Firenze – Non avrà più di tredici anni. Porta i capelli scuri raccolti in decine di treccine lunghi fino al seno e se li scosta dalle spalle con una mano mentre con l’altra spinge il fratellino sull’altalena. Il suo sguardo segue invece la sorella, una mina vagante nel recinto per bambini di Piazza d’Azeglio. E si sente grande nei panni di una madre apprensiva, sicura di sé dentro al corpo ancora acerbo. I suoi genitori probabilmente sono arrivati in Italia dopo un viaggio stremante dall’Africa centrale e in questo momento stanno lavorando in qualche parte della città.
Piazza d’Azeglio è un incontro di culture. Ci sono stranieri bruciati dal sole approdati per una breve vacanza dal nordeuropa. Ci sono donne arabe avvolte in veli che attaccano discorso con mamme fiorentine in un italiano incespicante. Ci sono genitori peruviani seduti sulle panchine intorno a un passeggino. I bambini aspettano il loro turno sull’altalena, si lanciano palloni e corrono sullo scivolo. Poco più in là, alcuni ragazzini giocano nel campetto da calcio recintato: ogni tanto il pallone vola oltre la rete e a nessuno va di andarlo a riprendere e tutti urlano Palla e aspettano.
Non fa troppo caldo neanche nelle ore centrali. Il merito è degli alberi possenti che con il tempo sono cresciuti fino a incontrarsi in cielo.
Al centro della piazza, un piccolo cigno di bronzo spruzza acqua dentro alla fontana circolare. Accanto, c’è una giostra da cui proviene della musica giocosa.
Qualche anziano passeggia o chiacchiera sulle panchine. Ma delle sette di sera in poi, quella diventa l’ora dei cani. A fianco di una zona recintata a causa di lavori di manutenzione, i padroni si ritrovano a socializzare. Parlano di addestramento; di scatolette; di indole dei loro animali. E li osservano da lontano, mentre si rincorrono e si azzuffano per giocare. Quando un cane si allontana troppo ed esce dallo spazio verde, a volte non basta un fischio o un richiamo. Ma i padroni si fidano dei loro cani. Sanno che non scapperanno.