Se non è una vera e propria tirata d’orecchie, ci assomiglia parecchio. “La Dimora d’Abramo è stata sollecitata dall’Amministrazione a una maggior attenzione, soprattutto nei periodi festivi”, dice l’assessore Serena Foracchia in Consiglio comunale riferendo la richiesta del Comune alla cooperativa di un maggior controllo nelle strutture destinate all’accoglienza dei richiedenti asilo. In particolare nello stabile di via Veneri, a Santa Croce. Proprio qui, nella serata dell’11 ottobre scorso, era scoppiata una lite violenta tra due dei suoi ospiti, che aveva allarmato i residenti del quartiere. Il caso arriva in sala del Tricolore grazie a due distinte interpellanze: una della consigliera Pd Federica Franceschini e l’altra di Roberta Rigon del gruppo Misto.
La Foracchia fa sapere che, dopo la lite in via Veneri, “il sindaco ha informato il prefetto”, precisando che il Comune “non può prendere provvedimenti direttamente perché non può interferire in un rapporto contrattuale (tra la coop che gestisce l’accoglienza e la Prefettura, stazione appaltante, ndr)”.
“Non abbiamo ritenuto sufficiente la risposta data a mezzo stampa dalla Dimora d’Abramo – riferisce la Foracchia – e abbiamo chiesto con una nota di avere indicazioni più di dettaglio delle azioni che la Dimora ha attuato per garantire delle condizioni di corretta convivenza, in particolare in via Veneri”. I controlli da parte dei propri operatori, riferisce la cooperativa, sono quotidiani in orario diurno e settimanali nelle ore serali e notturne. Più rarefatti invece nei festivi. Nello stabile di via Veneri sono accolte otto persone – due bengalesi, tre pakistani e tre nigeriani – “ampiamente inserite in percorsi di socializzazione”, riferisce l’assessore. Le cui dichiarazioni non sono tuttavia piaciute al presidente del comitato Ascoltare Santa Croce, Stefano Buffagni che assiste, in balconata, alla discussione in sala del Tricolore. “C’è un verbale della Polizia – commenta – che spiega chiaramente come la sera dell’11 ottobre, ai tre numeri di telefono dei referenti indicati dalla cooperativa, nessuno abbia risposto. Referenti e recapiti ci sono ma la Polizia non è riuscita a rintracciarli. Come mai?”. Le informazioni fornite dalla Dimora e dall’assessore, secondo Buffagni, “non rispecchiano la realtà dei fatti”.
Dopo la lite, a nome del comitato, Buffagni aveva preso carta e penna e scritto alle massime istituzioni cittadine per segnalare l’accaduto e, soprattutto, “l’assenza” e “l’irreperibilità” – in quel momento – di personale della Dimora d’Abramo. “E’ una situazione inaccettabile – aveva sostenuto Buffagni – e confidiamo sulla risoluzione del problema. Qualora questo non avvenisse, chiediamo la chiusura della struttura in quanto rappresenta una ‘bomba ad orologeria’”.