Stazione: unica ricetta è la riqualificazione

Il preoccupante degrado sociale della zona adiacente alla nostra Stazione cittadina è fatto notorio già da molti troppi anni. Non credo lo si possa risolvere solo con la cosiddetta “tolleranza zero” o mettendo in carcere tutti gli abitanti.

Proviene da lontano, ha tante cause, non ultima la responsabilità dei proprietari cittadini reggiani, che vent’anni fa, forse hanno affittato con superficialità.

La necessità è la riqualificazione per aggredire il degrado sociale.

Il Governo ha di recente emanato lo schema di Bando per gli  interventi  di ristrutturazione edilizia, riqualificazione e rigenerazione urbana. Possono essere finanziati: interventi per riqualificare beni, pubblici o privati, «che assolvono interesse pubblico» e che abbiano eventualmente valore storico o artistico; lavori su aree da destinare a verde; potenziamento di infrastrutture «per sostenere l’attrattività della scuola e l’orientamento formativo dei giovani»; interventi «finalizzati alla riqualificazione, potenziamento e adeguamento di beni pubblici o privati per assicurare protezione e accoglienza alle vittime della violenza, tratta, sfruttamento e abusi sessuali su minori e adulti».

Il bando precisa cosa si debba intendere per “area degradata”, qualificazione necessaria per ottenere il finanziamento. Vengono individuate otto caratteristiche: disoccupazione; reddito pro-capite e tasso di abbandono scolastico; presenza di persistenti fenomeni di devianza e criminalità anche giovanile, ivi compresi quelli relativi a sfruttamento, violenza di genere e abusi sessuali su minori e adulti; limitate opportunità culturali, formative e sociali; presenza di fenomeni massicci di immigrazione anche irregolare e clandestina; presenza di aree compromesse o degradate. Se l’area in questione possiede almeno quattro caratteristiche su otto, potrà concorrere alla selezione. Ebbene temo che la zona adiacente la nostra Stazione ferroviaria cittadina le abbia , purtroppo, tutte!

Due anni fa , il Giudice del nostro Tribunale delle Esecuzioni Immobiliari dott. Fanticini (ora alla Corte di Cassazione), constatato che il degrado sociale e materiale, più che la crisi finanziaria, aveva duramente colpito anche il valore degli immobili siti in quella zona (il prezzo base d’asta degli appartamenti di via Turri e altre vie limitrofe era sceso a 15.000,00 euro eppure le aste andavano deserte), propose ai legali delle Banche, me compresa, instanti per la vendita all’’asta di quegli immobili,  una soluzione, prevista dal codice, costituita dal nominare, su richiesta del creditore procedente,  un Amministratore Giudiziale per la durata di tre anni,  l’ideale sarebbe stato che il Comune di Reggio Emilia, avesse voluto approfondire l’ipotesi, per progettare, da Amministratore Giudiziale di decine e decine di appartamenti siti in quella zona e soggetti ad espropriazione, una riqualificazione materiale e sociale, prendendosi cura degli immobili , ormai senza luce, acqua e gas a causa delle reiterate morosità, utilizzandoli per fini di utilità pubblica, ovvero per le famiglie soggette a sfratti , ecc… Unicredit, mia cliente, fu subito d’accordo. Parlai con l’allora ancora Sindaco, ora Ministro, Graziano Delrio, poi il Sindaco pro-tempore Ugo Ferrari, poi con il Vice Sindaco Matteo Sassi. Sembravano interessati, ma non se ne fece purtroppo nulla …

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