica: no, sono 390.000. L’anno successivo i rilievi ISTAT mostrano come tra precari, cassintegrati, disoccupati siano oltre un milione, nella fascia dai 54 anni in su. A nessuno, in questi anni, pare sia mai venuto in mente che dichiararsi disoccupati o licenziati, accordandosi con datori di lavoro conniventi, sia estremamente facile: tu ti fai firmare un licenziamento datato al momento in cui entri in possesso dei diritti di rimborso, continui a lavorare in nero serenamente, e lo Stato scuce, poco o molto che sia. Tanto, sono tutti in più, e pure gratis. Capito, perché non è igienico parlare in Italia di stipendio di cittadinanza?

Total
0
Condivisioni
Prec.
Terremoto, contributi aumentati ed estesi per gli sfollati

Terremoto, contributi aumentati ed estesi per gli sfollati

Verso la revisione del decreto per il sostegno a quanti hanno perso la casa nel

Succ.
Se la cantano e se la suonano

Se la cantano e se la suonano

You May Also Like
Total
0
Condividi