Tre anni di reclusione e un milione di euro di multa ciascuno a Giovanni Consorte e al reggiano Ivano Sacchetti. I due ex vertici di Unipol sono stati riconosciuti colpevoli dai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Milano di aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza nell’ambito della tentata scalata ad Antonveneta. Ancora più severa la pena per l’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio: 4 anni di reclusione, un milione e mezzo di euro di multa, e ‘interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. A Unipol invece, per responsabilità oggettiva, saranno confiscati 39 milioni di euro, e in più è arrivata una multa di 900mila euro.
Si è chiuso dunque con condanne pesanti il primo capitolo del processo iniziato a Milano nell’autunno del 2008, sei anni dopo il tentativo della Bpi di scalare Antonveneta cercando di sottrarne il controllo agli olandesi di Abn-Amro. All’epoca dei fatti il reggiano Ivano Sacchetti era il vicepresidente di Unipol, braccio destro dell’allora numero uno Giovanni Consorte (oggi presidente di Bologna 2010, la società che ha rilevato le azioni del Bologna Calcio).
Gli avvocati Filippo Sgubbi e Giovanni Maria Dedola, si sono detti “sconcertati” per la sentenza di condanna inflitta nei confronti dei loro assistiti e, nel “prenderne doverosamente atto”, in una nota congiunta si sono dichiarati sicuri “delle ragioni fattuali e giuridiche che – sorprendentemente disattese dal Primo Giudice – saranno certamente rivalutate dalla Corte d’Appello” cui faranno ricorso.
Non è tardata nemmeno la replica di Unipol Gruppo Finanziario che “prende atto della sorprendente sentenza del Tribunale di Milano”.
“Si tratta di due decisioni, la condanna della societa’ e l’ordine di confisca, che non tengono conto di quanto emerso nel corso del dibattimento circa l’impossibilità per Unipol di impedire condotte quali quelle contestate e della assoluta inesistenza di un profitto derivante dal reato. E comunque, sia la condanna che la confisca sono sospese in attesa del completamento dei successivi gradi di giudizio e sino a che l’odierna sentenza non sia pertanto passata in giudicato”.
La società “confida, pertanto, che gia’ nel successivo grado di giudizio, i principi normativi, come riconosciuti dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione, vengano riaffermati e, conseguentemente, venga riconosciuta la non colpevolezza di Unipol e la piena liceità della plusvalenza oggetto della sentenza del Tribunale di Milano”.