Stefano Landi*
La cronaca quotidiana porta sempre di più a riflettere su quanto la società italiana sia oggetto di una continua trasformazione che per molti versi ne determina elementi di estrema criticità. La mancata sicurezza, la legalità, la criminalità organizzata sono fenomeni preoccupanti che ogni giorno fanno da cornice alla nostra vita. Su questi argomenti il dibattito a livello locale è aperto.
“Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il suo dovere”. Questo affermava Giovanni Falcone, di cui il 23 maggio scorso ricorreva la morte nell’anniversario della Strage di Capaci.
Ebbene, qual è il nostro dovere di fronte a questi fenomeni?
L’intero sistema Confindustria da tempo si è impegnato nel contrasto alla criminalità, nella convinzione che ciò rappresenti anche motivo di legittimazione del ruolo di imprenditori. Nel maggio del 2010, è stato infatti sottoscritto con il Ministero dell’Interno un ‘Protocollo di legalità’, un impegno per contribuire a evitare “infiltrazioni” non solo negli appalti pubblici, ma anche in quelli privati. L’iniziativa è volta a prevenire e contrastare i comportamenti illeciti, promuovendo – presso le imprese associate – sia l’azione di denuncia che l’attiva collaborazione con le Forze dell’Ordine.
L’interpretazione che Industriali Reggio Emilia ha dato a questo accordo nazionale ha visto la realizzazione di un’indagine periodica sulle azioni criminali subite dalle imprese associate, volta a fornire alle Istituzioni locali uno strumento di conoscenza ed informazione. Dall’ultima rilevazione è emersa infatti sostanziale assenza di infiltrazioni della criminalità organizzata presso le imprese manifatturiere reggiane. Mentre nei casi nei quali si è data notizia (diretta o riferita) di possibili tentativi di estorsione, si è rilevato che gli imprenditori non hanno esitato a denunciare il fatto alle autorità competenti. Un atteggiamento estraneo a quella pratica omertosa che rappresenta il mare nel quale nuota la criminalità.
Siamo infatti ben consapevoli che la presenza delle imprese colluse altera il funzionamento dei mercati, mette in difficoltà le imprese sane, distrugge lavoro e mina alle radici le possibilità di sviluppo di medio e lungo periodo. La mafia, la ’ndrangheta – e più in generale la criminalità organizzata – rappresentano un veleno per la società, l’economia e le Istituzioni. Per questo – anche nella nostra provincia – è indispensabile una diffusa collaborazione con le istituzioni giudiziarie. Il sostegno esplicito all’azione coraggiosa della magistratura e delle forze dell’ordine deve diventare un vero e proprio impegno civico. Ciò passa anche attraverso ogni azione pubblica di denuncia, dibattito, sensibilizzazione.
“Nella lotta contro le mafie, l’indignazione fa rima con la dignità. Credo che questa sia l’unica possibilità per cambiare le cose nella nostra società”. Questo sostiene il magistrato Raffaele Cantone, ospite insieme a Gianluca Di Feo, giornalista caporedattore L’Espresso, di Industriali Reggio Emilia lo scorso mese di aprile, entrambi autori del volume-inchiesta ‘I Gattopardi’. Insieme a loro e a Giorgio Grandinetti, Procuratore Capo di Reggio Emilia, è stato aperto un confronto sul tema delle mafie ed in particolare sulla presenza della criminalità organizzata anche al Nord.
Momenti di riflessione – appunto – nella convinzione che tenere vivo l’allarme, parlare e scrivere di mafia, portare concrete testimonianze di solidarietà significa contribuire giorno dopo giorno ad una lotta di civiltà.
*Presidente Industriali Reggio Emilia