Riceviamo e pubblichiamo dal Comitato Vogliamo il Franchi:
“A volte basta chiedere a Vittorio Sgarbi: “Abbandonare il Franchi di Nervi? E’ peggio di un’idiozia, è una follia. Abbatterlo tutto o in parte neanche per idea, ha ragione il soprintendente Pessina. E’ un monumento degli anni Venti, nato con la passione per il calcio, e appartiene a una stagione architettonica sublime. Lasciarlo è condannarlo a morte. Firenze lo ammoderni, ma non tocchi la struttura. La Fiorentina deve essere orgogliosa di giocare in un tale capolavoro”.
Ecco fatto. Nella scelta tra restare e andarsene, l’aspetto culturale si somma alla dimensione economico-sociale e ideologico-politica. Questione di valori e identità, di sapere da che parte si sta. Senza Fiorentina, Franchi e Campo di Marte muoiono. Lo ha capito mister Commisso? E se lo ha capito, si sente davvero di affondare un quinto di Firenze per traslocare a Novoli o nel comune di Campi Bisenzio? Il sindaco Nardella è consapevole della mutazione che si prospetta per la città? Ed è chiaro a entrambi che la Fiorentina a Campi non sarebbe più fiorentina?
Perciò, invece di sveltire l’operazione Novoli, che ha costi incerti e tempi più che utopici, il sindaco blocchi tutto e voli subito a New York a spiegare a Rocky Commisso perché conviene tornare sul progetto Franchi. Con opportuni restauri, è l’impianto ideale da lui desiderato. Pessina è stato chiaro: costruire tribune interne a ridosso del campo di può, ammodernare e coprire anche
Il dovere del sindaco è dunque di far capire a mister Commisso che un compromesso è necessario. Se investire nella Fiorentina è very good, portarla altrove è no good at all, perché significa la rovina di centinaia di attività e di migliaia di famiglie, che nel Quartiere 2 vivono grazie alla presenza della Società e della squadra. Per Firenze un disastro: il Franchi come l’Ilva.
Tutto ciò ha anche una traduzione politico-ideologica parallela allo scontro tra chi continua a ispirarsi a passati per fortuna defunti, e chi invece sbanda verso rischiose avventure, senza che riesca ad affermarsi una cultura di governo che, con equilibrio, unisca razionalità, efficacia e civiltà.
L’affare stadio è una spia. Una saggia cultura di governo non s’innamora del moderno in quanto tale. Nuovo cemento fa felici solo affaristi e la pancia della suburra populista. Una sinistra avveduta, che il sindaco Nardella vuole incarnare, deve puntare al riutilizzo e non può accettare aut aut da tycoon miliardari benché simpatici e benvenuti, ma forse male informati. Storia, dignità e cultura di Firenze, rappresentate dal Franchi, valgono più di un pugno di dollari.
In sintesi: ci aspettiamo rispetto per le prerogative della città. Il Franchi è la nobile casa della Fiorentina e tale ha da restare. Coraggio sindaco Nardella e mister Commisso. Adelante con juicio. Firenze ve ne sarà grata”.
Il Comitato Vogliamo il Franchi