Stadio, Commisso: “I miei castelli in aria”

Firenze – Bisogna proprio dire che mister “fast fast fast” è di una simpatia non comune, probabilmente la benzina super del suo motore caratteriale italo-calabro-brockolino, ossia della personalità grazie alla quale ha ottenuto successi miliardari nel mondo del business.

Acquistando la Fiorentina Rocco Commisso può però aver fatto il passo più lungo della gamba. Non in senso economico, intendiamoci. Tutto sommato l’ha acquistata dai Della Valle per un curioso quanto impensabile tozzo di pane. Ma quanto poi è successo a partire dal suo sbarco a Firenze lascia pensare che sotto il profilo irrazionale, che è la vera, inconfondibile carta d’identità del  nostro straordinario paese, non abbia calcolato le troppe componenti dell’azzardo.

E stasera mercoledì 8 gennaio, se n’è avuta prova piuttosto evidente nel corso della conferenza stampa che Commisso ha tenuto per comunicare lo stato dei lavori. Con totale e leale franchezza dobbiamo dire che è stata alquanto deludente, considerando il fatto banale, ma giornalisticamente decisivo, che non ne è uscita una notizia degna del nome.

Dopo varie settimane di assenza dall’Italia, finite le feste di Natale e risbarcato di nuovo in Toscana, Commisso ha evidentemente voluto riprendere contatto con un’opinione pubblica assai preoccupata per la pencolante classifica viola e dunque curiosissima di eventuali nuovi acquisti, ma anche interessata all’ormai amletico dilemma dello stadio: restyling del Franchi oppure nuovo di zecca. E se nuovo, dove sorgerà? A Novoli/Mercafir, a Campi Bisenzio o magari anche altrove?

Del dossier acquisti è presto detto: si faranno, non solo per rappezzare, ma anche per il futuro. Il che significa che dal mercato di riparazione in corso Commisso e il suo braccio destro Joe Barone vogliono portare a Firenze gente di valore degna anche dei prossimi campionati. Nomi? Nessuno per ovvi motivi: anche un solo accenno farebbe salire i prezzi.

Col sindaco Nardella, che ha incontrato ieri, ha invece parlato dello stadio, spiegando che i 22 milioni di base d’asta per il terreno di Novoli non sono soltanto troppi. Sono scandalosamente troppissimi. E che a queste cifre l’affare non si può fare né ora né mai. Il comune ha le mani legate, ma la Fiorentina potrebbe rinunciare anche se l’asta andasse deserta e il prezzo fosse ribassato. Perché non è chiaro per niente cosa poi debba succedere, chi decide cosa e quanto tempo ci vorrà. Dunque Commisso si è tenuto vago, sempre pensando di poter giocare su più tavoli, ma con un’idea precisa in testa che oggi ha appunto ripetuto.

“Massima velocità, ossia fast fast fast, prezzi accettabili, pieno controllo”. Tre comandamenti. Commisso vuole insomma pagare il giusto, fare alla svelta, e dirigere le operazioni senza bastoni tra le ruote. Gli si può dare torto? Neanche un po’. La Fiorentina è un simbolo, è un bel gioco, ma è anche un’impresa e il discorso che Commisso fa con totale e contagiosa simpatia ha anche il grande pregio di essere massimamente logico e razionale. Non fa una piega. Non c’è modo di pensare che sbagli. Qualunque imprenditore sano di mente direbbe le stesse identiche cose.

Ma dove sta il problema? Semplice: che le cose che in qualsiasi parte del mondo sarebbero apprezzate in quanto logiche e razionali, in un paese irrazionale e illogico come l’Italia fanno inevitabilmente a pugni con una realtà che segue suoi percorsi imprevedibili e spesso arbitrari.

Commisso ha difatti capito e l’ha detto, che in Italia il nemico number one è la burocrazia. Citando anche alcuni esempi secondo lui paradossali. Per il terreno del suo nuovo stadio la Juventus ha speso la metà di quanto è stato valutato quello di Novoli. Perché? Gli stadi di altre squadre (Atalanta, Udinese, Sassuolo) sono stati beatamente ristrutturati senza alcun problema, mentre la prima ipotesi di Commisso di restaurare il Franchi è stata subito bocciata dalla Soprintendenza.

Perché? Che il Franchi sia un monumento prezioso per la storia dell’architettura e quindi intoccabile non gli va giù. Lui vede solo che si tratta di un’opera ormai di 90 anni, non più all’altezza dei tempi per svolgere la sua funzione, un catino incapace di competere con i grandi e moderni impianti europei.

Sbandierando una tabella, Commisso ha quindi mostrato quanto può valere il possesso di uno stadio adeguato ai fini del successo di una squadra. Le principali 20 società di calcio del continente hanno bilanci in media di 400 milioni. La Fiorentina supera appena gli 80. Come si fa a portare a Firenze giocatori importanti con questi divari? Non sono tanto gli incassi delle partite a pesare, quanto tutto ciò che di alternativo uno stadio moderno contiene e produce: skybox, negozi e quindi merchandising, museo, pubblicità, sfruttamento d’immagine, eccetera. Tutta una gamma di attività che vivono anche quando il campionato va in vacanza.

Purtroppo Commisso sembra non trovare interlocuzioni che rispondano alle sue esigenze. Il centro tecnico progettato a Bagno a Ripoli è la sola operazione andata felicemente in porto, ma anche in questo caso in attesa di eventuali rilievi della Soprintendenza. Il resto lo ha deluso e oggi lo ha detto chiaramente. La parola “deludente” è uscita dalla sua bocca per quanto riguarda lo stadio, ma anche evidentemente per i risultati della squadra. Che per la verità lo preoccupano relativamente, nel senso che è pienamente convinto della salvezza. Ma sebbene dei rapporti con il sindaco Nardella abbia dato giudizio positivo, quel che in pratica sta succedendo non gli piace. C’è poco da fare.

In sostanza le ipotesi stadio restano tutte in piedi: al restyling del Franchi Commisso preferirebbe un stadio nuovo. Mancano però le altre condizioni: il fast fast fast sta purtroppo andando troppo per le lunghe, mentre il resto è nella mente degli dei. Se non Novoli Campi e se non Campi altrove, anche Scandicci, che forse sarebbe già più accettabile di Campi.

Resta da dire della stampa presente alla conferenza stampa. Mai visti tanti giornalisti neppure alle dichiarazioni di guerra o alle manovre economiche del governo o ai vari G7. Quanti di preciso non saprei dire, ma senz’altro molte decine anche con tanti in piedi. Il che, sbaglierò, è anche questo un segnale della crisi generale della società italiana. La vera alternativa di massa all’insopportabile teatrino della nostra politica è il calcio, un fenomeno che ormai soddisfa l’immaginario collettivo più di qualunque altra droga e riempie anche i vuoti lasciati dalla morte delle ideologie e dalla scristianizzazione. Ormai l’importante, nella vita, è tifare. In questo caso, ovviamente, tifare Fiorentina.

Foto: Rocco Commisso

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